L’Aquila quattro anni dopo. Oltre 22 mila cittadini ancora fuori dalle loro case

22.120: è la cifra di quanti cittadini trascorreranno il quarto anniversario del terremoto del 6 aprile 2009 fuori dalla propria abitazione secondo i dati disponibili sul sito della Regione Abruzzo. Di questi, 15.266 vivono negli alloggi temporanei dello Stato, i contestati e costosi appartamenti delle 19 new town nate all’indomani del sisma contro il volere […]

22.120: è la cifra di quanti cittadini trascorreranno il quarto anniversario del terremoto del 6 aprile 2009 fuori dalla propria abitazione secondo i dati disponibili sul sito della Regione Abruzzo. Di questi, 15.266 vivono negli alloggi temporanei dello Stato, i contestati e costosi appartamenti delle 19 new town nate all’indomani del sisma contro il volere di molta parte della popolazione. 6.595 sono invece i cittadini che con un contributo di massimo 600 euro a famiglia, per quelle più numerose, ha in autonomia trovato una sistemazione; 143 persone vivono ancora in strutture ricettive (15 si trovano ancora fuori dalla Regione Abruzzo) e 116 i civili sono ospitati nella caserma della Guardia di Finanza, I tempi di rientro nelle abitazioni, naturalmente, dipendono dalla ricostruzione del centro storico, delle periferie e degli altri centri del cratere.

È stato il sindaco Massimo Cialente, in un incontro del 21 marzo, alla presenza del ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca, a descrivere dati alla mano, la ricostruzione. Secondo il sindaco, parlando della situazione extra moenia, si può “ben dire che la ricostruzione delle A (edifici poco o per niente danneggiati, ndr), delle B e delle C (strutture con danni di media entità, ndr), sia pressoché conclusa con oltre 48 mila aquilani rientrati nelle loro abitazioni”. Più difficile, invece la situazione delle case fortemente danneggiate, quelle contrassegnate dalla lettera E: “Sulle E, pende ancora un pesante ritardo. Quelle della periferia saranno comunque pronte per la metà dell’anno prossimo”.

Il discorso si complica quando si entra nella zona rossa: “Il vero problema – ha spiegato infatti il primo cittadino – resta il centro storico, dove risiede la preponderanza degli esiti E”. Esiste un cronoprogramma, approvato in consiglio comunale, che gestirà i tempi della ricostruzione (da completarsi entro il 2018), ma il problema restano i fondi : “Allo stato attuale, perché tutto il comune venga ricostruito definitivamente, servono ancora 7 miliardi di euro di cui 6,1 solo per la città dell’Aquila. Il Comune dell’Aquila avrà bisogno di 1 mld l’anno”.

Per quanto riguarda le frazioni, Cialente ha spiegato che: “Il cronoprogramma riguarda chiaramente anche le frazioni, per le quali si sono utilizzati i criteri della densità della popolazione e dell’intensità del danno. Andando a ricreare dove il danno è stato maggiore, tra il 2015 ed il 2016, tutte le frazioni si troveranno allo stesso livello di ricostruzione”. L’Aquila, per evitare lo spopolamento, “va ricostruita – secondo il primo cittadino – in cinque anni, e questo è il compito minimo che il Paese stesso dovrà assumersi”.

La fiducia dei cittadini nelle promesse degli amministratori, però, è sempre minore. Lo hanno chiaramente dimostrato il 23 marzo con la Festa della non ricostruzione, organizzata da un paio dei comitati nati dopo il sisma (Comitato 3:32 e Assemblea cittadina) e da altre sigle dell’associazionismo e del volontariato cittadino.Un’intera giornata in cui il centro storico è tornato a vivere, ad ospitare persone e installazioni. Con l’ironia che ha caratterizzato molte delle loro iniziative in questi anni, i comitati hanno organizzato un tour fra le macerie ed indetto il concorso per la scelta della “balla più grossa” fra quelle dette dai politici nazionali e locali nei 4 anni del dopo sisma. (Elisa Cerasoli – Redattore Sociale)

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