Scenari di guerra

Si muore a Gaza, dove un intero quartiere è stato spazzato via dalle bombe e il numero delle vittime è salito a 501 e si muore a Tripoli dove, negli scontri fra milizie rivali per il controllo dell’aeroporto iniziate domenica 13 luglio, sono già morte 47 persone. Si muore anche nei cieli di Ucraina, con […]

Immagine (3)Si muore a Gaza, dove un intero quartiere è stato spazzato via dalle bombe e il numero delle vittime è salito a 501 e si muore a Tripoli dove, negli scontri fra milizie rivali per il controllo dell’aeroporto iniziate domenica 13 luglio, sono già morte 47 persone.

Si muore anche nei cieli di Ucraina, con due video ed una foto che mostrano un camion di missili Buk, di fabbricazione russa, a Snizhne, città in mano ai separatisti filorussi, con Putin che telefona nella notte ed afferma che non bisogna fare della tragedia uno strumento di ritorsione politica.

Papa Francesco dice basta violenze , ma le sue parole si stemperano contro il muro dell’odio che in questi tempi sembra l’unica, indistruttibile certezza.

Dopo gli scontri dei giorni scorsi davanti a due sinagoghe di Parigi, le autorità francesi hanno deciso di vietare ogni altra manifestazione pro-palestinese, ma, nonostante questo, sabato sono scesi in piazza centinaia di giovani e di intellettuali, con auto incendiate e cariche della polizia nel quartiere multietnico di Barbès, dove la manifestazione era guidata da Alain Pojolat, del Nuovo partito anticapitalista (Npa).

La situazione è tale che la stampa francese parla di “polveriera parigina” , con il presidente Holland che condanna gli incidenti, dopo che, lo scorso 14 luglio per la festa nazionale, aveva avvertito che: “Il conflitto israelo-palestinese non può essere importato in Francia”.

L’Europa continua a tacere su Gaza e soprattutto tace l’Italia che rende così “irricevibile” la candidatura di Federica Mogherini ad alto commissario Ue agli esteri.

Chi scende in campo, invece, ancora una volta con ferma determinazione, è Papa Bergoglio, che telefona a Perez e al presidente di Palestina Mahmoud Abbas, per chiedere una cessazione del conflitto.

Ed interviene anche, Obama che invece continua a sostenere per “Israele il diritto a difendersi”, mentre il presidente russo Vladimir Putin e quello iraniano Hassan Rohani concordano sulla “necessità d’uno stop immediato del conflitto”.

Intanto l’incendio si allarga, con il ministro turco degli Esteri, Ahmet Davutoglu, che ha chiesto una riunione aperta d’emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla situazione nella Striscia di Gaza, precisando di essere in contatto con il partito Fatah del leader dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas, e con Hamas, discutendo anche con il segretario di Stato Usa, John Kerry, mentre il suo premier Recep Tayyip Erdogan accusa il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi d’essere di fatto dalla parte d’Israele, lasciando intendere che la sua mediazione su Gaza sia stata in realtà un doppio gioco.

Scrive Mario Lucio Genghini che la vicenda tormentata della nomina del “ministro degli Esteri” europeo ci porta a intuire due cose fondamentali.

La prima: Gli Stai Uniti, insieme a Londra e Berlino, hanno un peso enorme sulle scelte di Bruxelles. Inoltre, altro dato da non sottovalutare, la Casa Bianca non ha deciso di ridimensionare l’appoggio all’alleato storico (Israele), anche se molti continuavano a dire che le cose stessero andando nella direzione opposta. Per gli USA il fatto che ora la Ue, in una situazione così delicata, dovrà attendere la fine di agosto per avere un “ministro degli esteri” è molto meglio, perché così si eviterà di prendere posizioni sgradite nei confronti di Israele. A tal proposito non sembra un caso la netta presa di posizione contro Mogherini e candidato alternativo Dalema del Financial Times che, ha ricordado come quest’ultimo, durante il governo Prodi, come ministro degli esteri, aveva preso una posizione troppo vicina alla Palestina, aprendo un canale di dialogo con Hezbollah per una missione di pace in Libano, fatto per il quale, come si ricorderà, fu aspramente criticato anche dalla comunità ebraica in Italia. Ma mentre politica e diplomazia si muovano sulle loro scacchiere, a Gaza e altrove si continua a morire, senza che nessuno dei potenti sia davvero intenzionato alla pace ed al dialogo. Come è accaduto continuamente dal 2001, come ha scritto in più occasioni Umberto Eco, il problema che agita la coscienza di tutti non è se il terrorismo sia bene o male e se vada debellato, ma se si possa ammettere una qualunque dose di violenza e di reazione per legittima difesa, dal momento che azioni di guerra possono spingere le masse fondamentaliste a prendere il potere nei vari stati musulmani, anche quelli che oggi appoggiano gli Stati Uniti e l’intensificarsi di attentati insostenibili può spingere le masse occidentali a considerare l’Islam nel suo complesso come il nemico.

