Ebola in aumento. “Peggio della guerra civile”

Oltre la metà delle vittime dell’Ebola in tutta l’Africa occidentale sono state registrate in Liberia. Riportiamo la testimonianza di Quendi Appleton, direttrice del Centro Medico SOS di Monrovia – “Visitiamo dalle 50 alle 60 persone al giorno. La maggior parte sono bambini. Io sono cresciuta nel Villaggio SOS di Monrovia insieme ai miei quattro fratelli. Eravamo orfani e abbiamo […]

ebola00Oltre la metà delle vittime dell’Ebola in tutta l’Africa occidentale sono state registrate in Liberia.
Riportiamo la testimonianza di Quendi Appleton, direttrice del Centro Medico SOS di Monrovia – “Visitiamo dalle 50 alle 60 persone al giorno. La maggior parte sono bambini. Io sono cresciuta nel Villaggio SOS di Monrovia insieme ai miei quattro fratelli. Eravamo orfani e abbiamo trovato una casa e una famiglia. Sognavo di poter aiutare anch’io gli altri.
Ho studiato e sono diventata infermiera. Oggi, gestisco il centro medico SOS di Monrovia. Ero qui anche quando è scoppiata la guerra civile. Lavoravo 13 ore al giorno. Ma l’ebola è peggio della guerra civile. E’ orribile. Difficile da descrivere. Il bilancio delle vittime è drammaticamente in aumento, ma ci sono molte altre malattie che stanno uccidendo le persone, soprattutto i bambini: la malaria, il colera e la diarrea. Il Ministero della Sanità è ridotto al minimo. Noi stiamo cercando di fare il possibile. Siamo aperti 24 ore al giorno.
Ogni settimana muoiono 10 bambini. Sulle 60 persone che trattiamo ogni giorno, 40 sono bambini. La maggior parte di loro vengono per febbre alta, malaria, tifo e polmonite. Quando ci sono casi di presunta Ebola chiamiamo un team del Ministero della Sanità che li trasferisce nei Centri Medici specializzati. Su 40 casi sospetti, 19 erano effettivamente malati; 3 erano bambini. Davanti al nostro centro si accalcano tantissime persone. Il problema più grande è che non possiamo lasciarli in coda. Rischierebbero il contagio.
Alcuni di loro arrivano stremati dopo lunghe ore di viaggio e molti sono coloro che tentano di scappare quando li informiamo che esiste una possibilità che siano stati contagiati. Hanno paura. C’è informazione ma è come se le persone non volessero credere alla malattia. C’è un rifiuto collettivo. Ecco perché fuggono. Stiamo rischiando di rimanere senza Protezione Individuale. Questa sarebbe una vera emergenza. Senza protezione anche il personale medico e infermieristico sarebbe a rischio contagio”.

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