Lo storico volo della prima navetta spaziale commerciale Dragon sulla Iss

Liftoff! La navetta spaziale privata Dragon è in orbita. Le sfavillanti fiamme di Merlino hanno davvero squarciato l’oscurità della crisi economica internazionale fendendo il cielo stellato della Florida in un rombo assordante, illuminando a giorno la spettrale notte del passato. Sulle note della celebre colonna sonora del film “Moon” (musiche di Clint Mansell) siamo appena […]

Liftoff! La navetta spaziale privata Dragon è in orbita. Le sfavillanti fiamme di Merlino hanno davvero squarciato l’oscurità della crisi economica internazionale fendendo il cielo stellato della Florida in un rombo assordante, illuminando a giorno la spettrale notte del passato. Sulle note della celebre colonna sonora del film “Moon” (musiche di Clint Mansell) siamo appena entrati nella nuova era dell’esplorazione privata commerciale dello spazio. I liberi Stati Uniti d’America battono l’Unione Europea tre a zero in tema di liberalizzazione dell’impresa spaziale privata sul piano giuridico-politico e scientifico-tecnologico. La compagnia Space Exploration Technologies (SpaceX) di Hawthorne (California, Usa) il 22 Maggio 2012 ha effettuato il primo volo sperimentale verso la Stazione Spaziale Internazionale (Iss, 390 Km di quota) con il lancio dal complesso 40 dell’Air Force a Cape Canaveral (Florida, ore 9:45 italiane) della navetta spaziale Dragon (4.4 metri di diametro, alimentata in orbita da due ali di 4 pannelli solari ciascuna) montata sul razzo Falcon 9 (alto 48 metri), progettati e costruiti negli Usa dal miliardario Elon Musk. Qualificato come “Commercial Orbital Transportation System 2” (COTS-2), è il primo volo spaziale commerciale non governativo nella storia dell’umanità. La navetta spaziale Dragon è in orbita dieci minuti dopo il lancio. È la dimostrazione lapalissiana che l’intraprendenza dell’industria privata, in regime di effettiva e sostanziale libertà, può inventare, costruire e lanciare navicelle spaziali di ogni tipologia, per la messa in orbita (in passato sul secondo stadio del Falcon 9 sono volate le ceneri di 308 persone, tra cui quelle di James Doohan e Gordon Cooper per la compagnia Celestis) non solo di satelliti al servizio delle corporation, delle agenzie spaziali pubbliche e di chiunque ne faccia richiesta. Negli Usa operano altre tre compagnie spaziali private all’uopo. Attualmente le missioni automatiche della SpaceX sono dirette alla Iss per le necessarie operazioni di rifornimento. Ma molto presto la Dragon potrà ospitare a bordo sei astronauti e cosmonauti per la Stazione Iss e un giorno per le miniere private di Elio-3 sulla Luna (cf. film “Moon” di Duncan Jones), su Marte, su Mercurio, su Giove, su Saturno ed oltre. Il volo della Dragon è un test molto significativo per la società SpaceX perché consente di ottimizzare tutti i sistemi del volo spaziale privato. Come l’interruzione automatica di sicurezza del lancio, abortito già due volte nei giorni scorsi, comandata direttamente dai computer di bordo del Falcon 9 al “tempo zero” del conto alla rovescia! È fondamentale, infatti, saper sviluppare e risolvere in tempo reale, come insegna la Nasa che ha messo a disposizione tecnici e strutture, tutti i problemi connessi al lancio ed al volo orbitale. La navetta Dragon, raggiunta l’orbita di parcheggio designata, si avvicina alla Stazione per essere catturata dal braccio robotico che la connette a uno dei moduli abitativi della casa nello spazio. L’approccio orbitale è dei più delicati. La connessione fisica alla Iss è di tipo “assistita” e, dopo pochi giorni, la navetta può di nuovo sganciarsi per tuffarsi nell’atmosfera incandescente prima dello spettacolare “splashdown” sulla costa californiana del Pacifico a largo di San Francisco. Originariamente la missione della SpaceX era concepita per il solo test di volo orbitale della Dragon. I ben noti eventi hanno poi suggerito l’impiego commerciale sulla Iss. Se la missione sarà coronata dal successo, l’Agenzia spaziale americana, la pubblica Nasa, potrà contare su un velivolo commerciale riutilizzabile appositamente concepito per il volo umano nello spazio, non solo per il rifornimento della Iss. In grado, cioè, di essere pilotato in orbita per le fasi di rendezvous, docking e rientro sulla Terra. Il progetto spaziale commerciale della SpaceX nasce in perfetto accordo con i piani della Nasa e del governo Usa dopo la cancellazione dei programmi Space Shuttle, decisa dal presidente Bush, e Constellation, decisa dal presidente Obama. Il volo del Falcon 9/Dragon è stato preceduto da tutta una serie di simulazioni al computer che ne hanno messo in luce l’effettiva operatività. Perché il razzo ha una “finestra” di lancio immediata (pochi secondi!) per consentire all’approccio orbitale automatico della Dragon alla Iss. Il primo stadio del Falcon 9 è alimentato da nove potenti motori Merlin in grado di effettuare una poderosa spinta “antigravitazionale”. Il secondo stadio da un razzo Merlin, concepito per il volo nel vuoto cosmico, alimentato da cherosene e ossigeno liquido, la stessa miscela utilizzata dal primo stadio del missile Saturno V della Nasa per lo storico volo sulla Luna. La SpaceX, a due anni dal primo volo sperimentale in orbita del sistema Dragon/Falcon 9, è così la prima compagnia privata a conquistare l’accesso allo spazio orbitale con una navetta tutta sua per finalità commerciali. La Nasa paga, infatti, il biglietto per il servizio offerto dalla SpaceX. La Dragon è concepita per rimanere nello spazio e sulla Iss almeno tre settimane. Se tutto filerà liscio, la missione della SpaceX segnerà uno storico record da Guinness dei primati. Ma è solo l’inizio. I tecnici e i controllori di volo della Nasa sono pienamente coinvolti nel progetto della SpaceX per coordinare tutte le fasi della storica missione. L’arrivo della navetta Dragon sulla Iss è previsto per il 24 Maggio e l’attracco per il giorno 25 Maggio 2012, dopo una complessa “danza” di avvicinamento frutto di delicate manovre semi-automatiche dirette dal centro missione di Houston fino alla distanza di sicurezza di 2,5 chilometri dalla Stazione (www.nasa.gov) quando i comandi della navetta saranno impartiti dagli astronauti della Iss, Don Pettit e Andre Kuipers. Che con il braccio robotico cattureranno la Dragon per connetterla al nodo della stazione Harmony. Le porte stagne saranno aperte il 26 Maggio quando l’equipaggio della Iss farà il suo ingresso nella Dragon che rientrerà sulla Terra il giorno 31 Maggio. Tutte le fasi della missione SpaceX sono state simulate con la massima precisione. È il terzo volo per il Falcon 9 e il secondo per la Dragon. I contratti “Commercial Orbital Transportation Services” sono una “rivoluzione” giuridica realmente copernicana in quanto consentono il libero accesso dell’industria privata al volo commerciale nello spazio. Non solo con i satelliti ma con le navicelle vere e proprie. È la prima volta nella storia dell’umanità. È la prima volta che la Politica consente alle prime quattro diverse organizzazioni non governative di una Nazione libera come gli Usa, di fare la storia dell’impresa commerciale spaziale. È un “miracolo” visti i vari livelli coinvolti in un Progetto che richiede l’assoluta precisione di migliaia di variabili, componenti e persone che debbono lavorare all’unisono in perfetta sintonia e in un regime tecnologico di una complessità estrema. La missione della SpaceX è davvero una pietra miliare nella storia dell’impresa spaziale. È la dimostrazione che le sonde automatiche non bastano e che i programmi “Commercial Crew Development” debbono essere sviluppati e integrati in tutti i regimi giuridici e politici della Terra per favorire un reale sviluppo economico fondato sul Credito alla Persona e non sui cloni a perdere del film “Moon”. SpaceX ha investito 1.6 miliardi di dollari per 12 missioni sulla Iss. La compagnia vuole inviare uomini e donne sulla Stazione con la sua navetta Dragon. Per il primo viaggio inaugurale sulla Iss, la capsula è carica di 12mila oggetti tra cibo, esperimenti scientifici ideati da studenti, souvenir, megaglie, batterie, abiti per l’equipaggio, gagliardetti, computer e strumenti vari, per un peso al decollo di 306 Kg dei 500 previsti. Ma al rientro la Dragon potrà imbarcare fino a 600 Kg di materiali provenienti dalla Iss. Era dai tempi d’oro dei programmi Apollo e Shuttle che non si vivevano emozioni così forti. Se tutti gli obiettivi di missione della navetta Dragon saranno raggiunti, gli Usa potranno inviare astronauti e rifornimenti sulla Iss indipendentemente dall’attuale unico vettore russo Soyuz e dagli ATV europei. L’unico limite è la fantasia. Le corporation ora possono avere libero accesso allo spazio per finalità commerciali. Non è escluso che possano edificare stazioni spaziali private per inaugurare, con astronavi vere e proprie, degne dei kolossal Star Trek, Star Wars, Avatar, Moon e Alien, la Nuova Economia della libera industria mineraria nel Cosmo. È solo l’inizio (http://www.space.com/15806-lift-spacex-dragon-heads-space-station-video.html). Stiamo vivendo un’epoca d’oro che ricorda la costruzione dei grandi transatlantici del XX Secolo e preconizza la realizzazione delle grandi esplorazioni umane nello spazio esterno. In Virginia (Usa), a Dulles, la Orbital Sciences Corp. ha vinto un contratto remunerativo di 1.9 miliardi di dollari per otto voli spaziali commerciali. Saranno missioni automatiche. La navetta Cygnus, grazie al suo razzo Antares, farà il suo volo inaugurale tra alcune settimane. La Orbital Sciences Corp. è partita un anno e mezzo dopo la SpaceX, ma i progressi sono significativi. Le intenzioni delle corporation sono molto serie perché stimolano e coinvolgono direttamente i desideri più reconditi dei consumatori. Non i meri obiettivi politici. Il trasporto dei passeggeri in orbita, ad esempio, è sempre stato il sogno dei grandi visionari dell’aeronautica commerciale del XX Secolo. Bene, se la Dragon potrà inviare astronauti sulla Iss, altre società come la Orbital molto presto potranno costruire i primi velivoli stratosferici commerciali diretti su altre stazioni spaziali e tutti gli spazioporti sulla Terra, azzerando le distante intercontinentali delle linee aeree ordinarie. La Nasa ha contratti con compagnie come la Blue Origin, la Boeing, la Sierra Nevada e la United Launch Alliance per sviluppare velivoli commerciali ottimizzati al trasporto di astronauti e passeggeri in orbita. Non solo sulla Iss. La concorrenza sta accelerando i lavori a ritmi parossistici. Mentre in Italia si consumano fumi di parole vuote su un fantomatico sviluppo e una paradisiaca crescita del Pil fondati sulla spesa pubblica corrente, negli Usa si materializzano i progetti e le iniziative commerciali spaziali indirizzate dal governo e dalla Nasa. La rotta è quella giusta? La traiettoria è quella del volo spaziale commerciale grazie allo sviluppo di tecnologie qualificate fino a qualche mese fa come puramente fantascientiche. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Le corporation spaziali ci stanno indicando il futuro mentre in Italia si pensa al passato ed alle modalità di soffocamento delle libertà dell’impresa pubblica e privata. Eppure le iniziative e le prospettive del libero volo orbitale, dovrebbero far riflettere i Politici veri, i tecnici e i burocrati. Negli Usa hanno capito gli effetti a cascata del programma, di cui potrà beneficiare il Pil. Le astronavi private sono più economiche, più gestibili, più sicure, ed offrono un’affidabilità superiore? Certamente sì, se la Nasa ne favorisce lo sviluppo. L’arena si va arricchendo di giorno in giorno, mentre in Europa si dorme e ci si libera dei cervelli con altrettanta facilità. La Virgin Galactic, la compagnia fondata dal miliardario britannico Sir Richard Branson, è pronta negli Usa a far pagare il biglietto per i passeggeri del primo volo suborbitale commerciale. La Virgin attualmente sta testando il suo velivolo stratosferico, lo spazioplano SpaceShipTwo, che in pochi mesi farà volare turisti e scienziati a 100 Km di quota. Altre compagnie, come la Armadillo Aerospace, la XCOR Aerospace e la Blue Origin stanno costruendo le proprie navicelle spaziali suborbitali. Il dibattito è aperto. Ci si dividerà, è normale, tra i fautori dell’impresa pubblica e privata spaziale. Fatto sta che bisognerà pure cominciare a pensare in grande, anticipando i tempi anche qui in Europa. Se miliardari e cervelli possono realizzare i loro sogni solo negli Usa, qualcosa non funziona a dovere nel campo delle libertà fondamentali conquistate nel vecchio continente. È pur vero che affidare il potere e la capacità del volo spaziale ai privati, resta un grosso punto interrogativo per la sopravvivenza del potere pubblico istituzionale di qualsivoglia stato e governo sulla Terra. Le autorità pubbliche, infatti, ormai dipendono dall’impresa commerciale, nolente o volente, per lo sviluppo degli investimenti, del Pil, degli stipendi e delle tasse. Il limite dello sfruttamento minerario della Terra sta per essere raggiunto. L’inquinamento, il Global Warming indotto dalle attività umane sul pianeta, le malattie, la deriva etica, stanno inesorabilmente compromettendo la sopravvivenza di tutti i sistemi biologici che sono interconnessi. Le specie si stanno estinguendo. Per salvare la Terra abbiamo bisogno di sviluppare tecnologie che ci consentano di utilizzare eticamente le infinite risorse racchiuse nello spazio esterno. Le corporation spaziali sostituiranno ovvero aiuteranno le istituzioni pubbliche? Il consumatore, se è un libero cittadino informato consapevole sulle qualità del prodotto che acquista, ha l’enorme potere di influenzare i mercati, anche quelli spaziali. La lezione è chiara. Il controllo pubblico sulle attività commerciali spaziali, non dovrebbe mai venir meno. Il Congresso Usa e la Nasa lo dimostrano chiaramente. Ma in Europa la lezione da apprendere deve essere necessariamente quella della prioritaria liberalizzazione totale dell’iniziativa commerciale spaziale. Altrimenti non avrebbe alcun senso criticare aprioristicamente i successi altrui. Sì, perché in gioco è il nostro futuro sulla Terra. La percezione della capacità concreta di realizzare un’incredibile sviluppo economico nello spazio grazie alle corporation, terrorizza soltanto chi non ama il proprio popolo e le libertà faticosamente conquistate nei secoli. Il controllo delle assemblee legislative sulle imprese spaziali private, non è affatto in discussione negli Usa. Si tratta, infatti, di speciali concessioni governative per il libero accesso allo spazio. Ma questi voli commerciali urtano la sensibilità di coloro che sono incapaci di futuro per sé, per i propri figli e nipoti. Di coloro, cioè, che preferiscono lo status quo in attesa della fine della Biosfera Terra. L’iniziativa commerciale spaziale, sapientemente guidata dall’etica pubblica, può fare solo del bene, esorcizzando le paure insite nel cambiamento della prospettiva economica e finanziaria, alla luce della più grave crisi dal 1929. Che si vince con l’ottimismo e la capacità di credere in ogni singola Persona portatrice sana di Credito e non più di Debito, fin dalla nascita. Ecco perché il successo dell’impresa commerciale spaziale, può essere di portata storica: conquistando una dimensione finora relegata al dominio della fantascienza, l’Economia mondiale si apre al futuro con speranza, forza e ottimismo. L’industria potrà liberare infinite energie di Pace che in passato, ahinoi, alcuni preferivano concentrare nelle iniziative belliche, negli armamenti, nella mutua distruzione assicurata tra popoli e stati. Ma il New Deal Spaziale del XXI Secolo, se affettivamente libero dai condizionamenti della politica politicante, potrà evitare gli incubi del passato senza riproporne di nuovi e più terribili (come i cloni triennali a scadenza nel film “Moon”), nella misura in cui il controllo pubblico sulle corporation spaziali potrà essere effettuato in tempo reale direttamente dai cittadini e dalle Istituzioni pubbliche. Il Pil degli stati schizzerà alle stelle! E gli affari saranno effettivamente d’oro per tutti, cassando sul nascere l’ideologia di quanti professano la “fede” della compressione dello sviluppo economico per assicurare la nostra sopravvivenza sulla Terra. È l’esatto contrario. L’industria spaziale privata, se non falliranno queste iniziative preliminari, potrà dimostrare che l’etica pubblica, la creazione della ricchezza e l’utilizzo sapiente dei frutti dell’Universo da condividere fra tutti gli abitanti della Terra e non solo, non sono nemiche giurate. Gli economisti e i filosofi più onesti possono razionalmente acquisire una “prateria” di conoscenze da sviluppare e promuovere sul territorio, senza spaventare le persone. I giuristi, i legislatori, gli scienziati e i liberi cittadini, possono sperare in un futuro migliore, più giusto per tutti, con più diritti e più capacità economiche ed intellettuali. La fondazione di Nuova Economia fondata sul Credito alla Persona, non è più fantascienza. I “limiti” insiti nei parametri di valutazione delle ricchezze terrestri, possono essere infranti in pochissimi anni se non mesi. Occorrono nuove equazioni, nuovi simboli matematici, nuovi equilibri, per vincere i mostri del passato e per spingere l’Umanità verso un futuro di Pace, di Prosperità e di Libertà che assicuri a tutti il giusto. Dall’orbita terrestre dobbiamo puntare decisamente oltre. Solo le corporation possono farlo, creando centinaia di milioni di nuovi posti di lavoro qualificati. L’Europa si svegli! I media hanno il dovere di informare correttamente il pubblico e le assemblee legislative il dovere di prestare la necessaria attenzione verso questi eccezionali sviluppi tecnologici che influenzano il Diritto e la Legge. Ma che, a loro volta, sono influenzati dall’etica pubblica. Le implicazioni del successo dell’iniziativa privata commerciale, sono seriamente notevoli non solo negli e per gli Usa. È cruciale rendersene conto anche nel vecchio continente. Le ragioni sono evidenti e molteplici. I cittadini anticipano sempre i loro governanti. In Italia ne abbiamo una chiara dimostrazione. Ma la fiducia nell’impresa dei privati cittadini è ai minimi storici. In pochi anni il numero degli imprenditori italiani è diminuito del 50%, mentre è aumentato il numero dei suicidi per insolvenza. Fatti gravissimi che squalificano la classe politica e dirigente italiana nel suo complesso per la sua totale inadeguatezza, mentre i cervelli fuggono all’estero verso Paesi come gli Usa dove i sogni diventano realtà. Fatto strano ma reale. Eppure l’industria ha bisogno di libertà fondamentali che in Italia e in Europa si possono soltanto sognare. La speranza indotta da compagnie come la SpaceX, è più che fondata sui meri numeri del finanziamento richiesto dalla Casa Bianca per 830 milioni di dollari, utile allo sviluppo dei primi equipaggi spaziali commerciali, a cominciare dall’inizio dell’Anno Fiscale 2013, fissato dal giorno 1° Ottobre 2012. Se il Congresso Usa propone di stanziare al massimo 525 milioni di dollari, anche perché, secondo le predizioni di alcuni analisti della Nasa, i primi astronauti privati non dovrebbero salpare prima del 2017, vale la regola aurea del chi prima arriva meglio alloggia. La capsula governativa ereditata dal programma Constellation, avrebbe sulla carta la priorità. Se le corporation non perderanno tempo prezioso in chiacchiere e rispetteranno le loro tabelle di marcia, potrebbero battere il programma spaziale pubblico ed offrire i loro spazioplani per i collegamenti verso la Iss ed oltre. Assisteremo, in tal caso, a una rivoluzione copernicana nello sviluppo del diritto commerciale spaziale e delle libertà economiche fondamentali che inevitabilmente influenzeranno tutto il mondo per vincere la crisi economica del debito. Spetta alle compagnie portare a maturazione i loro progetti per ridisegnare totalmente gli scenari della conquista umana dello spazio. Perché, a voler essere realistici, i primi voli della navetta Dragon sono soltanto l’inizio. L’industria spaziale ha bisogno di astronavi affidabili, ossia di sistemi hardware e software perfettamente integrati, in grado di eseguire qualsiasi compito, cioè di affrontare tutte le condizioni del volo spaziale e di assicurare la massima protezione all’equipaggio. Nel pieno rispetto del Trattato sullo spazio esterno. Perché la domanda sorge spontanea: può una compagnia privata avocare a sé i diritti di sfruttamento minerario della Luna, degli asteroidi, dei pianeti del nostro Sistema Solare e di tutti gli altri mondi noti e ignoti, oppure queste infinite ricchezze appartengono solo all’intero genere umano? Senza scomodare la Bibbia, possiamo azzardare una risposta perché la Legge internazionale non stabilisce esplicitamente nulla in contrario. Le opinioni negative di insigni giuristi non mancano in proposito ma nessuna, oggi, può prevalere sull’opinione più favorevole allo sfruttamento minerario dello spazio esterno da parte delle compagnie private. Le quali, assumendosi tutti i rischi dell’impresa, potrebbero vedere riconosciuti i loro diritti di esclusiva attraverso l’istituto della concessione governativa. In questo caso degli Usa, la principale potenza spaziale mondiale. La materia è nuova. Nessuna industria o corporation, finora, ha mai chiesto di poter andare nello spazio per perforare asteroidi ed estrarre minerali. Semplicemente perché nessuno avrebbe mai immaginato di poterlo fare. Ma le nuove tecnologie aprono