L’Italia di Totò

E’ stata messa a punto una pelle sintetica tutta nuova, fatta di nanonastri di silicio, molto più “intelligente” degli altri modelli di e-skin messi a punto finora, capace di far sentire caldo, freddo ed umidità: un traguardo notevole per il progresso di mani o arti finti messo a punto da un gruppo di ricercatori, coordinati da […]

l'arte_di_arrangiarsi_alberto_sordi_luigi_zampa_005_jpg_rnigE’ stata messa a punto una pelle sintetica tutta nuova, fatta di nanonastri di silicio, molto più “intelligente” degli altri modelli di e-skin messi a punto finora, capace di far sentire caldo, freddo ed umidità: un traguardo notevole per il progresso di mani o arti finti messo a punto da un gruppo di ricercatori, coordinati da Dae-Hyeong Kim dell’università di Seoul.

Ma da noi Renzi mostra una versione più avanzata di totale faccia tosta, pelle e muscoli compresi, annunciando in video, martedì pomeriggio, che l’aria è cambiata e ce ora non ruberà più nessuno, grazie a lui e al suo governo che oggi, in riunione special, inaspriranno le pene in modo che la corruzione nel Paese cada sotto una pietra tombale.

Non una ruga di incertezza sul suo viso, con una pelle che pare elettronica e fatta per convincere gli italiani che continuano nel 33% dei casi ad accordargli fiducia, mente tutto si frantuma e crolla, sotto il profilo economico, etico, organizzativo e non solo.

Saranno in totale quattro le “piccole grandi modifiche al nostro codice penale” inserite in un ddl (“un’integrazione alla normativa già in discussione al Senato”, precisa il guardasigilli Andrea Orlando), ha spiegato il primo ministro: “Quando uno che ruba può patteggiare e trovare la carta di uscita gratis di prigione come nel Monopoli, questo è inaccettabile. In Italia su una popolazione carceraria di circa 50 mila persone, in carcere per corruzione con sentenza passata in giudicato sono solo 257. Trovo che sia inaccettabile”.

Di conseguenza, verrà allungato “il periodo di prescrizione” e verrà reso anche «molto più semplice procedere alla confisca dei beni chi ha rubato ed è condannato con sentenza passata in giudicato». Il quarto punto è che il condannato “dovrà restituire il maltolto fino all’ultimo centesimo”.

Scrive Loretta Napoleoni sui il fatto Quotidiano, che dopo l’ennesimo scandalo siglato “Mafia Capitale”, uno scrittore islandese in visita in Italia, le ha chiesto perché gli italiani non si ribellano e a leui è stato difficile dare spiegazioni.

Ha ragione lei: noi italiani siamo grandiosi nell’arte di arrangiarci, per questo amiamo Totò e Alberto Sordi e finchè le pensioni dei nonni ci permettono sigarette e benzina, al massimo mugugniamo, ma poi andiamo avanti.

La corruzione fa parte dell’arte di arrangiarsi, è il suo lato oscuro e né il Jobs Act né l’uscita dall’Euro bastano, perchè saranno solo dei palliativi lanciati da chi vuole farci illudere che la situazione non è così drammatica se basta coniare una nuova moneta o licenziare il lavoratore garantito per riprendersi.

Don Ciotti, su Avvenire, ha detto che: “La procura di Roma ha inserito il 416 bis che individua nel nostro Paese i reati di stampo mafioso. Per concretizzare il reato non è necessario il controllo del territorio attraverso la violenza bruta, sparando e minacciando. Questa non è una mafia con la lupara”. La corruzione “sottrae denaro che potrebbe essere investito per dare dignità alle persone. Il problema non è solo chi fa il male ma quanti guardano e lasciano passare”.

Ed ha continuato affermando che: “c’è bisogno che l’Europa imprima quella marcia in più e l’Italia rifletta e fortemente su tutto questo. Non è stata la stessa Banca d’Italia a parlare di corrotti che siedono regolarmente nei consigli di amministrazione di enti pubblici? Speravamo di avere superato tutto questo. La storia ci dice che può esistere una politica senza mafie ma che non possono esistere mafie senza il concorso della politica, che sta continuando a permettere alla società di rubare a se stessa”.

In fondo Renzi, col suo giovanilismo, la sua faccia di bronzo e le sue reiterate convinzioni, ha solo ringiovanito e non cambiato nella sostanza questa politica.

Né il volto dei solidali di tale stato di cose, i burocrati e la burocrazia, al centro delle storie pazzesche che Almodovar mette al centro del suo ultimo, divertente ed amaro film (nelle sale da domani): “Storie pazzesche”, appunto, affidato all’argentino Damiàn Szifron, in cui si è occupato però, di produzione (col fratello) e spirito corrosivo.

Un film sulla rabbia che finalmente si esprime ed esplode e che in Argentina (alle prese con un clima simile a quello italiano) ha totalizzato di già tre milioni di spettatori.

Indignazione e reazione ai soprusi; è questo che il film vuole trasmettere e speriamo lo faccia con autentica passione e non con la mimica studiata di Renzi e dei politici in generale.

Carlo Di Stanislao

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