Politica e TV: Lo scontro TV su Berlusconi non sposta voti

Non sono le urla, le pitonesse e la costante tensione, gli ingredienti utili a costruire il consenso tra gli elettori. La ripartenza in grande stile dei talk show televisivi in un clima di scontro al calor bianco sulla vicenda della decadenza di Silvio Berlusconi, radicalizza le opinioni e non sposta voti, o ne sposta pochissimi. […]

Non sono le urla, le pitonesse e la costante tensione, gli ingredienti utili a costruire il consenso tra gli elettori. La ripartenza in grande stile dei talk show televisivi in un clima di scontro al calor bianco sulla vicenda della decadenza di Silvio Berlusconi, radicalizza le opinioni e non sposta voti, o ne sposta pochissimi.
A sostenerlo è Mario Rodriguez, consulente, docente all’Università di Padova e autore di ConSenso, saggio sulla comunicazione politica edito da Guerini e Associati, dal 5 settembre in libreria. “I sondaggi, – spiega Mario Rodriguez – ci dicono che questo scontro quasi tutto televisivo sulla decadenza di Berlusconi non fa guadagnare voti a nessuno. Il motivo è chiaro: siamo di fronte a un modo di comunicare che non mette al centro delle proprie attenzioni chi riceve il messaggio e lo rielabora, ma solo chi lo emette.”
Il caso Berlusconi, appare un caso da manuale– spiega Rodriguez nel suo libro– di quelli che vengono definiti gli effetti limitati dei media. La casalinga di Voghera, che in passato votava DC, oggi guarda Il grande fratello e vota Berlusconi, mentre la casalinga di Casalecchio di Reno, che prima votava PCI, e ora guarda anche lei Il grande fratello, continua a votare a sinistra. E’ il segno di quanto poco la TV sposti il voto degli italiani. Basti pensare a una vicenda oramai celebre: il caso Clinton – Lewinsky. Mesi di dibattiti e polemiche e le ricerche fatte allora dimostrarono che i media avevano imposto all’attenzione il fatto, ma non avevano spostato gli orientamenti politici.
“Se continuiamo a rimanere fermi all’idea che per fare comunicazione politica occorre andare a urlare in TV presidiandola manu militari – conclude Rodriguez – non si supereranno mai le difficoltà attuali e la disaffezione dei cittadini. La crisi della politica si specchia in questa incapacità di creare consenso. E la soluzione è una sola. Serve la capacità di trovare parole e frasi appropriate, credibili, capaci di motivare le persone, dare senso ai comportamenti che si chiede di mettere in campo. È la rivincita della parola sull’immagine, dell’autenticità sulle ambiguità, delle chiacchere quotidiane sulla tv. Parole da dire con passione ma da pensare dal punto di vista di chi ascolta.”

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