Prostituzione a Venezia, oltre 6 milioni l’anno

Una settantina di persone, in media, ogni notte in strada, per un volume d’affari annuo di 6 milioni e 300 mila euro. In ambito regionale, invece, il giro d’affari tocca quota 54 milioni di euro l’anno, coinvolgendo ogni giorno 600 tra donne e trans. Calcolando per ognuno di essi una media tra gli 8 e […]

Una settantina di persone, in media, ogni notte in strada, per un volume d’affari annuo di 6 milioni e 300 mila euro. In ambito regionale, invece, il giro d’affari tocca quota 54 milioni di euro l’anno, coinvolgendo ogni giorno 600 tra donne e trans. Calcolando per ognuno di essi una media tra gli 8 e i 10 rapporti, si arrivano ad avere in Veneto, annualmente, circa 1 milione e 800 mila prestazioni clandestine in strada. Sono, questi, alcuni dei dati contenuti nello studio sui flussi economici relativi alla prostituzione di strada sul territorio comunale, presentati questa mattina.
La ricerca offre, per la prima volta, una fotografia del fenomeno della prostituzione in strada, attraverso un monitoraggio pluridecennale, reso possibile dall’attività delle unità di strada del comune, dalle telefonate raccolte dal numero verde antitratta, dalle indagini dell’Unità di crisi di valutazione e dall’équipe Protezione sociale, oltre che dalle forze dell’ordine. La ricerca rientra nella settimana di iniziative di “Venezia non tratta”, promossa dal comune nell’ambito della Giornata europea contro la tratta di esseri umani.

Le persone che si prostituiscono in strada a Venezia provengono per il 50% dell’Europa dell’Est, per il 20% sono nigeriane, per il 3% cinesi. La percentuale dei transessuali tocca quota 20% e la componente di prostituzione maschile, rumena, è a quota 7%. A gestire il mercato del sesso sono le bande albanesi, che pretendono il pagamento del “posto” in strada, quelle dell’Est, che sfruttano direttamente chi si prostituisce, e le “madame” nigeriane. La quota minima che ogni persona deve guadagnare è di 100 euro a notte.
“I dati presentati sono stimati per difetto – avverte l’assessore alle Politiche sociali del comune, Sandro Simionato – ma molto vicini a quella che è la realtà attuale. Cifre che confermano come a tirare le fila del fenomeno ci siano grandi organizzazioni criminose, contro cui non bastano più gli attuali mezzi a nostra disposizione”. E aggiunge: “Servono ora nuove norme, nuove azioni, da decidere in ambito nazionale. Bisogna che non solo il governo, ma tutte le forze politiche in generale, prendano coscienza della vastità e gravità del fenomeno”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *