Finanziamento pubblico ai partiti senza controlli, ira del M5S

Una pioggia di banconote false da 500 euro dai banchi occupati dal Movimento 5 Stelle, ha “salutato” l’approvazione del ddl Boccadutri (Pd), che di fatto dà il via libera al finanziamento pubblico ai partiti per il biennio 2013-2014, senza alcun controllo sulle spese degli stessi. Un emendamento alla legge presentata dal deputato Sergio Boccadutri (Pd) […]

Una pioggia di banconote false da 500 euro dai banchi occupati dal Movimento 5 Stelle, ha “salutato” l’approvazione del ddl Boccadutri (Pd), che di fatto dà il via libera al finanziamento pubblico ai partiti per il biennio 2013-2014, senza alcun controllo sulle spese degli stessi. Un emendamento alla legge presentata dal deputato Sergio Boccadutri (Pd) e firmata della collega di partito Teresa Piccione (Pd), che permette ai partiti di spartirsi una torta da 45,5 milioni di euro, ai quali soltanto il partito di Beppe Grillo ha scelto di rinunciare. L’emendamento è stato presentato dopo che gli uffici di presidenza di Camera e Senato, tra la fine di luglio ed agosto, avevano di fatto fermato l’erogazione del finanziamento, perché impossibilitati a svolgere tutti i controlli sulle spese necessari, a causa della carenza di personale.

Il testo approvato ieri con 319 sì, 88 no e 27 astenuti, elimina il problema, rendendo non più necessari i controlli stessi. “Quella di oggi sarà ricordata come la giornata della vergogna. Con un colpo di mano i partiti hanno mandato a quel paese la certezza del diritto e si sono intascati un bottino da 45,5 milioni di euro in assenza di qualsiasi controllo sulla loro regolarità finanziaria e fiscale”, hanno dichiarato gli esponenti del movimento Cinque Stelle. “E’ un calcio in bocca a chi lavora ogni giorno. La prova che in questo Paese le regole e i controlli valgono solo per gli altri, per chi fa impresa, non per i partiti”, ha aggiunto Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera.

Ad ogni modo l’iter del discusso emendamento e della legge non è ancora concluso, visto che ora la palla passa al Senato, chiamato a dare l’ultimo via libera perché il testo diventi legge.

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