Pena di morte: una violazione dei diritti umani che deve cessare

Il 21 novembre la vasta maggioranza dei paesi del mondo ha dato l’appoggio alla risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite per istituire una moratoria sulle esecuzioni in vista dell’abolizione globale della pena di morte: 114 dei 193 stati membri hanno votato a favore della risoluzione, che verrà esaminata a dicembre dall’Assemblea generale in sessione plenaria […]

COLOSSEO ILLUMINATO CONTRO LA PENA DI MORTEIl 21 novembre la vasta maggioranza dei paesi del mondo ha dato l’appoggio alla risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite per istituire una moratoria sulle esecuzioni in vista dell’abolizione globale della pena di morte: 114 dei 193 stati membri hanno votato a favore della risoluzione, che verrà esaminata a dicembre dall’Assemblea generale in sessione plenaria per la definitiva approvazione.

«Il voto conferma che un numero sempre maggiore di paesi concorda sul fatto che la pena di morte è unaviolazione dei diritti umani che deve cessare. Il voto trasmette inoltre un messaggio chiaro alla minoranza dei paesi che ancora usa la pena capitale: siete sul lato sbagliato della storia» ha dichiarato Chiara Sangiorgio, esperta sulla pena di morte del Segretariato Internazionale di Amnesty International.

Dal 2007, quattro risoluzioni hanno chiesto una moratoria mondiale sulla pena di morte, con un sostegno ogni volta più ampio.

La risoluzione di ieri ha ottenuto tre voti in più a favore rispetto al 2012: 114 rispetto a 111, con 36 voti contrari rispetto a 41 e 36 astensioni rispetto a 34. La proposta di risoluzione è stata sponsorizzata dal numero record di 94 stati membri delle Nazioni Unite di ogni parte del mondo.

I nuovi voti a favore sono arrivati da Eritrea, Figi e Niger. Un segnale positivo è stato anche il passaggio dal fronte dei contrari a quello degli astenuti di Bahrein e Myanmar. Purtroppo, Papua Nuova Guinea, astenuta nel 2012, ha votato contro.

Il voto espresso nel III Comitato dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite – che si occupa di temi sociali, umanitari e relativi ai diritti umani – è un importante indicatore di ciò che accadrà a dicembre, quando si attende che la risoluzione verrà approvata in sessione plenaria. Seppur non vincolanti dal punto di vista legale, le risoluzioni dell’Assemblea generale hanno un peso morale e politico considerevole.

«I governi del mondo devono cogliere l’opportunità di questo voto e rinnovare gli sforzi per trasformare in realtà la richiesta della moratoria: speriamo che il consenso in occasione del voto finale di dicembre sia ancora maggiore», ha concluso Sangiorgio.

Amnesty International pertanto sollecita tutti gli stati membri delle Nazioni Unite a sostenere la risoluzione durante la sessione plenaria. I paesi che ancora mantengono la pena di morte dovrebbero istituire immediatamente una moratoria sulle esecuzioni, come primo passo verso la completa abolizione della pena capitale.

Quando, nel 1945, vennero fondate le Nazioni Unite, solo otto degli allora 51 stati membri avevano abolito la pena di morte. Oggi, gli stati membri abolizionisti per tutti i reati sono 95. In totale, 137 paesi hanno abolito la pena di morte nelle leggi o nella prassi.

Commentando il voto favorevole del III Comitato dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il presidente di Amnesty International Italia Antonio Marchesi ha voluto ricordare l’importante ruolo dell’Italia, il cui ministero degli Affari esteri ha voluto quest’anno istituire una task force per coordinare le strategie tra governo e organizzazioni abolizioniste, tra cui la stessa Amnesty International.

(Foto di Ansa/Giulia Pelosi – Il Colosseo si illumina quando uno Stato abolisce la pena capitale)

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