Gianni Rivera, campione “unicum”

Domani, 18 agosto è il compleanno di uno dei calciatori più rappresentativi del calcio italiano e mondiale. Compie infatti 70 anni Gianni Rivera, uno degli uomini simbolo del mondo del pallone, un calciatore che ha fatto innamorare, amare ma anche separato e diviso critici e tifosi. Nato ad Alessandria, a 16 anni non ancora compiuti […]

Domani, 18 agosto è il compleanno di uno dei calciatori più rappresentativi del calcio italiano e mondiale. Compie infatti 70 anni Gianni Rivera, uno degli uomini simbolo del mondo del pallone, un calciatore che ha fatto innamorare, amare ma anche separato e diviso critici e tifosi. Nato ad Alessandria, a 16 anni non ancora compiuti esordisce in serie A con con la maglia della formazione piemontese nella partita Alessandria-Inter terminata 1-1 il 2 giugno 1959.

Nella stagione 1960-61 passò al Milan in cui militò per 19 stagioni, giocando complessivamente 658 partite e segnando 164 gol. Pur non essendo un attaccante puro, ma un “regista”, vinse nel 1973 la classifica cannonieri con 17 gol segnati, a pari merito con Paolo Pulici e Giuseppe Savoldi.

Del Milan ne è stata la bandiera ed il capitano vincendo tutto: Scudetti, Coppe Campioni, Intercontinentali e, primo italiano della storia, il Pallone d’oro. Fu per tutti il “golden boy” del calcio italiano.

Inserito alla 20ma posizione nella classifica IFFHS dei migliori calciatori del XX secolo.

Rivera ha esordito in Nazionale il 13 maggio 1962, a 18 anni, nella partita amichevole Belgio-Italia (1-3). Con gli azzurri ha vinto l’Europeo nel 1968, ha partecipato a quattro edizioni dei Mondiali (1962, 1966, 1970 e 1974) e realizzato 14 reti in 60 presenze ma del rapporto con la Nazionale, pur condito da tanti successi, si ricordano ancora oggi i Mondiali messicani del 1970, prima con l’incredibile partita di semifinale del 4-3 contro la Germania (suo il quarto e decisivo goal), poi i contestatissimi 6 minuti in campo nella finale persa contro il Brasile di Pelè con l’allora tecnico Valcareggi che gli preferì il “rivale di sempre” Sandro Mazzola.

Personaggio “scomodo” per le sue battaglie e le sue opinioni, è stato tra i fondatori del sindacato calciatori e uno dei primi a denunciare la corruzione e il sistema degli arbitraggi, pagando con pesanti squalifiche le sue posizioni.

Ritiratosi dall’attività sportiva all’indomani della conquista del decimo scudetto del Milan nel 1979, è stato vicepresidente del Milan fino al 1986 ma, con l’avvento dell’era Berlusconi per lui non c’è stato più posto probabilmente poco avvezzo ad accettare ordini all’unisono.

Così come Antonio Cabrini e Antonio Di Natale, non ha condiviso l’appello al coming out per i calciatori gay lanciato dall’attuale commissario tecnico della nazionale Cesare Prandelli, affermando al settimanale Chi: «ognuno si organizza la vita come vuole, ma non sapevo neanche che nel mondo del calcio ci fossero dei gay, è una novità assoluta per me. Se c’erano giocatori gay ai miei tempi e non lo dicevano, potrebbero fare la stessa cosa adesso. Non capisco a cosa possa servire dirlo in giro, mica gli eterosessuali lo vanno a dire in pubblico»

L’attività politica di Rivera inizia nel 1987 come esponente della Democrazia Cristiana fino al 1994, in seguito allo scioglimento del partito aderisce al Patto Segni con il quale diviene deputato alla Camera. È stato presidente del Patto Segni e segretario alla Presidenza della Camera (1994-1996), ricoprendo successivamente la carica di sottosegretario alla Difesa nei governi di centro-sinistra dell’Ulivo (1996-2001). Nel 2005 è diventato parlamentare europeo eletto con la coalizione di centro-sinistra dell’Ulivo Nelle elezioni politiche del 2013 , si è candidando al Senato della Repubblica nelle liste del neo-costituito Centro Democratico diBruno Tabacci, tuttavia il risultato del suo partito non gli ha consentito di essere eletto.

“Ci sono stati altri grandi ’10’ come Baggio, Del Piero o Totti ma ognuno di loro è un unicum, con le sue qualità e caratteristiche. Un altro come me non l’ho visto – le sue parole riportate dall’Ansa. E poi – chiosa con una battuta – la copia vale sempre di meno“.

Salvatore Romano

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