Contraddizioni Expo

I No-Expo fanno scempio di Milano nel giorno della inaugurazione della vetrina che potrebbe rilanciare il Paese. Qualcuno indossa maschere antigas, qualcun altro preferisce quella di Anonymous. Esplode il caos; auto e cassonetti a fuoco, molotov, sassaiole contro le forze dell’ordine, vetrine distrutte e banche prese d’assalto. Il presidente Mattarella esprime la sua ferma condanna, […]

I No-Expo fanno scempio di Milano nel giorno della inaugurazione della vetrina che potrebbe rilanciare il Paese.
Qualcuno indossa maschere antigas, qualcun altro preferisce quella di Anonymous. Esplode il caos; auto e cassonetti a fuoco, molotov, sassaiole contro le forze dell’ordine, vetrine distrutte e banche prese d’assalto.
Il presidente Mattarella esprime la sua ferma condanna, ma intanto gli stranieri continuano a pensare ad un Paese diviso ed ingestibile, su cui è difficile scommettere.
Gli scontri e le violenze hanno scatenato critiche di Lega e M5S nei confronti del ministro dell’Interno. “Quello che è successo a Milano era altamente preannunciato e Alfano si dovrebbe dimettere. Mi auguro che qualche centinaio di balordi passi qualche settimana a San Vittore”, ha detto il leader della Lega Nord Matteo Salvini, a Marina di Pisa.
Nessuno, neanche in questo caso, pensa di dover far quadrato e che è più importante l’immagine del Paese ai voti da raggranellare.
Alla inaugurazione, il coro canta l’inno d’Italia che ha la strofa “siam pronti alla morte” con “siam pronti alla vita”, che il premier Matteo Renzi usa per aprire   ì il suo discorso.
“Dimostriamo con l’Expo che l’Italia è orgogliosa delle sue radici, delle sue tradizioni. Il nostro vertiginoso passato ci invita a costruire e non soltanto a ricordare. Venite a scoprire che sapore ha l’Expo dell’Italia. Oggi inizia il domani! L’impresa più bella inizia oggi”. Sono in molti però a dubitarne.
Papa Francesco rivolge il suo invito ala comunità internazionale per “globalizzare la solidarietà”, ricordando la “Carta di Milano”, l’eredità immateriale della Expo, varata da Letizia Morati, allora sindaco della città, nel 2009, lanciando questo ambizioso progetto nato per rilanciare di un paio di punti il nostro Pil ed il sstema Paese, ma che si è sviluppato fra molte contraddizioni (sicurezza sul lavoro, garanzie per le maestranze) e sospette malversazioni.
Diritto al cibo sicuro e nutriente, contrasto degli sprechi, difesa del suolo, promozione dell’educazione alimentare, lotta al lavoro nero e minorile, sostegno del reddito, tutela della biodiversità investimenti nella ricerca, guerra alle frodi, energia pulita. Sono questi i 10 obiettivi contenuti nel manifesto tradotto in 19 lingue.
Ma a guardare gli sponsor vengono forti dubbi.
“Investire nella ricerca e in tecnologie con un rapporto nuovo tra pubblico e privato, favorire l’accesso all’energia pulita e lavorare per una sempre più corretta gestione delle cruciali risorse idriche, promuovere il riciclo e il riutilizzo, adottare azioni per la salvaguardia dell’ecosistema marino, proteggere con legislazioni adeguate il cibo da contraffazioni e frodi e contrastare il lavoro minorile e irregolare ancora drammaticamente diffuso”, dice la “Carta”, ma per quanto riguarda il cibo sano, la tutela del suolo, la lotta al lavoro nero e minorile, ci sono troppe contraddizioni interne all’evento.
Fa strano vedere tra gli sponsor marchi come Coca-Cola e McDonald’s e scoprire che qust’ultima, vera artefice planetaria del cibo spazzatura, rientra nel progetto Fare Futuro lanciato per sostenere l’agricoltura italiana con il patrocinio del ministero delle Politiche agricole, iniziativa che si rivolge a imprenditori italiani con meno di 40 anni che hanno un progetto di innovazione e sostenibilità per la propria azienda, con venti di loro che potranno rientrare tra i fornitori ufficiali di McDonald’s per tre anni, ciò fornire materiale a chi si rende responsabile di obesità, malattie metaboliche e loro disastrose conseguenze.
L’aumento dell’obesità non èi un allarme solo per i Paesi industrializzati, ma anche per quelli in via di sviluppo e pertanto mi chiedo se sia stato opportuno, al di là dell’aspetto economico, accettare tra i main sponsor Coca-Cola e McDonlad’s, a meno che non si voglia nutrire il Pianeta a bocconi di BigMac.
Per non parlare poi della tutela del suolo, argomenti in cui sono patenti interne e sospette contraddizioni.
A  dimostrarlo è la contestata New Alliance, stretta nel 2012 dai Paesi del cosiddetto Primo mondo, ha come obiettivo sconfiggere la fame di 50 milioni di persone in Africa entro il 2020. Il problema è che si tratta di una partnership tra pubblico e privato che consegna di fatto lo sviluppo agricolo di 10 Stati del Continente nero a 180 aziende, molte delle quali multinazionali. L’investimento promesso è di 8 miliardi.
Si tratta però di neo-colonialismo mascherato, un semplice make up. Visto che le terre spesso vengono espropriate, arraffate ,praticamente gratis, in Mozambico, la concessione per 99 anni è pagata un dollaro l’ettaro a danno dei contadini locali.
Ancora una volta i paesi ricchi che depredano i poveri, sotto forme diverse ma non meno spoglianti.
C’è poi la questione dell’olio, con i dati che ci dicono che, nel 2013, 1,9 milioni di tonnellate di olio sono arrivate in Unione europea da aree di 700 mila ettari in Malesia e Indonesia.
Come scrive “Lettera 43”, parte di questo olio è acquistato da Eni che ha recentemente riconvertito la raffineria di Porto Marghera. Operativa dal mese di giugno 2014, con una capacità di circa 350 mila tonnellate all’anno di green diesel, la raffineria “utilizza oli vegetali di prima generazione (olio di palma), provenienti dall’Indonesia”, ha chiarito il gruppo aLettera43.it., sottolineando che “l’olio che oggi viene utilizzato è certificato secondo una o più norme volontarie approvate dalla Commissione europea”. In particolare, “tutte le norme vietano la coltivazione in zone di alta biodiversità come per esempio le aree ricoperte da foresta primaria». Il sistema di certificazione di bio-sostenibilità prevede inoltre che «ogni singola partita di prodotto acquistata debba essere dichiarata sostenibile ai sensi della direttiva europea 28/2009 e del d.l. attuativo 28/2011 dal fornitore stesso, che sia già stato a sua volta certificato tramite i suddetti sistemi di certificazione volontaria”.
Dunque è il fornitore che certifica la sostenibilità del prodotto.
L’olio di palma, estremamente tossico, è presente in molti prodotti alimentari italiani, tra cui quelli a marchio Ferrero (altro sponsor Expo) e le le patatine San Carlo il cui testimonial, tra mille polemiche, è Carlo Cracco, chef ambassador della manifestazione.
Per concludere il lavoro minorile, che si vorrebbe combattere mentre l’Eni, 30% di partecipazione statale, e sponsor dell’evento è accusata di land grabbing e sfruttamento.

Carlo Di Stanislao

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