Canonizzazione Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, Francesco torna all’essenziale

Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II “vedevano Gesù in ogni persona sofferente”, sono stati “due uomini coraggiosi” che hanno “dato testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di Dio e della sua misericordia”. Papa Francesco iscrive nell’Albo dei santi della Chiesa cattolica papa Roncalli e Papa Wojtyla e nel corso di una mattina di […]

papiGiovanni XXIII e Giovanni Paolo II “vedevano Gesù in ogni persona sofferente”, sono stati “due uomini coraggiosi” che hanno “dato testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di Dio e della sua misericordia”. Papa Francesco iscrive nell’Albo dei santi della Chiesa cattolica papa Roncalli e Papa Wojtyla e nel corso di una mattina di festa e di raccoglimento stabilisce che “in tutta la Chiesa essi siano devotamente onorati tra i santi”. Sono arrivate un milione di persone a Roma per la canonizzazione di due dei papi più amati del ventesimo secolo: di quel secolo – dice Francesco nell’omelia della messa – “hanno conosciuto le tragedie ma non ne sono stati sopraffatti: più forte, in loro, era Dio; più forte in loro la fede in Gesù Cristo Redentore dell’uomo e Signore della storia, più forte in loro la misericordia di Dio”. Due “uomini contemplativi”, “testimoni della sua misericordia”, nei quali “dimorava una speranza viva” insieme con una “gioia indicibile e gloriosa”.
C’è anche il papa emerito, Benedetto XVI, sul sagrato della basilica di San Pietro: concelebra anche lui, insieme ad oltre un centinaio di cardinali e numerosissimi vescovi. Piazza San Pietro e via della Conciliazione sono gremite, decine di capi di Stato e di governo assistono alla celebrazione, le bandiere polacche sono le più diffuse e festanti. Il tempo regge, la pioggia attesa prima si mostra solo in modo timido e poi cede il passo anche ad un leggero sole: papa Francesco mantiene nel suo volto la solennità del momento per tutta la celebrazione, sottolineando in particolare un aspetto, della vita e dell’opera dei due papi santi, che evidentemente lui stesso ritiene particolarmente significativo: “San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II hanno collaborato con lo Spirito Santo per ripristinare e aggiornare la Chiesa secondo la sua fisionomia originaria, la fisionomia che le hanno dato i santi nel corso dei secoli”: il pontefice regnante, prendendo spunto dalla liturgia della seconda domenica di Pasqua, che nel Vangelo racconta l’episodio dei due incontri di Gesù risorto con gli apostoli, il primo senza e il secondo con Tommaso (“Perchè hai veduto, Tommaso, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto hanno creduto”), sottolinea la speranza e la gioia che “si respiravano nella prima comunità dei credenti”, in cui “si vive l’essenziale del Vangelo, vale a dire l’amore, la misericordia, in semplicità e fraternità”.
Canonizzando Roncalli e Wojtyla, insomma, papa Francesco sottolinea con forza l’essenziale del messaggio cristiano: l’amore e la misericordia di Dio, che i santi – tutti i santi – hanno posto al centro nella loro vita. “Non dimentichiamo che sono proprio i santi che mandano avanti e fanno crescere la Chiesa”, dice prima di sottolineare di pensare a Giovanni XXIII come al “papa della docilità dello Spirito” e a Giovanni Paolo II come “papa della famiglia”. “Che entrambi questi nuovi santi Pastori del Popolo di Dio – prega Francesco – intercedano per la Chiesa affinché, durante questi due anni di cammino sinodale sulla famiglia, sia docile allo Spirito Santo nel servizio pastorale alla famiglia: che entrambi ci insegnino a non scandalizzarci delle piaghe di Cristo, ad addentrarci nel mistero della misericordia divina che sempre spera, sempre perdona, perché sempre ama”. (ska-RS)

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