Federalismo municipale, novita’ decreto legislativo

Dopo il mancato parere della Commissione bicamerale sul federalismo fiscale, il governo ha approvato nella serata di ieri, in via definitiva, un nuovo decreto legislativo sul federalismo municipale. La scelta dell’Esecutivo si appoggia sulle previsioni della legge delega sul federalismo, che prevede comunque la possibilità di adottare i decreti legislativi nel momento in cui scadano […]

Dopo il mancato parere della Commissione bicamerale sul federalismo fiscale, il governo ha approvato nella serata di ieri, in via definitiva, un nuovo decreto legislativo sul federalismo municipale. La scelta dell’Esecutivo si appoggia sulle previsioni della legge delega sul federalismo, che prevede comunque la possibilità di adottare i decreti legislativi nel momento in cui scadano i termini per l’espressione dei pareri.
Lo stop al via libera sul fisco municipale, ieri, era stato determinato proprio dal pareggio alla Bicamerale, nonostante la Commissione Bilancio del Senato avesse già espresso, nella stessa giornata, parere favorevole. E, pochi minuti dopo il varo del decreto, il ministero dell’Economia faceva riferimento proprio all’ok della Commissione bilancio per spiegare la scelta del governo di procedere immediatamente.
Diverse, invece, le posizioni degli esponenti di maggioranza e opposizione in Bicamerale. Il relatore di maggioranza Enrico La Loggia sostiene che il federalismo municipale può andare avanti invocando appunto le previsioni della legge delega e interpretando il pareggio in Commissione come un mancato parere. Secondo il Pd, invece, il governo avrebbe dovuto fermarsi per riprendere la discussione sul tema in un secondo momento. Api e Fli auspicavano invece un ritorno al testo originario.
Come detto, il governo ha optato per la soluzione di proseguire nel varo definitivo del decreto, tenendo conto delle modifiche, anche di quelle dell’ultima ora. Tra queste la sostituzione della compartecipazione Irpef al 2% con una compartecipazione all’Iva, la cui percentuale dovrà essere stabilita da un Dpcm, tenendo conto che la quota di gettito da garantire ai Comuni equivale a 2,8 miliardi.
Nel nuovo decreto sono previste altre due compartecipazioni: una del 30% sui tributi immobiliari, e una del 21,7% per il 2011 e del 21,6% per il 2012 sulla cedolare secca sugli affitti. La quota che dovranno pagare i proprietari di immobili è stata confermata al 21% del canone di affitto, che diventa il 19% nel caso di affitti a canone concordato.
Tra le proposte avanzate ieri dall’esponente di Fli Mario Baldassari e non recepite dalla Bicamerale, c’era l’estensione dell’Imu anche ai proprietari di prima casa. L’imposta municipale unica dunque, nel decreto varato ieri, resta applicata solo alle seconde case e agli immobili delle imprese, a partire dal 2014. Questi ultimi non saranno automaticamente esentati della metà del contributo, come previsto per l’Ici: dovrà essere il singolo Comune a stabilire se mantenere o meno questa agevolazione. L’aliquota Imu resta fissata al 7,6 per mille, sebbene le stime fatte da Anci e Ifel fissino l’asticella necessaria a garantire entrate congrue per i Comuni all’8,5 per mille. Restano esentati dal pagamento dell’Imu gli enti di culto e no profit. Prevista anche, sempre dal 2014, un’Imu secondaria che accorperà tributi come il Cosap, la tassa sulle affissioni e quella per i manifesti pubblicitari.
Confermato anche lo sblocco, a partire da quest’anno, delle addizionali Irpef. Le modalità sono quelle già esaminate dall’Anci: tetto massimo dello 0,4% e variazione annua non superiore allo 0,2%. Imposta di soggiorno e tassa di scopo, anche in questo caso disciplinate senza grosse variazioni rispetto al testo arrivato in Bicamerale, completano il quadro dei tributi in capo ai Comuni. Il decreto varato ieri dal governo dovrà adesso passare al vaglio del presidente della Repubblica, a cui spetta l’emanazione. (mv)

7 risposte a “Federalismo municipale, novita’ decreto legislativo”

  1. G.F. ha detto:

    La tassazione diretta (IMU) degli immobili ad uso produttivo andrà a sommarsi all’aumento dei costi di esercizio dovuti all’ aumento dei costi di energia e delle materie prime. Ci vuole poco a capire che tutto si scaricherà sul consumatore, che vedrà anche inasprire l’IRPEF a proprio carico. Quindi, la tassazione complessiva aumenterà, senza peraltro avere contropartite in termini di servizi resi in locale. I comuni sono ormai al gasping , e la tassazione locale colmerà i buchi senza promuovere nulla, aggiungendosi alla tassazione generale.
    E’ un po’ come discettare della scoperta dell’acqua calda

  2. Nunzio ha detto:

    Ciò che si temeva è successo: altre tasse sulle spalle dei cittadini, cittadini già tartassati. Ho paura che continuando così avremo un’alta Tunisia, Algeria e un altro Egitto, perchè la gente comune non riuscirà a sopportare un carico fiscale del genere. Il governo si è mosso nella direzione sbaliata: anzichè dimezzare il parlamento, eliminare le Provincie, diminuire consiglieri ed assessori a tutti i livelli, ha scelto la strada più facile che porterà inevitabilmente ad una ribellione civile.