finalmente alla realtà questi scenari hollywoodiani e il Diritto non può più tacere. Il dibattito sulle proprietà spaziali e sulle concessioni governative per lo sfruttamento minerario e per l’impresa commerciale nello spazio esterno, deve essere necessariamente riaperto. La fonte giuridica più appropriata è il famoso “Outer Space Treaty” (OST), il Trattato sullo spazio esterno, firmato e ratificato da tutte le Nazioni della Terra che nel 1967 avevano accesso allo spazio. Il Trattato, tra le altre cose, stabilisce che nessuna nazione può proclamare la propria sovranità nello spazio esterno, ossia oltre l’orbita terrestre, né sulla Luna né sugli asteroidi né su tutti gli altri corpi celesti. Il Trattato se da un lato intendeva proteggere i diritti delle nazioni più deboli e meno sviluppate sul piano tecnologico, che all’epoca non erano in grado di accedere liberamente all’esplorazione dello spazio, dall’altro cercava di tutelare e proteggere la Luna da qualsiasi tentazione di pretesa politica degli Usa e dell’Unione Sovietica e di sovranità sul suolo selenico durante la competizione ideologica delle due superpotenze, che avrebbe poi portato il primo uomo sulla Luna. Sappiamo che dal 1969 una serie di bandiere a Stelle e Strisce sono piantate lassù in nome dell’Umanità e non solo degli Usa che vinsero la corsa. Tuttavia, altre potenze come la Cina potrebbero tra alcuni mesi fare altrettanto! E la questione si riaprirebbe necessariamente anche perché nel Trattato non esiste alcun esplicito riferimento, o interpretazione giuridica in tal senso, sullo sfruttamento minerario da parte delle imprese commerciali private per l’acquisizione di risorse spaziali che potrebbero aiutare l’umanità a combattere il Global Warming. Come dire che l’estrazione di Elio-3 sulla Luna sarebbe in linea teorica giuridicamente inoppugnabile, garantendo tutti i diritti e doveri annessi e connessi alle imprese in grado di attuarla. Le compagnie private avrebbero tutto il diritto di effettuare estrazioni minerarie sugli asteroidi e sulla Luna. La Legge internazionale non lo vieta esplicitamente. Il Trattato del 1967, nonostante non abbia esplicitamente un “tenore” commerciale, consente l’uso dello spazio esterno da parte di organizzazioni non governative, lasciando immaginare anche l’inimmaginabile. Il “business” spaziale non è proibito. Anzi. L’annessa “risoluzione” delle Nazioni Unite stabilisce che i governi nazionali sono direttamente responsabili sull’uso regolare dello spazio esterno da parte dei propri cittadini e delle proprie compagnie entro i loro confini. Un po’ come accade per le finalità scientifiche delle nazioni che aderiscono al Trattato Antartico. Allora, se i miliardari americani, britannici e non, stanno fondando le loro compagnie commerciali spaziali negli Usa (e non nei nascenti Stati Uniti d’Europa) perché il governo americano assicura loro di poterlo fare sotto l’egida degli Stati Uniti d’America, tutelati dalla Costituzione e dalle leggi Usa, significa che qualcuno sta già interpretando il Diritto internazionale, imponendo le proprie regole del gioco a tutto il mondo libero. Il Decimo Emendamento della Costituzione Usa, che stabilisce che tutti i poteri non delegati al governo federale centrale, o non proibiti da esso ai singoli stati, sono riservati agli stati o ai cittadini, significa che il diritto di effettuare estrazioni minerarie su un corpo celeste dello spazio esterno, come un asteroide, appartiene al popolo, ossia ai privati. L’Europa è in grado di garantire alle compagnie minerarie un tale diritto? Il Popolo americano e le corporazioni stanno scrivendo la storia del diritto spaziale commerciale mentre i nostri cervelli sono in “libera” fuga! Le leggi americane, a quanto pare, sono le uniche oggi in grado di assicurare la totale libertà dell’impresa spaziale privata per lo sviluppo dell’iniziativa commerciale nel Cosmo, con tutti gli investimenti del caso e tutte le operazioni pacifiche annesse e connesse. Non solo. Appare altrettanto chiaro che queste attività scientifiche, tecnologiche e commerciali, non governative e non militari, non vengono effettuate in maniera illegale. Semmai vengono regolamentate dal diritto americano, dalle leggi dei singoli stati e del governo federale. Cosa impossibile in Europa vista la frammentazione