Mortale inquinamento

Ieri  alla Camera, l’on Domenico Scilipodi (IDV), in riferimento all’ambiente, ha dichiarato che: “150 mila tonnellate di erbicidi, insetticidi e altre sostanze chimiche (circa 300) sono assorbite dal suolo. La pioggia li trasporta da questo alle acque superficiali e alle falde acquifere, rendendo potenzialmente pericoloso per l’uomo l’ambiente in cui vive”. Ciò riguarda tutte le regioni […]

Ieri  alla Camera, l’on Domenico Scilipodi (IDV), in riferimento all’ambiente, ha dichiarato che: “150 mila tonnellate di erbicidi, insetticidi e altre sostanze chimiche (circa 300) sono assorbite dal suolo. La pioggia li trasporta da questo alle acque superficiali e alle falde acquifere, rendendo potenzialmente pericoloso per l’uomo l’ambiente in cui vive”. Ciò riguarda tutte le regioni italiane, ma più in particolare Lombardia, Piemonte e Emilia Romagna). Il rapporto dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) parla chiaro: nelle acque ci sono miscele di sostanze i cui effetti non sono ancora ben conosciuti. Nel biennio 2007-2008, si legge nel Rapporto, sono stati valutati 19.201 campioni, provenienti dalle 18 regioni che hanno trasmesso i dati. Oltre alla copertura del territorio nazionale, tuttora incompleta, permangono sensibili differenze tra le regioni: il monitoraggio risulta, infatti, più efficace al nord mentre al centro-sud è spesso limitato a poche sostanze e, pertanto, poco rappresentativo. Nel 2008, in particolare, le indagini hanno riguardato 3.136 punti di campionamento e 9.531 campioni. Rinvenuti residui di pesticidi nel 47,9 per cento dei 1.082 punti di monitoraggio delle acque superficiali, nel 31,7 per cento dei casi con concentrazioni superiori ai limiti delle acque potabili. Nelle acque sotterranee, contaminato il 27 per cento dei 2.054 punti, nel 15,5 per cento dei casi con concentrazioni superiori ai limiti. Critica appare, come già segnalato nei precedenti rapporti, la contaminazione da Terbutilazina, utilizzata nella coltura del mais e del sorgo. Tutti i principali fiumi sono contaminati, in Italia come nel mondo, ma il Po – ha affermato il curatore del Rapporto – ha molti valori critici, decine e decine di sostanze pericolose rinvenute nelle 37 stazioni, di fatto tutte contaminate. Qui l’uso potabile e’ possibile solo dietro costose depurazioni. Ma il rischio e’ alto per le specie acquatiche che sostano lungamente e si nutrono con acqua e pesci contaminati”. Da segnalare la presenza diffusa in tutta l’area padano-veneta di Atrazina, residuo di una contaminazione storica, dovuta al forte utilizzo della sostanza nel passato e alla sua elevata persistenza ambientale. Dai dati 2008 emerge la presenza di alcune sostanze in passato non rinvenute con tale frequenza, in particolare il fungicida carbendazim e gli insetticidi metomil e imidacloprid. La contaminazione è stata evidenziata soprattutto in Sicilia, che rispetto agli anni precedenti ha ampliato considerevolmente lo spettro delle sostanze cercate. Un discorso specifico va fatto per il Glifosate, uno degli erbicidi più utilizzato a livello nazionale e monitorato tuttora solo in Lombardia, dove è stato trovato nel 77,1 per cento delle acque superficiali controllate; il metabolita AMPA è stato rinvenuto nel 88,1 per cento dei punti delle acque superficiali controllate, entrambi quasi sempre con concentrazioni sopra i limiti. Nelle acque sono presenti in genere miscele di sostanze: trovati fino a 15 composti diversi contemporaneamente, sui cui effetti esistono notevoli lacune conoscitive e la cui importanza è stata ribadita recentemente anche livello dell’Unione Europea. All’utilizzo ancora troppo diffuso di sostanze antiparassitarie,  va aggiunta anche la forte persistenza, nel suolo, di agenti chimici utilizzati in passato ed oggi proibiti. Si tenga anche conto che il rapporto fotografa solo una punta dell’iceberg del problema. L’obiettivo e’ lanciare un appello alle amministrazioni per mitigare i rischi-contaminazione. Mentre gia’ nel 2001 la Francia ha vietato tutte le triazine, qui si fa ancora fatica a invertire una tendenza nella diffusione di questi prodotti, in particolare nella maiscoltura.

Carlo Di Stanislao 

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