  3. mario m. ha detto:

    Questi (GOVERNO) sono quelli che non mettevano le mani nelle tasche degli Italiani. Menomale che Silvio c’è.
    Silvio dai retta a me, perchè i tuoi consiglieri ti stanno rovinando.
    Vai dai giudici e smettila di prenderci per i fondelli. Hai rovinato l’Italia VERGOGNATI. Vai in TV a reti unificate e annuncia al popolo che tene vai.

  4. mario ha detto:

    meno male che non dovevate mettere le mani nelle tasche degli italiani.che fine ha fatto l a riforma delle auto blu?
    non dovevate ridurle,in ITALIA ne circolano 621000 8 volte in più degli STATI UNITI è una VERGOGNA, E LE PROVINCIE NON dovevate abolirle’? al solito pagherà sempre pantalone
    amici del P,D.L.ALLE prossime elezioni politiche gli italiani lo ricorderanno.PS GRAZIE PER AVER CONSEGNATO L’ITALIA ALLA LEGA.

  5. Nunzio ha detto:

    Meno male che il nostro caro Presidente della Repubblica non ha firmato, ma questi signori, con la loro arroganza,cercheranno di farlo passare con un voto di maggioranza o di fiducia: italiani attenti e pronti a scendere in piazza, se questo federalismo dovesse passare senza un voto condiviso da tutto il parlamento.

  6. mr1981 ha detto:

    Il federalismo dev’essere comunque accompagnato da una devoluzione, perché ci si potrebbe trovare nella peggior situazione immaginabile, di avere due pesanti burocrazie, quella romana, ancora potentissima, e quella regionale, su scala ridotta ma non molto diversa dalla prima. In questo caso il federalismo non porterebbe ad un contenimento della spesa, ma ad un’esplosione dei costi e delle tasse, come teme chi ha postato i commenti precedenti. Per ridurre effettivamente le competenze dello Stato centralista, dev’essere prevista una loro contemporanea attribuzione ad enti territoriali (p.es. l’istruzione), imponendo il concetto di spesa standard, per non invogliare gli amministratori a fornire servizi p.es. di troppa sanità per incentivare gli sprechi a carico di Pantalone; altri compiti possono essere delegati a strutture più grandi, che si supponga riescano a svolgere il lavoro meglio, come il campo della politica estera o della difesa, però all’interno del modello di capitale reticolare, ossia con questi ministeri dislocati equamente sul territorio. Vediamo un po’ in che maniera responsabile si comportano gli altri partiti, specialmente il Pd, il partito delle tasse per antonomasia!

  7. Filippo ha detto:

    Finalmente si avvia la redistribuzione equa dei fondi pubblici!
    L’era del trasferimento in massa delle imposte verso le zone improduttive è FINITO. Ricche o povere che siano, dato che anche Roma ha reddito e PIL altissimi ma non derivati dalla produzione industriale né da attività commerciali o finanziarie, ma in gran parte dagli stipendi della burocrazia statale e delle sedi di qualche grossa compagnia, con un po’ di turismo. Come sono finiti l’assistenzialismo ed i redditi di sussistenza su cui hanno fondato il loro “impero” certe classi politiche, con intere regioni che campano ancora sulle spalle del resto del Paese, con redditi medi di 19000-20000€ l’anno e PIL di 14000-15000€.
    Ed è FINITA anche l’epoca della spesa storica e degli sprechi, per tutte le amministrazioni non virtuose che spendevano e spandevano alle spalle dello Stato-Pantalone che pagava e taceva, da Genova a Palermo, da Roma a Bari, da Torino a Napoli. Ora dovranno finanziare i loro sprechi, i loro dipendenti in sovrannumero e la loro corruzione coi propri soldi.
    Ecco dunque che chi vorrà vivere al di sopra delle proprie possibilità dovrà aumentare le tasse…ma chi è virtuoso, finalmente dopo 36 anni può girare a testa alta, ed avere i fondi pubblici che si merita, eccedenti rispetto agli attuali.

    P.S. sono iscritto al PdL veneto.

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