Sicché i vari focolai in tal senso, sembrano preparare lo scontro frontale, l’Armageddon decisivo, l’urto finale tra le forze del Bene e quelle del Male (con ciascuna parte che considera “male” la parte opposta).

Dovremmo invece rammentare che, dalle Crociate in poi, ogni guerra di religione è stata sanguinosa ed inutile e che, fermati i turchi davanti a Vienna, si è vinto a Lepanto, si sono erette torri sulle coste per avvistare i pirati saraceni, e si è andati avanti così, con i turchi che non hanno conquistato l’Europa, ma il confronto che è rimasto, invariato.

Ed il problema non è solo guerra fra Cristianità ed Islam, ma anche fra Est ed Ovest, come dimostrano i fatti della Ucraina, con scioccanti ed ambivalenti gli avvertimenti che lo stesso Obama, già Nobel per una pace più raccontata che inseguita, ha pronunciato dopo l’incontro con il presidente appena eletto dell’Ucraina Proshenko: ”Le nazioni più grandi non devono essere autorizzate ad intimidire le piccole, a imporre la loro volontà con le armi, o con uomini mascherati che occupano edifici. E un colpo di penna non potrà mai legittimare il furto del territorio di un vicino. Non accetteremo l’occupazione russa della Crimea e le violazioni della sovranità ucraina, le nostre nazioni libere saranno unite affinché ulteriori provocazioni da parte della Russia portino a un maggior isolamento e a maggiori costi per la Russia.”; dimostrando che l’America sta ancora colonizzando il mondo e la prossima area in agenda si chiama Europa, già infiltrata con le sue basi Nato ed i suoi aiuti strategici.

A rendere la guerra nel sud-est della Ucraina ancor più melmosa, emergono sempre maggiori prove di una partecipazione polacca che dapprima era stata indiretta, cioè senza unità militari ufficiali, ma dal 16 luglio è cambiata, dal momento che, in quella data nel porto di Odessa, sono stati scaricati dodici veicoli semoventi armati con obici da 152 mm “Dana” di produzione ceca, assieme a bus e i camion per il trasporto truppe e materiale presumibilmente della 1^ Brigata di Artiglieria Masuria, con foto di soldati polacchi completamente equipaggiati che hanno raggiunto la stazione ferroviaria separata per raggiungere una tradotta in loro attesa ed altre prove fotografiche che ritraggono Jerzy Dziewulski, consigliere per la sicurezza dell’ex-presidente polacco Aleksander Kwasniewski, con il presidente del parlamento ucraino Oleksandr Turchinov a Slavjansk.

Si dice che la Polonia prepara da mesi una scenario di guerra nell’Est Europa, favorita in ciò dagli USA, con il leader politico Sikorski che manovra per il primo posto nella politica estera dell’UE (ed ecco il niet dei paesi baltici alla esilarante idea del nostro bamboccione di candidare la Mogherini senza tenere conto di questo quadro d’insieme) e che ha quasi completamente oscurato il primo ministro della Polonia, che il 69% degli europei nemmeno conosce. In questa operazione Sikorski, che è bravissimo nel promuovere i propri interessi nelle terre dell’ex-commonwealth polacco-lituano (la cui rinascita ha motivato il capo dei servizi di sicurezza polacco nel partecipare al golpe di febbraio contro Janukovich)., è aiutato dal subdolo Dziewulski, la sua forza attiva sul terreno, che guida tatticamente la strategia di Sikorski e con la sua vasta esperienza potrebbe anche indicare che controlli le unità mercenarie che combattono nel Donbas. Vale la pena, in conclusione, leggere la lettera di Alex Zanotelli su http://www.quarei.it/matonele/?p=6327#more-6327 e sperare che siano in molti a farlo per capire i motivi veri di tanta inutile violenza, morte e distruzione.

Carlo Di Stanislao

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