Questione Curda

Alberto Sanza, nel suo fondamentale “Atlante delle popolazioni”, ci dice che i Curdi (lingua Kurda, famiglia linguistica indoeruropea) sono un’antica popolazione nomade la cui attività economica tradizionale si basava sull’allevamento ovino, mentre l’agricoltura occupava per loro uno spazio molto marginale. In biologia sappiamo che il ceppo è portatore di una particolare forma di emoglobina che […]

kurdistanAlberto Sanza, nel suo fondamentale “Atlante delle popolazioni”, ci dice che i Curdi (lingua Kurda, famiglia linguistica indoeruropea) sono un’antica popolazione nomade la cui attività economica tradizionale si basava sull’allevamento ovino, mentre l’agricoltura occupava per loro uno spazio molto marginale.
In biologia sappiamo che il ceppo è portatore di una particolare forma di emoglobina che ci fa comprendere che discendano dagli abitanti dell’antico Regno di Corduene, noti anche come Carduchi, a loro volta discendenti dagli antichi Medi, con apporti dei Galati, di stirpe Celtica, etnicamente vicini a diverse altre popolazioni che abitano gli altopiani dell’Iran.
Ma, nonostante lingua e genia, un vero paese Curdo, ovvero un vero Kurdistan, non è mai stato creato e, con la caduta dell’impero ottomano, i Curdi sono stati divisi tra più stati da delle linee tracciate politicamente sulla carta senza tenere in alcun conto i loro bisogni,causando,come del resto è successo in tutta l’Africa dove queste linee tracciate a tavolino da dei politicanti hanno diviso tra più stati i membri di una stessa etnia,motivo di guerre di rivendicazione e lotte per ottenere un riconoscimento.
Ci ricordano gli esperti di “Contextus” che, a tempi dell’impero ottomano (nel XIX secolo), era di fatto riconosciuto un territorio curdo suddiviso,ma senza vi fosse un riconoscimento ufficiale.
E’ stato agli albori del secolo scorso che le istanze nazionalistiche si sono fatte molto più forti in concomitanza con gli sviluppi della I Guerra Mondiale e il 10 agosto del 1920 fu firmato un Trattato Internazionale a Sèvres, che prevedeva la creazione del Kurdistan nella zona a nord di Mossoul, in un territorio particolarmente ricco di petrolio.
Da allora il Kurdistan, è considerato a livello internazionale una nazione, in quanto abitato da una popolazione che presenta caratteristiche condivise quali la lingua, una storia comune, dei simboli di riferimento, ma non esiste un vero stato per i circa 30 milioni di curdi che la abitano.
Dal mesi di giugno, poi, da quando l’esercito iracheno ha subito una sconfitta dopo l’altra, dimostrando la totale incapacità del governo locale di organizzare una valida difesa contro i miliziani dell’ISIS, oggi IS, le cronache dipingono come paladini di libertà contro l’avanzata enclaviva dei mussulmani in Mesopotamia i guerriglieri curdi, chiamati peshmarga, termine che tradotto letteralmente significa: “coloro che affrontano la morte” e che, in questi giorni di eccidi e massacri, ricevono aiuti militari da Usa ed Ue per divenire il loro braccio operativo sul campo.
A questo punto è interessante notare che i curdi hanno stretto da tempo ottimi rapporti con gli Stati Uniti, verso i quali hanno maturato una certa riconoscenza da quando nel 1991 gli USA sono intervenuti contro Saddam e la sua politica di genocidio.
Filo-occidentali e decisamente democratici, se comparati con altri governi presenti in Medio Oriente, i curdi rappresentano l’unica vera speranza contro la dominazione dell’Iraq da parte dell’ISIS o IS.
Ma vi è comunque un ulteriore problema: un’eventuale indipendenza del Kurdistan causerebbe una degenerazione della crisi irachena, trasformando questo Stato in una seconda Somalia.
Ma è proprio a questo che i Curdi mirano, con la Siria indepbolita da tre anni di guerra civile, l’Iraq frammentato ed incerto e i curdi turchi, che nel frattempo, stanno negoziando con il governo locale per il riconoscimento della propria indipendenza.
Va detto che in turchia i curdi, chiamati “turchi di montagna”, sono una minoranza che ha una lunga storia alle spalle, che risale agli accordi di pace dopo il primo conflitto mondiale quando, dopo lo scioglimento dell’impero ottomano, il territorio abitato dai curdi viene smembrato tra Turchia, Iraq, Iran e Siria. L’opposizione curda al potere di Ankara è sempre stata un tema centrale della politica turca, ma agli inizi degli anni Ottanta il conflitto diventa una vera e proprio guerra, con il governo turco che ha ricevuito armi soprattutto dagli Stati Uniti ma anche da Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia, Spagna e Israele ed i guerriglieri curdi, aiutati invece da Iran, Siria e Armenia.
In Turchia, dopo l’arresto del leader del PKK Abdullah Ocalan, il movimento curdo ha dichiarato una tregua unilaterale dall’aprile 2002, stato sciolto il Partito dei Lavoratori Curdo per far nascere il Congresso per la Libertà e la Democrazia del Kurdistan (KADEK), al quale sono state affiancate, per solo scopo difensivo, le Unità di Difesa del Popolo.
Il 15 novembre 2003 il movimento indipendentista curdo ha rinunciato al separatismo, ma per ragioni di auto-difesa non ha sciolto il suo braccio armato.
Inoltre, poiché la condizione del popolo curdo è restata precaria sia in territorio turco sia nel nord dell’Iraq, la tregua dichiarata dall’arresto del leader è finita nel giugno del 2004, con la Turchia che ha minacciato più volte di invadere il nord dell’Iraq a maggioranza curda.
Nel luglio 2011 la questione è tornata ad esplodere a Silvan, nella provincia del sud-est di Diyarbakır, con uno scontro a fuoco tra l’esercito e i guerriglieri del Pkk, con la cantante turca di origini curde Aynur Doğan che è stata sonoramente fischiata, al festival jazz di Istanbul, per aver cantato nella sua lingua, al punto da dover interrompere il concerto sotto il lancio di cuscini e bottigliette di plastica; mentre nel quartiere periferico di Zeytinburnu, sempre nella capitale imperiale, ultranazionalisti appartenenti ai lupi grigi e appoggiati da immigrati afgani, albanesi e tatari si sono affrontati per alcune notti di seguito – prima della retata conclusiva della polizia – con gruppi di curdi vicini al Pkk.
Dopo la morte di Saddam Hussein, il Kurdistan iracheno è diventato un punto di riferimento per tutte le comunità curde, avendo praticamente ottenuto l’autogoverno e l’Iran pare il più sollecito nel finanziasre le rivolte curde in tutta la regione.
Come si vede una situazione complesa e difficile da sbrogliare a causa del fatto che riguarda molti interessi e numerosi equilibri e restano ancora vane le parole di Mazlum Dogan, uno dei fondatori del PKKche si diede fuoco il 21 marzo 1982, nella stanza di tortura nel carcere di Diyarbakir, in Turchia, che ha scritto: “Un nuovo giorno nascerà dalla mezzanotte di oggi, quando vedi questo fuoco sarai libero”.
Di fuochi ed eccedi se ne vedono molti in Iraq ed altrove nella regione, ma nessuno sembra auspicare pace o libertà.

Carlo Di Stanislao

2 risposte a “Questione Curda”

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