Isolamento personale e sociale: madre depressa uccide il figlio disabile

Si sono trovati davanti a una scena raccapricciante gli agenti del commissariato di Afragola, in provincia di Napoli, quando, avvertiti dai vicini di casa, oggi intorno a ora di pranzo hanno trovato il corpo senza vita di Mirco Gatti, un ragazzo disabile di 23 anni. Il ragazzo è stato sgozzato dalla madre con un grosso […]

Afragola, in provincia di NapoliSi sono trovati davanti a una scena raccapricciante gli agenti del commissariato di Afragola, in provincia di Napoli, quando, avvertiti dai vicini di casa, oggi intorno a ora di pranzo hanno trovato il corpo senza vita di Mirco Gatti, un ragazzo disabile di 23 anni. Il ragazzo è stato sgozzato dalla madre con un grosso coltello da cucina che gli ha reciso la vena giugulare riportando ferite anche in altre parti del corpo. La stessa arma che la donna, ricoverata ora in condizioni critiche all’ospedale San Giovanni di Dio nel vicino comune di Frattamaggiore, ha puntato poi contro se stessa procurandosi gravi ferite all’addome e al collo. Ma la donna avrebbe colpito il ragazzo anche alla testa servendosi di un martello. Pare che sia passato del tempo tra il momento dell’omicidio del ragazzo e quello del tentato suicidio della madre, una donna di 59 anni che soffriva ormai da tempo di depressione.
La donna era separata e accudiva il ragazzo, con gravi problemi di disabilità cognitiva, da sola, senza alcun aiuto. Dal comune di Afragola fanno sapere che la donna percepiva dagli uffici comunali il reddito di cittadinanza ma che non aveva fatto richiesta di assistenza domiciliare. Fonti interne all’amministrazione comunale sottolineano anche che fino a due anni fa Mirco Gatti frequentava un centro dell’Asl, ma che oramai non riceveva più cure se non quelle della madre nella sua abitazione di via Guglielmo Pepe. Nella casa viveva anche un’altra figlia della donna, la stessa che oggi ha ritrovato in una pozza di sangue il corpo esamine del fratello. “Una situazione familiare complicata – ha commentato il sindaco del comune napoletano, Domenico Tuccillo – che, per una serie di concause, dalle difficoltà economiche al disagio sociale, ha portato questa donna alla depressione. Una depressione che, possiamo immaginare, nel tempo si sia acuita fino a sfociare nel raptus di oggi”.
“Un segnale di solitudine e di vuoto, il gesto della mamma che ha ucciso ad Afragola il figlio disabile: l’atto estremo di un isolamento personale e sociale di cui le istituzioni non possono non farsi carico”, ha sostenuto Sergio D’Angelo, direttore del gruppo di imprese sociali Gesco e già assessore alle Politiche sociali del comune di Napoli. “Senza volere esprimere alcun giudizio di merito su questa drammatica vicenda di cronaca – ha proseguito dobbiamo tuttavia constatare che non può essere solo un gesto dettato dalla follia ma che, piuttosto, è la conseguenza della mancanza di una rete di protezione sociale adeguata. È evidente che è il risultato di 23 anni di stanchezza e di solitudine. Essere mamma non può in alcun caso significare doversi da sola fare carico della vita del proprio figlio; a maggior ragione quando si tratta di un ragazzo disabile, con l’evidente necessità di un sostegno quotidiano e di competenze e risorse che non sempre possono essere presenti all’interno del nucleo familiare”. “Episodi come questo – ha concluso D’Angelo – rimettono al centro del dibattito pubblico non solo il problema dell’assenza dei servizi ma la questione, forte, della presa in carico delle persone con difficoltà, che in un Paese civile deve essere fatta con mezzi , risorse e competenze adeguate”.
Dal canto suo, l’amministrazione comunale di Afragola, stando al sindaco e al vicesindaco delegato anche per le Politiche sociali, Giovanni Giglio, fa sapere che da tempo, per sgravare le famiglie dei disabili dalle spese da sostenere per la cura dei propri figli, si era fatta promotrice della proposta di eliminare il principio della compartecipazione a carico dei nuclei familiari della persona con problemi di disabilità (cui tocca il 36% della spesa, contro il 50% della regione e il 24% del comune). Una battaglia per il momento in fase dei stallo poiché non si è trovato un accordo con gli altri comuni dell’Ambito territoriale di cui fa parte Afragola. (mn)

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