politica e giuridica che la potente moneta unica, l’Euro, non è assolutamente in grado di risolvere. Paradossalmente la patria del Diritto, l’Europa, corre il rischio di perdere su tutti i fronti quest’affascinante sfida giuridica, scientifica, tecnologica e commerciale. Perché gli inventori, gli investitori e i miliardari preferiscono fondare le proprie imprese minerarie commerciali spaziali negli Usa o in Estremo Oriente. E non in Europa. Non tutti i giuristi sono d’accordo, non tutti ritengono che questa situazione possa andare oltre, ossia non la ritengono giusta. Perché tutte le altre nazioni si vedrebbero, prima o poi, costrette a scegliere tra le due alternative: quella di rinunciare alle proprie imprese spaziali commerciali ovvero quella di aderire alle regole dettate dagli Usa per il libero accesso dei privati allo spazio esterno. Gli infiniti minerali preziosi che esistono là fuori, infatti, appartengono a tutta l’umanità e nessun privato, secondo altre interpretazioni del Trattato OST, potrebbe vantarne diritti di proprietà esclusiva. La questione è controversa dal oltre 12 anni. Esiste, infatti, una sentenza del 2001 di una corte americana relativa alla pretesa di proprietà sull’asteroide Eros, vantata nel 2000 da un cittadino americano, Gregory Nemitz. Poco prima che la Nasa vi facesse atterrare dolcemente la sonda automatica Near, per esplorare la superficie della montagna spaziale Eros, Nemitz inviò una lettera all’agenzia Nasa chiedendole di pagare una tassa per l’occupazione del suolo privato dell’asteroide, a suo dire già acquistato. La Nasa e il Dipartimento degli Stati Uniti, si rifiutarono. Un precedente molto interessante, le cui ragioni sussistono pienamente sulla base dell’Articolo II del Trattato sullo spazio esterno, il quale apertamente stabilisce che “lo spazio esterno non è soggetto ad alcuna presa di possesso nazionale, ad alcuna dichiarazione di sovranità, uso e occupazione di qualsiasi genere”. Sembrerebbe sfumare la possibilità di effettuare trivellazioni pubbliche nello spazio esterno, connesse allo sfruttamento commerciale di una singola compagnia, ma la Legge non nega questa possibilità per altri fini come quelli umanitari. D’altra parte tutte le nazioni della Terra, comprese quelle che non firmarono il Trattato del 1967 e che oggi sono diventate potenze nucleari e spaziali, sono vincolate alla norma che vieta espressamente di poter vantare diritti di proprietà nazionale sui corpi celesti dello spazio esterno. Ciò vale per i singoli sistemi giuridici nazionali e per le loro singole imprese pubbliche. Quindi anche per quelle americane. Ma è davvero così che stanno le cose? Con tutti gli interessi in gioco, queste interpretazioni potrebbero ben presto sfumare sul piano dei fatti, condizionando le leggi dei singoli governi che assisterebbero alla fine della loro sovranità già limitata. Perché lo spazio è energia e l’energia è sovranità. Chi controlla lo spazio, controlla direttamente le materie prime, l’energia e i popoli. O tutti o nessuno. Le imprese commerciali spaziali attendono una nuova regolamentazione internazionale, prima di imporre la loro alle assemblee elettive dei singoli stati. Molte questioni debbono essere qualificate giuridicamente per evitare nuove e più spaventose guerre commerciali in salsa “Star Wars”. Ad esempio, chi stabilisce i prezzi dei minerali extraterrestri estratti? In che misura occorre estrarli? Quali e quante assicurazioni occorre garantire agli operai spaziali? Chi li dovrebbe tutelare? Che tipologia di nuovi mercati far nascere sulla Terra con questi nuovi minerali? Perché estrarre minerali, preziosi sulla Terra, che ne farebbero abbassare il valore? Con quale moneta effettuare gli scambi? Fatto sta che i diritti di proprietà delle corporazioni spaziali, come accade con le multinazionali sulla Terra che profittano di tutto e di tutti, potranno solo aumentare con i loro profitti, “umanitari” e non, decretando di fatto il loro indiscusso trionfo sulle istituzioni pubbliche. Inizialmente le concessioni governative e il controllo pubblico, saranno garantiti. Ma la comune “trekkiana” poetica visione, un po’ ingenua, dello spazio come luogo di tutta l’umanità, è destinata a tramontare in nome del profitto e del benessere di tutti. La comune proprietà umanitaria dello