Cooperazione sanitaria Italia-Libia, intervista a Massimiliano Iannuzzi Mungo

Due settimane fa una delegazione medica multispecialistica si è recata in Libia per visitare alcuni ospedali dove si avvierà una collaborazione tra i medici italiani e libici per la cura dei feriti della recente guerra e lo sviluppo della formazione medica nell’ambito di un ampio programma di cooperazione sanitaria per l’aggiornamento clinico e le nuove […]

Due settimane fa una delegazione medica multispecialistica si è recata in Libia per visitare alcuni ospedali dove si avvierà una collaborazione tra i medici italiani e libici per la cura dei feriti della recente guerra e lo sviluppo della formazione medica nell’ambito di un ampio programma di cooperazione sanitaria per l’aggiornamento clinico e le nuove tecnologie. Il tutto ufficializzato nella nascita di un’associazione ad hoc che farà riferimento alla clinica romana Villa Pia di cui abbiamo intervistato il primario chirurgo Dr. Massimiliano Iannuzzi Mungo, che si occuperà di organizzare la formazione medica tra i due Paesi, sviluppare programmi di prevenzione clinica e linee guida congiunte per i trattamenti terapeutici, organizzare congressi medici e corsi di aggiornamento.

Quando ha avuto inizio la cooperazione sanitaria con la Libia?
La collaborazione sanitaria per i feriti della guerra in Libia è iniziata per quanto mi riguarda nell’ottobre 2011 quando sono stato chiamato per un caso molto complicato di un paziente che era giunto in Italia in condizioni gravissime e che poi ho sottoposto ad intervento chirurgico  e successivamente dimesso dopo due mesi di degenza. La collaborazione sanitaria italiana per i feriti della rivoluzione libica è iniziata alcuni mesi prima durante nell’ambito di un programma di collaborazione ed assistenza tra l’Italia ed il nuovo governo provvisorio libico.

A livello diplomatico ci sono state delle perplessità al riguardo?
Per quanto mi risulta a livello diplomatico non ci dovrebbero essere state particolari problematiche rientrando l’assistenza medica in un rapporto ufficiale di collaborazione tra l’Italia e la Libia.

E delle polemiche dell’Unhcr accese durante la Giornata Mondiale del Rifugiato che pensa?
Nel merito specifico dei malati libici che noi trattiamo la loro figura non mi risulta che sia quella dei rifugiati ma giungono alla nostra osservazione con regolare visto d’ingresso in Italia per poi ritornare in patria appena terminate le cure senza assumere la figura del rifugiato anzi molti di essi hanno fretta di rientrare proprio perché vogliono collaborare per la rinascita del Paese per cui hanno combattuto.

Personalmente da che cosa è stato spinto fino al punto da mettersi in prima linea nel curare i feriti di guerra?
Personalmente dopo il primo caso che ho trattato mi sono stati presentati ulteriori casi di feriti e non solo combattenti ma anche bambini che purtroppo in caso di guerra sono le vittime più innocenti e indifese e penso che sia un dovere non solo professionale ma anche umano rendersi disponibile. In particolare venendo a contatto con i pazienti libici ho potuto apprezzare la loro grande volontà di cambiamento per il futuro del loro Paese che li ha portati anche a sacrificarsi per un ideale di libertà, inoltre dal punto di vista interpersonale si è creato un rapporto di stima e fiducia con molti di loro che prosegue anche dopo il periodo di cura.

Su che cosa s’incontrano particolarmente le professionalità mediche libiche e italiane?
Tutti i pazienti libici sono seguiti anche da medici libici presenti in Italia con i quali si discutono i casi e le scelte terapeutiche potendo apprezzare le professionalità dei colleghi libici. In particolare nel nostro reparto presso al Clinica Villa Pia dove negli ultimi mesi molti pazienti sono stati curati nelle varie branche specialistiche (chirurgia generale, plastica, urologia, medicina interna, ecc.) abbiamo la stretta collaborazione del coordinatore dei medici libici in Italia il dr. Nasserdin Ezitouni, chirurgo generale, di cui apprezziamo la serietà professionale e la costante presenza in reparto. Posso quindi confermare che il livello di preparazione dei colleghi libici è assolutamente di elevato livello clinico.

Al di là della lodevole e specifica iniziativa, a livello medico i rapporti fra Tripoli e Roma continueranno? su quale aspetto?
Proprio dai tanti punti in comune sia professionali che umani che si sono stabiliti dal rapporto di collaborazione tra i medici italiani e libici si stanno sviluppando molte iniziative di collaborazione proiettate al futuro tra questa possiamo evidenziare che è intento comune programmare nel futuro dei rapporti di collaborazione sanitaria un’attività di tipo scientifico che dovrà spaziare dalla organizzazione di corsi di formazione per i medici libici da effettuarsi sia in Libia che in Italia, organizzare progetti di ricerca comuni, progetti di tele medicina, così come è in programma di organizzare un primo congresso medico multi specialistico in Libia entro l’anno. Proprio per sviluppare questi rapporti di tipo scientifico e formativo abbiamo ricevuto recentemente la visita del Presidente dell’Ordine dei Medici Libico Dr. Mohamed Alghouj che nell’ambito dei suoi incontri nel nostro Paese ha anche visitato il nostro reparto deidicato ai pazienti Libici a Villa Pia ed in questa occasione ha incontrato anche il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma dr. Lala con il quale ha avviato un ampio programma di collaborazione. Una nostra delegazione medica in Libia ha preso ulteriori contatti con le strutture sanitarie libiche ed avviare rapidamente la collaborazione clinico scientifica tra i due Paesi.

In base a questa esperienza così particolare, crede che i medici italiani sono nella loro formazione mentalmente proiettati e preparati verso una dimensione internazionale, fuori dai propri confini?
I medici italiani sono sicuramente proiettati a collaborazioni mediche internazionali e tante esperienze sono note nei confronti di paesi in via di sviluppo e tante assistenze umanitarie vengono messe in atto proprio dai medici italiani.

Giovanni Zambito

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