Sentenza Ruby-Berlusconi: le reazioni dei politici. I leader (per ora) tacciono

“Sono senza parole, purtroppo non mi aspettavo nulla di buono visti i precedenti di questi giorni e le tante sentenze in tanti processi in cui è soggetto Berlusconi, ma certo questa lascia veramente allibiti. Il Governo non cadrà, perché Berlusconi ha fatto, e noi con lui abbiamo fatto, una scelta che è per il bene […]

“Sono senza parole, purtroppo non mi aspettavo nulla di buono visti i precedenti di questi giorni e le tante sentenze in tanti processi in cui è soggetto Berlusconi, ma certo questa lascia veramente allibiti. Il Governo non cadrà, perché Berlusconi ha fatto, e noi con lui abbiamo fatto, una scelta che è per il bene dell’Italia. Il bene comune: che è cosa diversa dalle ingiustizie e dalle persecuzioni che Berlusconi riceve. Certo desta meraviglia che dopo tanti anni qualcuno tenti di eliminare l’avversario per vie giudiziarie e non attraverso le urne. D’altra parte con le urne non ci sono mai riusciti”. Lo afferma in una nota il Ministro, Nunzia De Girolamo.

Dello stesso tono il commento dell’onorevole Licia Ronzulli, europarlamentare del PDL “La condanna del Presidente Berlusconi si inserisce nella scia di un processo farsa di stampo politico di cui un nucleo di magistrati dell’area milanese si macchia senza vergogna. La giustizia italiana oggi smette consapevolmente di definirsi giusta per imporsi come politica. La persecuzione di cui si rende portavoce ha macchiato con sdegno la figura, umana in primis e politica secondariamente, del Presidente Berlusconi di fronte alle telecamere di tutto il mondo. La realtà processuale è stata sfruttata ad uso e consumo di una guerra personale che ignora completamente i fatti per stravolgerli anche in chiave mediatica. Per eliminarlo dalla scena politica, una sentenza ancor più dura di quanto richiesto dall’accusa. Ecco cosa può fare un certo tipo di instabile avversione antropologica. Può essere questa una giustizia credibile? In merito alla richiesta di trasmissione degli atti al PM effettuata dal collegio nei miei confronti, – conclude Ronzulli – ribadisco di aver sempre riferito fatti veri per come avvenuti in mia presenza.

Responsabilità e senso civico è invece l’appello lanciato a poche ore dalla sentenza dal senatore Della Vedova, portavoce di Scelta Civica: “Mi auguro che l’impegno di Berlusconi a preservare l’esecutivo dalle conseguenze dei suoi processi sia stato responsabilmente assunto e sarà onorato dal leader del PdL, anche dopo la condanna in primo grado di quest’oggi. La situazione richiede nervi saldi, non solo nel partito berlusconiano. All’interno della maggioranza spetta ora a tutti, nessuno escluso, dimostrare che la lealtà a Letta e al Governo, in una fase delicatissima per la vita del Paese, non è solo di facciata”, sottolinea Della Vedova.

Ed anche le senatrici del PD  Isabella De Monte e Laura Cantini invocano la stabilità del Governo separando la sentenza dal destino del Governo “Le sentenze, peraltro di primo grado, non devono influenzare il Parlamento, soprattutto in una fase così delicata per il Paese. La strada migliore per sconfiggere Berlusconi resta quella del voto. I destini personali di un vecchio leader ed i suoi tanti problemi giudiziari- aggiungono le parlamentari- vanno separati da quelli dell’Italia. Sul piano politico, certo, ci sarebbe da augurarsi che anche nel Pdl si metta in moto quel meccanismo di rinnovamento, che è in atto nel Pd con Matteo Renzi. Farebbe bene a tutti, al Paese in primo luogo, una prossima battaglia elettorale sulle idee e sul futuro, e non come avviene da venti anni, su Berlusconi e sul passato”.

Per il momento resta il silenzio dei leader principali mentre l’on.Lara Comi, Europarlamentare Pd se la prende il leader del Sel “Vendola non si contraddica: se davvero vuole chiudere il conflitto tra politica e giustizia, allora come puo’ chiedere a Berlusconi di arrendersi? Questa e’ una battaglia di civilta’ e democrazia. Vendola ammette che in Italia c’e’ un problema di giustizia ma ecco che, quando gli fa comodo, non ha remore nel cogliere la palla al balzo e cede all’uso politico di una sentenza di primo grado per invitare subito Silvio Berlusconi ad abbandonare la vita pubblica. Le sue parole sono forse peggio del silenzio dei leader degli altri partiti.

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