Prima luce per il Sardinia Radio Telescope

“La visione è l’arte di vedere ciò che è invisibile per gli altri”(Jonathan Swift). C’è qualcuno là fuori? Nella meravigliosa isola italiana della Sardegna, a circa 35 km da Cagliari, in località Pranu Sanguni, nel comune di San Basilio, gli astronomi italiani sono impegnati nello sviluppo di un grandioso impianto scientifico, il Sardinia Radio Telescope […]

“La visione è l’arte di vedere ciò che è invisibile per gli altri”(Jonathan Swift). C’è qualcuno là fuori? Nella meravigliosa isola italiana della Sardegna, a circa 35 km da Cagliari, in località Pranu Sanguni, nel comune di San Basilio, gli astronomi italiani sono impegnati nello sviluppo di un grandioso impianto scientifico, il Sardinia Radio Telescope (SRT). È un potente radiotelescopio del diametro di 64 metri, di concezione moderna, disegnato per applicazioni di radioastronomia, geodinamica e scienze spaziali, che si configura come una struttura scientifica internazionale di altissimo profilo (http://www.srt.inaf.it/multim/webcams). È perfetto per ascoltare eventuali comunicazioni tra Extraterrestri intelligenti nei vicini sistemi solari, che trasmettono nelle onde radio e nelle microonde dai vicini sistemi solari alieni (entro i 100 anni luce), desiderosi di contattare la razza umana sulla Terra per ragioni, speriamo, amichevoli. Stavolta, grazie al SRT, potremmo davvero essere i più fortunati, prima che ci scoprano gli ET per chissà quali altre intenzioni. “Un grandissimo abbraccio a quanti hanno lavorato sul Sardinia Radio Telescope” – dichiara entusiasta il presidente dell’Istituto Nazionale d’Astrofisica (ASI), il professor Giovanni Bignami, nel salutare la “prima luce” del Sardinia Radio Telescope (SRT). “Che grande soddisfazione e commozione per chi, come me, ha creduto a questo strumento da più di dieci anni. Grazie anche a l’ASI – ha affermato Bignami – che ha partecipato al progetto e ha permesso la realizzazione del Sardinia Radio Telescope che per la prima volta vede il cielo”. Sì perchè il Sardinia Radio Telescope è il secondo radiotelescopio astronomico al mondo per dimensioni, il primo in Europa, il primo al mondo per caratteristiche. “Niente vacanze prima dell’accensione – rivela il responsabile del Progetto SRT, Nicolò D’Amico dell’Osservatorio Astronomico INAF di Cagliari e professore ordinario all’Università di Cagliari – questo è stato il motto del nostro staff tecnico-scientifico, nell’appassionata consapevolezza che lo strumento SRT rappresenta una delle punte di eccellenza su cui la Regione Sardegna sta investendo”. Decisamente in controtendenza rispetto all’attuale andazzo italico dei “palazzi romani” dove le Scienze Astronomiche, evidentemente, poco prima delle “vacatio” politica ferragostana, sembrano non godere più di quella priorità economico-finanziaria, didattica e tecnologica, come nel resto del mondo, capace di guidare la crescita del Prodotto Interno Lordo di un’intera Nazione per superare la gravissima crisi economica. In una dichiarazione congiunta di qualche giorno fa, Giovanni Bignami, presidente dell’INAF, Fernando Ferroni, presidente dell’INFN e Luigi Nicolais, presidente del CNR dichiaravano di condividere “l’auspicio del ministro Profumo a che il Parlamento corregga i tagli alla ricerca previsti dalla spending review. Siamo consapevoli che le difficoltà in cui si dibatte il Paese necessitano del contributo di tutti, ma siamo altrettanto convinti che queste non possano essere superate attraverso tagli al settore ricerca e università, al contrario. Siamo pronti però a confrontarci perché una possibile maggiore efficienza del sistema ricerca porti a quei risparmi e ad un maggior ritorno economico in ambito europeo, come auspicato dal ministro Profumo”. Che cosa rappresenta il Sardinia Radio Telescope? “Il Sardinia Radio Telescope – spiega D’Amico – è innanzitutto uno strumento astronomico, fatto per registrare segnali che provengono dal lontano Universo. Conoscenza dell’Universo, astrofisica, fisica fondamentale, sono i temi focali sotto indagine. In aggiunta il radiotelescopio è qualificato per poter funzionare come centro di raccolta dei dati delle sonde interplanetarie, da qui l’interesse dell’Agenzia Spaziale Italiana e delle altre agenzie spaziali internazionali. Un centro come il Sardinia Radio Telescope – dichiara il responsabile del progetto – si qualifica come un importante crocevia di sviluppo e ricerca, quindi di alta formazione, e rappresenta sicuramente un’occasione interessantissima per la Sardegna”. E per l’intera Italia. Il radiotelescopio ha uno specchio rimario del diametro di 64 m, di concezione moderna, versatile, con diverse posizioni focali, e con una copertura di frequenza da 0,3 a 100 GigaHerz. Perfetto anche per ascoltare ET, sia le comunicazioni extraterrestri dirette sulla Terra sia quelle tra i vari sistemi solari alieni. Niente è impossibile. Organizzazioni pubbliche e private come il SETI dovrebbero aderire al Progetto del Sardinia Radio Telescope chiedendo ufficialmente il proprio spazio “osservativo”, indipendentemente dalle linee ordinarie della ricerca astronomica (che nell’Osservatorio occupano l’80 per cento del tempo) e del controllo di satelliti e navicelle spaziali (il 20 per cento). Ne gioverebbe l’economia nazionale con effetti a cascata (cf. libro del professor Paul Davies, “Uno strano silenzio – Siamo soli nell’Universo”, Codice Edizioni 2012). L’attesa per l’entrata in funzione del radiotelescopio è stata davvero grande tra i radioastronomi di tutto il mondo. Il Sardinia Radio Telescope è il secondo più grande radiotelescopio al mondo dotato di superficie attiva, in grado cioè di mantenere la forma ideale della sua enorme parabola di 64 metri di diametro, annullando le sollecitazioni dovute alla forza di gravità ed ai venti. Questa caratteristica permette alla Stazione radioastronomica del SRT di concentrare al meglio i deboli segnali provenienti dai più reconditi angoli del Cosmo, migliorando nettamente la qualità delle sue osservazioni multibanda. A supportarle, una completa dotazione di ricevitori e dispositivi di elaborazione dei segnali allo stato dell’arte, molti dei quali ideati e sviluppati da personale dell’Istituto Nazionale d’Astrofisica. Il Sardinia Radio Telescope è alto circa 70 metri, a fronte dei 64 metri di diametro del paraboloide, e pesa in tutto circa 3mila tonnellate. Un sistema di 16 ruote su un cerchio di rotaie di 40 metri, assicura i movimenti azimutali, mentre un altro sistema di sollevamento del riflettore primario ne garantisce la rotazione. Oltre al riflettore primario, il radiotelescopio dispone di un riflettore secondario e di altri due specchi all’interno della stanza dei ricevitori. Questo complesso sistema di superfici riflettenti fornisce quattro posizioni focali distinte, in ognuna delle quali possono essere alloggiati diversi ricevitori selezionabili automaticamente tramite sistemi robotici. Un sofisticato sistema consente di deformare la superficie dello specchio primario per compensare le deformazioni termiche gravitazionali, garantendo altissimi standard di efficienza ad ogni frequenza: una caratteristica che rende il Sardinia Radio Telescope unico in Europa. Un sistema di movimentazione micrometrica dello specchio secondario, consente di calibrare sempre con la massima precisione il puntamento dello strumento. Il Sardinia Radio Telescope è frutto di una collaborazione tra l’Unione Europea, l’INAF e l’ASI, con il significativo supporto del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e della Regione Sardegna. L’Agenzia Spaziale Italiana ha contribuito al programma con una quota del 25 per cento del costo complessivo. Con i suoi 64 metri di diametro e la sua particolare capacità di osservazioni in molteplici bande di frequenza, il radiotelescopio rappresenta un gioiello scientifico e tecnologico unico in Europa e secondo al mondo, frutto dell’eccellenza italiana che, nel campo dell’Astronomia e dell’Astrofisica in particolare, vanta un primato che dura da 400 anni, dai tempi del primo scienziato  Galileo Galilei. Il progetto SRT si inquadra in un ampio programma di sviluppo scientifico, tecnologico e di alta formazione multidisciplinare. Sono aperte le prenotazioni per le visite guidate alla Stazione del Sardinia Radio Telescope. Le visite, previste in generale ogni venerdì, sono dedicate al mattino per le scolaresche, al pomeriggio per il pubblico generico. Grazie al SRT stanno per diventare famosi in tutto il mondo coloro che credono all’impossibile, cioè all’investigazione diretta dell’Universo attraverso le onde radio e le microonde. Potremo assistere alla collisione tra buchi neri, stelle nane, stelle di neutroni, pianeti vagabondi e chissà cos’altro. Ora l’Italia ha una vera risorsa scientifica, tecnologica, culturale, turistica e cinematografica da valorizzare e sviluppare. Il giorno del completamento dei lavori del SRT, la più grande gru al mondo ha posato l’antenna del radiotelescopio per accrescere la ricerca italiana nel mondo ed altrove. Quest’ enorme “orecchio” servirà a captare le onde provenienti dale profondità dell’Universo. È uno strumento indispensabile per scoprire nuovi corpi celesti, nuovi processi fisici, i segreti della materia e dell’energia oscure. Tutto questo sarà possibile anche grazie al Centro ricerche che sta sorgendo a Selargius. Il progetto è iniziato nel 2003 ma concettualmente è nato 17 anni fa. In Italia ci sono già due radiotelescopi simili, uno in Emilia Romagna e uno in Sicilia. La scelta è caduta sulla Sardegna naturalmente perché nelle zone interne di questa grande isola c’è un basso tasso d’inquinamento elettromagnetico, un fattore fondamentale che assicura un decisivo “silenzio radio” ottimale per l’ascolto del Cosmo. Il progetto, secondo gli scienziati, è stato impegnativo a cominciare dalle fasi di studio e valutazione del terreno. Il radiotelescopio è molto pesante e necessita di un terreno geologicamente stabile. In Sardegna i terremoti sono eventi rarissimi. Sono stati fatti i carotaggi del suolo, poi la posa del basamento, una struttura di oltre quaranta metri di diametro che scende nel terreno per otto metri. La ditta Icom ha messo in campo tutte le sue risorse e competenze per creare una struttura molto delicata perché interamente saldata. Che senso ha spendere così tanto solo per osservare il cielo stellato? La conoscenza è un fattore primario di crescita economica, sociale e culturale. I Paesi avanzati spendono dei soldi pubblici per progredire nella conoscenza. La Politica non genera posti di lavoro. Non li crea neppure una legge come la “spending review”. Solo l’industria privata e le piccole imprese possono farlo. Ci sono i Paesi e Regioni in via di sviluppo, come l’India e l’Estremo Oriente, che spendono solo nell’applicazione delle conoscenze, ed altri Paesi più avanzati come la Cina che producono, acquisiscono il “know-how” e mettono sul mercato i loro prodotti. Come i piccoli “Ufo” elastici a led luminosi che, grazie ai venditori abusivi, al modico prezzo di un euro hanno invaso le nostre spiagge affollate di turisti. E l’Italia che sta facendo? Noi ci vantiamo del nostro glorioso passato e speriamo nel “miracolo” della scoperta scientifica che giunge dal totalmente inatteso! Anche dall’ascolto di ET. Perché no? Non è un peccato grave continuare a sperare, ma solo per continuare ad essere un Paese all’avanguardia, cioè normale, che crede nei giovani, nel merito e nella supremazia della Verità. C’è poi il secondo aspetto della delicata questione. Il Radiotelescopio della Sardegna è un investimento pubblico che porta un indotto occupazionale e turistico eccezionale. Strutture come questa hanno bisogno continuamente di manutenzione, di nuovi strumenti, di nuove tecnologie e conoscenze che si sviluppano nei laboratori italiani e contribuiscono allo sviluppo tecnologico della Nazione. Le scoperte del Sardinia Radio Telescope potranno trovare applicazioni civili in tanti altri campi che neppure immaginiamo. La fede nella ricerca astrofisica italiana pubblica (ma anche quella privata) significa avere una realtà di punta che traina lo sviluppo scientifico e tecnologico del Paese. Senza contare la risorsa culturale e turistica, dato che quest’Osservatorio Radio è unico in Sardegna e disegna un “triangolo” con le analoghe strutture presenti in Emilia Romagna e Sicilia, lungo un percorso didattico e scientifico sui generis non solo per le scolaresche. Inoltre, dallo spazio all’industria alla piena occupazione il passo dovrebbe essere breve per gli Italiani. “Sviluppo di tecnologie avanzate nel radio e nelle microonde” è il titolo del progetto nell’ambito dell’Accordo di Collaborazione in materia di Ricerca Scientifica e Innovazione Tecnologica tra Regione Autonoma della Sardegna (RAS) e Regione Lombardia. Il progetto, della durata di tre anni e dall’importo complessivo di quattro milioni di euro (di cui due milioni finanziati dalla Regione Sardegna, uno dalla Regione Lombardia e un cofinanziamento dell’Università di Milano e dell’INAF di 0,5 milioni di euro ciascuno) prevede la realizzazione di nuove Strutture (facilities) per microonde presso l’Università di Milano e la sede di Cagliari dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, aperte alla collaborazione ed alla sinergia con le piccole e medie imprese ad alto contenuto tecnologico presenti sul territorio della Sardegna e della Lombardia. Allo scopo di realizzare esempi virtuosi di effettiva sinergia tra ricerca fondamentale e innovazione con ricadute di mercato e socialmente utili. L’INAF ha installato