Per gli italiani la ripresa è lontana, non crolla l’ottimismo

Per tre italiani su quattro la congiuntura economica negativa non si fermerà prima del 2015-2016 e l’86% crede che questa crisi sia grave. Ma quasi la metà (45%) guarda al futuro con ottimismo. È la fotografia degli italiani scattata dalla ricerca Acrio-Ipsos presentata oggi a Roma (vedi lanci precedenti). Riguardo al presente i soddisfatti della […]

Per tre italiani su quattro la congiuntura economica negativa non si fermerà prima del 2015-2016 e l’86% crede che questa crisi sia grave. Ma quasi la metà (45%) guarda al futuro con ottimismo. È la fotografia degli italiani scattata dalla ricerca Acrio-Ipsos presentata oggi a Roma (vedi lanci precedenti).
Riguardo al presente i soddisfatti della propria situazione economica sono meno degli insoddisfatti (46% contro 54%). Tra questi ultimi, il 22% si definisce “molto insoddisfatto”: erano il 20% nel 2011 e il 14% nel 2010. La quota di insoddisfatti si concentra soprattutto al Sud (sono il 62%), ma la crescita maggiore riguarda il Nordest, dove si passa dal 39% del 2011 al 48% del 2012.
L’insoddisfazione si spiega facilmente leggendo i numeri. Continua a calare dal 2005 la quota di chi riesce a migliorare la propria situazione economica: oggi non supera il 3%. Aumenta invece il numero di chi segnala un repentino peggioramento del proprio tenore di vita: sono il 26% contro il 21% del 2011 e il 18% del 2010. Solo il 3% parla di un miglioramento negli ultimi 12 mesi (erano il 6% nel 2010 e il 5% nel 2011).

Tra chi si è trovato in difficoltà spiccano gli abitanti del Nordest: nel 2011 riteneva peggiorata la propria situazione il 15% dei cittadini, mentre quest’anno si tocca quota 27%. Va male anche tra le classi d’età 31-44 anni: il peggioramento del tenore di vita è passato interessa il 30%, contro il 21% del 2011. Anche tra i 45 e i 64 anni si passa dal 21% del 2011 al 29% del 2012.
Eppure c’è ottimismo: “È come se gli italiani capissero che lo sforzo di superare la crisi e le difficoltà che ne derivano ha un senso e potrebbe essere il prezzo da pagare per un futuro migliore” spiegano i ricercatori. Per il 57% conviene infatti investire sul futuro piuttosto che sulla qualità della propria vita attuale (la pensava così il 55% nel 2011 e il 54% nel 2010). L’ottimismo invade anche il penalizzato Nordest, dove il 68% dei cittadini ritiene prioritario investire nel futuro (erano il 59% nel 2011).

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