spazio, è di per sé una grande utopia giuridica, per la semplice ragione che chi rischia un’impresa ardua come quella di investire miliardi di euro-dollari in astronavi e software perfettamente integrati per le missioni umane nel Cosmo (nessun politico avrebbe un tale interesse!), ha il diritto sacrosanto di vantare profitti e ricavi. E, quindi, il controllo, pubblico o privato che sia, sulle sue proprietà interplanetarie e interstellari. E se le risorse spaziali servono a tutti, qui sulla Terra per salvare il pianeta e sulle future colonie umane nello spazio esterno, c’è un solo modo per garantirne l’estrazione: l’impresa commerciale privata perché nessuno stato o governo sarà mai in grado di fare altrettanto, cioè, di assumersi tali gravose responsabilità a lungo termine. Le corti americane già possono assicurare queste nuove libertà che poi sono frutto della liberalizzazione politica dell’impresa spaziale. Gli Usa oggi sono in grado di garantire il libero accesso allo spazio esterno per finalità commerciali a chiunque abbia molto danaro da investire. Sarà molto interessante vedere e studiare come evolveranno gli eventi, i diritti e le leggi. I miliardari possono davvero costruire la Pace con i loro soldi: un’opportunità preziosa che, per la prima volta nella storia dell’umanità, potrebbe garantire loro la gloria e il profitto. Mai più guerre sulla Terra e altrove. Mai più armi di distruzione di massa. Ma astronavi, scienza, lavoro, tecnologie e commercio nella Nuova Economia del Credito fondata sulla Persona. Chi “possiede” lo spazio? Il più bravo. Sarà una provocante realtà molto presto. Perchè subito dopo aver testato le proprie navicelle sulla Iss, queste compagnie private voleranno sulla Luna, su Marte e altrove con la stessa libertà e velocità che in Italia ci sogniamo sul grande schermo. I critici potranno assistere ai giochi e dire la loro, aborrendo i nuovi ricchi del capitalismo intergalattico. L’importante è investire soldi nell’impresa spaziale di pace. Chi aborre queste tematiche naturalmente resterà a casa con la bocca asciutta. La corsa è quanto mai aperta. Se è facile criticare ciò che non si conosce, è altrettanto difficile poter immaginare la fine della crisi economica mondiale sperando in un ennesimo conflitto mondiale altamente distruttivo e foriero della ricostruzione, così come accade per il terremoti in Italia e le solite para-liturgie catartiche post-evento! Che Dio ci scampi da imprenditori senza scrupoli di tal fattura. Concentriamoci piuttosto sul futuro, sul diritto commerciale spaziale. Osiamo sperare in un mondo migliore dove gli imprenditori che ridono delle disgrazie altrui (come accadde durante il terremoto di L’Aquila del 6 Aprile 2009, Mw=6.3; 309 morti; 1600 feriti) siano solo un lontano ricordo. Gli analisti della Nasa, i leader delle principali imprese spaziali commerciali e chi ama la Terra e i suoi popoli liberi, sperano vivamente che sia giunto davvero il tempo di voltare pagina nella storia dell’esplorazione spaziale. Finite le ideologie, le sonde automatiche non bastano più. Servono uomini e donne preparati e coraggiosi, coloni, scienziati, tecnici, volontari, lavoratori, laici e religiosi, che realizzino questo sogno per i loro figli e nipoti, per le loro “pecorelle”, determinando il passaggio della gestione degli Affari spaziali dall’esclusiva competenza dei governi alla libera concorrenza delle compagnie private in tutti gli stati della Terra, non solo negli Usa. Questa transizione non sarà indolore ma sarà inevitabile. Le aspettative razionali fanno propendere per un moderato ottimistico successo che, grazie alle imprese come la SpaceX, contaminerà positivamente il mondo intero delle libere imprese e dei liberi cittadini. Perché dai contratti di rifornimento in orbita della Iss all’esplorazione privata dello spazio esterno nel Sistema Solare ed oltre, il passo è breve. La Nasa lo vuole. Il governo Usa lo vuole. E società come la SpaceX nasceranno come funghi ovunque, per donare realisticamente al mondo un futuro di pace e di prosperità per tutti. Navette ed astronavi di tutte le tipologie, saranno concepite e costruite all’uopo, creando centinaia di milioni di nuovi posti di lavoro. È già realtà se Dio lo vuole.

© Nicola Facciolini

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