in Sardegna uno dei più avanzati radiotelescopi d’Europa. Un impianto del genere si configura come un “asset” strategico per il Paese, essendo predisposto per offrire anche servizi di eccellenza in settori come il SSA (Space Situational Awarness), la mappatura delle orbite degli asteroidi e delle comete (ma anche dei pianeti vagabondi e dei frammenti stellari extragalattici) a rischio di collisione con la Terra, la raccolta di dati dalle sonde interplanetarie. Lo sviluppo dei dispositivi-accessori (come ricevitori o sistemi di acquisizione dati) in questi impianti avviene negli anni ed è in continua evoluzione, creando uno stimolante contesto di Sviluppo e Ricerca nelle tecnologie di riferimento. “L’accordo siglato tra la Regione Sardegna e Lombardia nell’ambito di questo progetto e la sua prima implementazione è un esempio di come le attività di elevato livello scientifico possono generare utili ricadute sul territorio, sia dal punto di vista della formazione, sia a livello di crescita del know-how industriale” – dichiara Andrea Possenti, direttore dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Cagliari. “Ricordo inoltre che nell’ambito di questo progetto la Regione Autonoma della Sardegna ha finanziato la nuova sede dell’Osservatorio Astronomico di Cagliari, che si rivelerà il luogo ideale per infrastrutture e spazi disponibili ad ospitare lo svolgimento di questo progetto e di altri analoghi, oltre che per attività di divulgazione e di formazione”. In questo contesto si sviluppa il Progetto RAS/Lombardia, che vede il gemellaggio con l’Università di Milano, coinvolta nel Progetto Planck per il quale ha sviluppato competenze di avanguardia nel settore delle microonde. Da oltre venti anni, infatti, il gruppo di Cosmologia del Dipartimento di Fisica dell’Università di Milano e IASF/INAF-Milano, gioca un ruolo di primo piano nella missione del satellite Planck dell’Agenzia Spaziale Europea, lanciato con successo tre anni fa per sondare l’Universo primordiale, utilizzando tecnologie simili a quelle del Sardinia Radio Telescope. La missione spaziale Planck, fra le più sofisticate mai realizzate al mondo, ha una forte componente italiana, con la leadership di uno dei due strumenti e un contributo attraverso l’Agenzia Spaziale Italiana di circa 30 milioni di euro. La progettazione e lo sviluppo dei sofisticati strumenti di Planck ha permesso di sviluppare presso l’Università di Milano tecnologie e competenze di frontiera a livello internazionale nel settore delle microonde, e ha coinvolto anche l’industria spaziale dell’area milanese nella fase di integrazione e calibrazione a terra. La sinergia scientifica e tecnologica tra l’osservatorio spaziale Planck e il Sardinia Radio Telescope è il presupposto fondamentale di questa collaborazione tra RAS e Regione Lombardia, da sempre attente alle eccellenze in campo scientifico e tecnologico sul territorio. Il progetto è concepito a supporto di nuovi sviluppi tecnologici nelle onde radio e nelle microonde, settore altamente strategico non solo per la ricerca scientifica fondamentale ma anche per vasti settori del mercato industriale, che vanno dalle telecomunicazioni ai sistemi GPS, dall’industria aerospaziale agli ambiti bio-medicali, dal monitoraggio ambientale alla ricerca di giacimenti petroliferi, dalla difesa strategica alla liberalizzazione dell’impresa spaziale privata (una realtà negli Usa) per lo sviluppo dell’industria mineraria interplanetaria e interstellare. Se poi, grazie al Sardinia Radio Telescope, scopriremo (in)direttamente ET, allora entreremo di diritto nella Storia dell’Universo, perché in un picosecondo dall’Italia avremo superato la più grave crisi economica mondiale dal secondo dopoguerra. Il Sardinia Radio Telescope è uno strumento indispensabile per fendere la polvere interstellare, attraversare gli sconfinati spazi siderali, studiare i buchi neri, i quasar, i nuclei galattici attivi, per scoprire nuovi corpi celesti, nuovi processi fisici, i segreti della materia e dell’energia oscure, il destino ultimo del Cosmo e della Terra.

Nicola Facciolini

3 risposte a “Prima luce per il Sardinia Radio Telescope”

  1. Nicola Facciolini ha detto:

    In Memoria di Carlo Rambaldi.

  2. Carlo Muscas ha detto:

    fantastico!!!!!!!

  3. Nicola Facciolini ha detto:

    Come sarebbe interessante poter puntare il SRT, direttamente dal pc portatile o di casa, sulle stelle più vicine, a caccia della “prova regina” aliena…! Seti docet…

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