Cure e servizi sanitari, Italia spaccata a metà

Italia spaccata a meta’ in fatto di cure e servizi sanitari: se al Nord entro 48 ore dalla rottura di un femore si ha buona probabilita’ di essere operati, al Sud questo avviene in percentuali inferiori alla media nazionale. E non solo, anche una stessa regione non dispone spesso di livelli di assistenza omogenei. E’ […]

Italia spaccata a meta’ in fatto di cure e servizi sanitari: se al Nord entro 48 ore dalla rottura di un femore si ha buona probabilita’ di essere operati, al Sud questo avviene in percentuali inferiori alla media nazionale. E non solo, anche una stessa regione non dispone spesso di livelli di assistenza omogenei.

E’ un’efficienza a macchia di leopardo quella che emerge dalla relazione conclusiva della Commissione di Inchiesta del Senato sul Ssn. Nei 9 filoni di inchiesta la Commissione ha adottato un criterio scientifico di valutazione del Ssn, ha spiegato il presidente Ignazio Marino (Pd), in modo da poter confrontare l’efficacia dei servizi erogati in ciascuna regione.

Un indicatore della qualita’ dell’assistenza ospedaliera italiana, fra quelli elaborati dalla Commissione insieme alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, e’ stata considera la percentuale di fratture di femore operate entro due giorni, come da indicazione Oms: nella Provincia autonoma di Bolzano questo avviene nell’83% dei casi, solo nel 16% invece in Basilicata. C’e’ pero’ anche una forbice infraregionale: solo in Veneto questa percentuale oscilla fra 15% e 85%. Se si guarda il dato sui pazienti dismessi dai reparti chirurgici con diagnosi medica, senza essere stati sottoposti a intervento, la percentuale delle Marche e’ di quasi il 14% mentre in Campania si arriva a circa il 45%. Non va meglio sul fronte dei parti cesarei: vengono effettuati nel 23% dei casi in Friuli Venezia Giulia e in quasi il 62% in Campania. Nell’ambito dello stesso Friuli, inoltre, i singoli enti erogatori delle prestazioni oscillano fra il 17 e il 36%.

Sul piano della salute mentale e dell’oncologia l’indagine si e’ concentrata su 8 regioni: Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Molise, Toscana, Umbria, Campania e Calabria (dati 2009-2010). Grandi le differenza infraregionali per i trattamenti di salute mentale: un dato su tutti quello della Calabria dove la percentuale dei maggiorenni accolti nei Dipartimenti di salute mentale varia dal 29 al 48%. Sul piano oncologico, le pazienti di tumore alla mammella che hanno subito un intervento di chirurgia conservativa accedono entro 6 mesi alla radioterapia nel 55% dei casi in Emilia Romagna e solo nel 5% in Molise. Le donne che sono state sottoposte a re-intervento entro 4 mesi dall’intervento di chirurgia conservativa per lo stesso tipo di tumore sono lo 0,5% delle pazienti molisane e l’8,5% di quelle dell’Emilia Romagna. Nel caso di tumore al retto, i pazienti trattati con radioterapia pre-operatoria sono il 25% in Emilia Romagna e il 66% in Molise.

Tra i filoni di inchiesta della Commissione del Senato anche una verifica dell’adeguamento del Ssn alla legge 38/2010 sulla terapia del dolore. Un’ispezione svolta nel luglio 2011 in 4 giorni da 500 carabinieri dei Nas in 244 strutture ospedaliere ha evidenziato che nello stesso periodo su 7 milioni di confezioni di farmaci per la terapia del dolore il 68% e’ stato usato al Nord, il 26% al Centro e il 6% al Sud. In media il 71% delle strutture controllate si e’ adeguato alla normativa, ma rispetto alla media nazionale se il Nord si colloca al di sopra (88%) e il Centro Italia e’ in linea (75%), il Sud e’ ben al di sotto (53%).

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