L’Aquila: Porta Barete dalle origini a oggi

In queste settimane di discussioni sulla possibile riscoperta dell’area di Porta Barete può essere utile un tentativo di ricostruzione storica sulle origini, l’evoluzione e la rilevanza di questo settore della nostra città. Quello che si può affermare con buona sicurezza è l’importanza di Porta Barete che rappresentava il principale accesso alla città sul lato ovest; […]

In queste settimane di discussioni sulla possibile riscoperta dell’area di Porta Barete può essere utile un tentativo di ricostruzione storica sulle origini, l’evoluzione e la rilevanza di questo settore della nostra città.
Quello che si può affermare con buona sicurezza è l’importanza di Porta Barete che rappresentava il principale accesso alla città sul lato ovest; in quasi tutte le rappresentazioni disponibili si vede una porta monumentale preceduta da una seconda difesa altrettanto monumentale, chiamata antiporta, che corrisponde al tratto ancora oggi visibile da via Vicentini, zona “Carrefour”. Tra le molte porte aquilane, quanto a importanza, soltanto Porta Bazzano era paragonabile a Porta Barete. Da quest’ultima, infatti, nei primi secoli della città partiva il principale asse viario per l’accesso ai più importanti edifici e piazze pubbliche. Considerato ciò, Porta Barete fu probabilmente una delle prime porte ad essere edificata e sistemata, insieme a Porta Bazzano, forse ancora prima dell’ultimazione delle mura, iniziate nel 1272 con il Capitano Lucchesino da Firenze e, dopo varie riprese, completate nel 1316 con il Capitano Leone di Cecco da Cascia. Proprio su Porta Barete, a conferma indiretta della sua importanza, era collocata un’epigrafe che celebrava il completamento delle mura.
Una delle rappresentazioni più antiche di Porta Barete è presente nei Cantari sulla Guerra di Braccio da Montone, racconto dell’assedio di Aquila negli anni 1423-1424. Successivamente ritroviamo Porta Barete in una serie di piante e prospetti della città tra i secoli XVI e XIX.
La porta vera e propria sorgeva davanti alla chiesa di Santa Croce, visibile da via Vicentini e valorizzata paesaggisticamente dopo le recenti demolizioni, e dell’annesso monastero, demolito intorno al 1967; più avanti sono presenti l’antemurale e l’antiporta consistenti in un accesso centrale, il cui varco murato è oggi puntellato ma visibile a ridosso del cavalcavia di via Vicentini (di fronte al piazzale “Carrefour”), e due bastioni dei quali quello sinistro è ancora osservabile dalla stessa via Vicentini. A sinistra dell’antiporta viene riprodotta spesso una fontana monumentale, oggi non visibile, corrispondente al parcheggio della galleria “La Terrazza”, il che fa dedurre la presenza di una sorgente in quel punto. L’interramento effettuato nella seconda metà dell’Ottocento per realizzare la rampa di via Roma probabilmente non danneggiò le strutture di Porta Barete ma semplicemente andò a coprirle mentre gli interventi edilizi del secondo dopoguerra sono stati molto più incisivi con la costruzione di palazzi residenziali e del cavalcavia di via Vicentini.
Anche se la porta interna non fosse più presente sotto il terrapieno esiste comunque, con evidenza, gran parte dell’antiporta di quello che in passato è stato il principale ingresso alla città.
Si consideri, tra l’altro, che via Roma è oggi facilmente accessibile nella parte bassa da via dei Marsi (accanto all’arco di Santa Croce) e nella parte alta da viale Duca degli Abruzzi che nell’Ottocento non esisteva; quindi la rampa ottocentesca, e in particolare il cavalcavia novecentesco, non hanno più una funzione di accesso esclusiva.
Riscoprire lo spazio di Porta Barete è invece un’opportunità da non sottovalutare per riqualificare l’ingresso ovest della città, ‘biglietto da visita’ per chi arriva a L’Aquila dall’autostrada o da Rieti, con la rimozione del cavalcavia di via Vicentini e la creazione di un’area verde nello spazio occupato dal terrapieno. I primi a beneficiare del nuovo assetto sarebbero proprio i residenti della zona sia in termini di sicurezza, disponendo di un’area di sgombero più ampia, sia dal punto di vista della vivibilità. È quindi innanzitutto con loro che andranno discusse le possibili soluzioni cercando un punto di incontro che possa tutelare le legittime esigenze dei privati conciliandole con l’interesse pubblico ad una riqualificazione urbana.

Mauro Rosati

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