Golpe e toto-nomina

Il leader Beppe Grillo grida al golpe, mentre i suoi del Movimento 5 Stelle attuerà da oggi varie forme di protesta contro lo stallo dei lavori parlamentari ad oltre 40 giorni dalle elezioni. Resteranno in aula fino a mezzanotte e un minuto di oggi e, Costituzione alla mano, leggeranno tutti gli articoli della Carta per […]

Il leader Beppe Grillo grida al golpe, mentre i suoi del Movimento 5 Stelle attuerà da oggi varie forme di protesta contro lo stallo dei lavori parlamentari ad oltre 40 giorni dalle elezioni.

Resteranno in aula fino a mezzanotte e un minuto di oggi e, Costituzione alla mano, leggeranno tutti gli articoli della Carta per protestare contro il mancato avvio delle Commissioni parlamentari e dei lavori. Intanto, pensando alla prossima elezione del presidente della Repubblica, chiedono a tutti i partiti di votare a favore dell’ineleggibilità di Silvio Berlusconi, dei suoi avvocati Longo e Ghedini e di un’altra trentina di parlamentari che per vari motivi non dovrebbero far parte della Camera ma non si dimettono in attesa che sia eletta la Giunta.

Questo dopo quanto emerso dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio e Palazzo Madama, dove Pd, Pdl e Scelta civica hanno ribadito il loro no alla formazione delle commissioni necessarie per svolgere l’ordinario lavoro legislativo, che non vedranno la luce finché un nuovo governo non avrà ricevuto la fiducia da una maggioranza parlamentare.

L’iniziativa dei “Pentastellati” per ora riguarderà solo la Camera, dove, comunque, ci sarebbe anche una pattuglia di deputati di altri partiti (Sel, Lega, Pd e Fratelli d’Italia) pronti a schierarsi per le commissioni subito. Per ora tutto fermo a Palazzo Madama dove il presidente Pietro Grasso ha convocato per oggi la conferenza dei capigruppo per velocizzare la procedura di insediamento delle Commissioni. Ma non è detto che l’operazione riesca.

“Si è convenuto a larga maggioranza che l’intreccio del meccanismo regolamentare e della prassi suggerisce di costituire le commissioni solo dopo la formazione del governo”, ha detto il capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda a cui è replicato con forza Grillo che ha dichiarato: “”Il golpe è iniziato da anni. Un golpe alla luce del sole per delegittimare e svuotare il Parlamento, aggiungendo sul suo blog (di fatto organo ufficiale del partito)  che “l’Italia non è più una repubblica parlamentare, come previsto dalla Costituzione, ma una repubblica partitica. I partiti hanno sostituito la democrazia. La volontà popolare è diventata una barzelletta”.

Sulla questione delle commissioni, il Pdl la pensa come il Pd: “I nostri nominativi per le varie commissioni sono già pronti. Li presenteremo non appena un governo avrà ottenuto la fiducia in Parlamento”, ha detto ha detto il capogruppo alla Camera del Pdl, Renato Brunetta, che non si è lasciato sfuggire l’occasione per una nota polemica nei confronti del Pd che non intende aderire all’idea di un governo di larghe intese.

Come segnala Reuters, l’unica commissione parlamentare già in funzione è quella speciale che ha competenze limitate e oggi alla Camera dovrebbe ricevere dall’aula il mandato ad esaminare il decreto legge sul pagamento dei debiti della pubblica amministrazione.

Oltre alla protesta i 5 Stelle pensano di percorrere anche strade alternative. “Sul caso delle commissioni permanenti abbiamo chiesto il parere della giunta per il regolamento che si costituirà in settimana”, dice Roberta Lombardi, capogruppo del M5S alla Camera. “Il regolamento è chiaro – sostiene – le commissioni potrebbero partire subito. I partiti non hanno la nostra sensibilità sul fatto che siamo una repubblica parlamentare. Affidano l’attività legislativa solo al governo. Siamo arrivati allo stravolgimento della Costituzione”.

Intanto la presidente di Montecitorio Laura Boldrini ha comunicato che “è necessario procedere rapidamente anche alla costituzione della giunta per le elezioni, in vista dell’imminente avvio del procedimento per l’elezione del presidente della Repubblica poiché alcuni deputati sono in condizioni di incompatibilità”. “Il 25 marzo – ha spiegato ancora Boldrini – ho chiesto ai gruppi le rose finali di nomi ai fini della nomina. Oggi ho invitato i gruppi a indicarli entro giovedì 11 aprile”.

Tra i deputati eletti ici sono diversi consiglieri regionali e le due cariche sono incompatibili, sicché la questione è di quelle che devono essere esaminate dalla Giunta per le elezioni ma la Giunta ancora non c’è. Il tema è stato sollevato nella conferenza dei capigruppo di Montecitorio di oggi come problema da risolvere per avere un plenum per l’elezione del presidente della Repubblica senza “vulnus”.

Come scrive La Presse Sul prossimo Presidente della Repubblica si gioca tutto il futuro della politica nostrana, con il Governo ancora da formare. Il braccio di ferro tra i partiti su chi dovrà essere in nuovo inquilino del Quirinale è sul tavolo: da una parte il PD che cerca di avere larghe intese (solo in questo caso) ma è pronto a eleggere il suo candidato, dall’altro il PdL che vuole avere un suo candidato come successore di Giorgio Napolitano, in mezzo il MoVimento 5 Stelle che ha dichiarato di voler organizzare un sondaggio online tra gli iscritti per scegliere il loro candidato. Nel Partito Democratico si fanno molti nomi anche se all’interno ci sono delle discordanze: i “renziani” non sono disposti a dare il loro appoggio a degli esponenti politici che sarebbero ormai da rottamare. Gli ex Ppi dovrebbero puntare su Franco Marini e il nome di punta di Bersani, Romano Prodi, non ha trovato d’accordo circa 120 tra deputati e senatori perché un nome che divide troppo centrodestra e centrosinistra.

Su internet in molti sostengono Stefano Rodotà. Fra questi c’è anche l’opinione che deriva dai risultati di un sondaggio proposto da Articolo21. Rodotà viene considerata la persona giusta al posto giusto. Michele Serra con la sua rubrica “L’amaca” manifesta il suo favore nei confronti di Emma Bonino e di Barbara Spinelli e su molti siti è possibile votare una vasta lista di nomi, fra cui Gustavo Zagrebelsky, Paola Severino, Valerio Onida, Giuliano Amato, Massimo D’Alema, Marcello Pera, Gianni Letta, Annamaria Cancellieri e, naturalmente Mario Monti.

Invece che di nomi, dicono alcuni, occorrerebbe discutere sul metodo e gli intenti. Ma questo se non fossimo in Italia.

Carlo Di Stanislao

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