Occhio ai gatti, possono renderti cieco

Avevate mai pensato che il vostro gatto potrebbe rendervi ciechi? Probabilmente sì, penseranno molti di voi, con un’unghiata ben assestata, ma non è di questo che stiamo parlando. Secondo una ricerca condotta dalla University of California di Los Angeles, vivere in casa con un amico felino può aumentare il rischio di contrarre il glaucoma, una […]

Avevate mai pensato che il vostro gatto potrebbe rendervi ciechi? Probabilmente sì, penseranno molti di voi, con un’unghiata ben assestata, ma non è di questo che stiamo parlando. Secondo una ricerca condotta dalla University of California di Los Angeles, vivere in casa con un amico felino può aumentare il rischio di contrarre il glaucoma, una malattia che colpisce gli occhi e che è tra le prime cause di cecità nel mondo.

Lo studio, pubblicato sull’American Journal of Ophthalmology, ha evidenziato che i pazienti affetti da questa pericolosa patologia, hanno particolari livelli di Immunoglobuline E, un tipo di anticorpo allergico prodotto dal corpo quando viene a contatto con gatti o scarafaggi. Di solito questo particolare anticorpo è presente nelle persone affette da asma o da febbre da fieno. Secondo lo studio, la presenza in quantità elevata delle Immunoglobuline E gioca un ruolo importante nel glaucoma. Questa malattia, che è la seconda causa di cecità nel mondo, interessa solitamente entrambi gli occhi contemporaneamente e si sviluppa quando il fluido oculare prodotto non riesce a defluire in maniera corretta, accumulandosi in prossimità del bulbo. La pressione di tale fluido può provocare delle lesioni ai nervi e alle fibre nervose della retina.

Lo studio è stato condotto su circa 1700 persone. Il 5% di queste ha ricevuto una diagnosi di glaucoma e il 14% delle stesse aveva dei livelli di Immunoglobuline E piuttosto alte, in risposta alla presenza di gatti. Al contrario, vivere a diretto contatto con un cane non comporta particolari rischi di contrarre il glaucoma, visto che lo studio ha dimostrato che soltanto il 6% dei pazienti affetti dalla malattia, aveva dei livelli di Immunoglobuline E elevati in risposta alla presenza di cani. Il motivo di questa differenza risiede, secondo gli studiosi, probabilmente nel fatto che i cani trascorrono, rispetto agli amici felini, più tempo all’aria aperta.

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