Ricostruzione: sequestrati beni per 2,5 mln a imprenditori

In esecuzione di un provvedimento del giudice per le indagini preliminari Giuseppe Romano Gargarella, su richiesta della Procura della Repubblica di L’Aquila, nella persona del pm Stefano Galo, i finanzieri del Comando provinciale di L’Aquila stanno eseguendo il sequestro di beni per un valore di 2,5 milioni di euro. Il provvedimento ablativo e’ in pregiudizio […]

Guardia-di-FinanzaIn esecuzione di un provvedimento del giudice per le indagini preliminari Giuseppe Romano Gargarella, su richiesta della Procura della Repubblica di L’Aquila, nella persona del pm Stefano Galo, i finanzieri del Comando provinciale di L’Aquila stanno eseguendo il sequestro di beni per un valore di 2,5 milioni di euro. Il provvedimento ablativo e’ in pregiudizio di due imprese edili aquilane, cui i finanzieri stanno sequestrando beni immobili ubicati in citta’ e nella provincia di Teramo. Il provvedimento e’ stato emesso dalla magistratura all’esito di indagini complesse riguardanti la ricostruzione post-terremoto della caserma aquilana Pasquali-Campomizzi (attualmente sede degli Alpini) che hanno rivelato fatti di turbata liberta’ degli incanti, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, abuso d’ufficio, reiterate falsita’ ideologiche commesse da pubblici ufficiali e da privati ed emissione/utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per 600 mila euro. Indagate dodici persone tra cui i vertici pro tempore del Provveditorato Interregionale delle Opere Pubbliche di Roma e della sede aquilana, dirigenti e tecnici dello stesso ufficio periferico oltre agli imprenditori coinvolti. Secondo l’accusa dirigenti e tecnici del Provveditorato alle Opere Pubbliche, sedi interregionali di Roma e coordinata di L’Aquila, hanno adottato procedure e soluzioni tutte finalizzate a far eseguire l’intera realizzazione delle opere previste alla caserma Campomizzi, ad opera delle imprese aquilane del Consorzio Federico II. Tale associazione di imprese, sorta appena un mese dopo la scossa del 6 aprile 2009, divenne nota all’opinione pubblica nel 2010, con una inchiesta della magistratura fiorentina nei confronti di una cosiddetta “cricca” di imprenditori che, con l’aiuto di politici e dirigenti pubblici sperava di accaparrarsi importanti commesse pubbliche sfruttando conoscenze e rapporti con la Protezione civile nazionale ed i Provveditorati delle Opere Pubbliche. Le due imprese aquilane, facenti parte del Consorzio, rispondono anche ai sensi del D.l.vo 8/6/2001, n. 231 che prevede la responsabilita’ amministrativa degli Enti. L’ingiusto vantaggio patrimoniale conseguito dalle due importanti imprese aquilane e’ stato quantificato dai periti tecnici, incaricati dalla Procura della Repubblica, in 2,5 milioni di euro e configura l’ipotesi di truffa aggravata consumata ai danni del Provveditorato alle Opere Pubbliche e della Protezione Civile. Per tale importo, in relazione all’ipotesi truffaldina, il gip di L’Aquila ha emesso il provvedimento di sequestro in esecuzione. Le operazioni di sequestro riguardano tre appartamenti, un villino ed un box nel complesso residenziale “Il Castello” a Tortoreto, mentre a L’Aquila si riferiscono ad un capannone ad uso commerciale, sede dell’impresa indagata, tre appartamenti a Pettino, un altro a S. Antonio ed un box nei pressi di viale Corrado IV. Il “Consorzio Federico II” era composto dall’impresa toscana Btp (Baldassini-Tognazzi-Pontello) di Riccardo Fusi e dalle imprese aquilane Marinelli ed Equizi, Barattelli e Vittorini Costruzioni ed era stato costituito proprio per conseguire lavori pubblici post-sisma. L’ipotesi accusatoria si basa sul fatto che i dirigenti e tecnici del provveditorato alle opere pubbliche sedi interregionali di Roma e coordinata di L’Aquila, abbiano adottato procedure e soluzioni finalizzate a pervenire al risultato di favorire l’intera realizzazione delle opere previste alla caserma Campomizzi, alle imprese aquilane del ‘Consorzio Federico II, ma solo quelle che risultano indagate in questo procedimento. Nel 2011 la magistratura aquilana aveva delegato, per le indagini, il Nucleo della polizia tributaria della Guardia di Finanza con particolare riferimento ai lavori di ristrutturazione di tre palazzine ubicate all’interno della Campomizzi da destinare, nel periodo dell’emergenza, ad alloggi per la popolazione all’epoca senza tetto. Si tratta in effetti di palazzine che, superato il periodo della prima emergenza alloggiativa, oggi sono destinate ad ospitare studenti universitari. Il Dipartimento della Protezione civile, nell’estate del 2009, aveva indicato quale stazione appaltante il provveditorato interregionale opere pubbliche Lazio, Abruzzo e Sardegna, sede coordinata di L’Aquila, che, ad agosto di quell’anno, ricorreva alla procedura negoziata, senza previa pubblicazione di bandi di gara, per l’esecuzione dei lavori. Alla fine la Marinelli ed Equizi srl dell’Aquila si aggiudico’ i lavori concernenti le tre palazzine pr un importo di 5 milioni 950 mila euro. Successivamente a tale aggiudicazione la stessa impresa ottenne ulteriori commesse per 5 milioni e 864 mila euro per realizzare una mensa cucina, la copertura in acciaio delle tre palazzine, tre centrali termiche e la recinzione perimetrale del sito in ristrutturazione. Stando agli accertamenti investigativi le commesse tutto erano tranne che lavori definibili di somma urgenza. E’ quindi emerso che numerose imprese designate direttamente dalla Marinelli ed Equizi e dall’unico subappaltatore ‘ufficiale’, la Barattelli, hanno effettuato quasi tutte le opere senza autorizzazione e comunicazione, in violazione della disciplina dei sub-appalti e dello specifico capitolato.

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