Legge Anticorruzione approvata alla Camera

Con 280 voti favorevoli, 53 contrari e 11 astenuti, la Camera dei Deputati ha approvato definitivamente il ddl Anticorruzione, trasformandolo così in Legge, senza apportare modifiche a quello che era il testo uscito dalla votazione in Senato. Hanno espresso voto favorevole al disegno di legge Pd, Sel, Scelta Civica, Per l’Italia, Area Popolare e Alternativa […]

Con 280 voti favorevoli, 53 contrari e 11 astenuti, la Camera dei Deputati ha approvato definitivamente il ddl Anticorruzione, trasformandolo così in Legge, senza apportare modifiche a quello che era il testo uscito dalla votazione in Senato. Hanno espresso voto favorevole al disegno di legge Pd, Sel, Scelta Civica, Per l’Italia, Area Popolare e Alternativa Libera, la formazione composta dagli ex parlamentari del Movimento Cinque Stelle. Astenuti i deputati della Lega Nord, mentre hanno votato contro i Cinque Stelle e Forza Italia. Una legge che inasprisce le pene per i reati contro la Pubblica Amministrazione, obbligando anche i colpevoli a restituire quanto sottratto illegalmente, reintroduce il Falso in Bilancio, ma prevede anche sconti di pena e un sistema di premialità per eventuali pentiti e collaboratori.

Mano pesante contro i corrotti. La corruzione propria, quella che coinvolge cioè persone operanti come Pubblici Ufficiali, verrà punita con una pena detentiva che va dai 6 ai 10 anni, mentre per la corruzione per induzione il massimo edittale previsto sarà di 10 anni e 6 mesi. Dai 6 ai 12 anni la pena prevista, qualora il reato fosse perpetrata per ottenere favoritismi giudiziari. Le pene aumentano, qualora la corruzione venga portata avanti nell’ambito di un’associazione di stampo mafioso, con la detenzione che da un minimo di 10 anni, potrà arrivare anche a 26 anni, a seconda del tipo di associazione e del livello di coinvolgimento del colpevole all’interno della stessa (l’eventuale “capo” sarà punito più severamente). Inoltre, l’eventuale accettazione della richiesta di patteggiamento, sarà vincolata alla restituzione dell’indebito da parte dell’accusato.

Torna il falso in bilancio. Qualora gli amministratori, o comunque qualunque dipendente di una società o di un’azienda preposto alla redazione di documenti contabili, dovessero dichiarare il falso all’interno di questi ultimi, per procurare a se stessi o alla società dalla quale dipendono un ingiusto vantaggio, saranno puniti con la reclusione da uno a cinque anni.

Il testo approvato alla Camera infine, prevede multe più salate per le società quotate in borsa coinvolte in episodi di corruzione, che sarà parametrata al valore delle quote azionarie ed andrà dall’equivalente di 400 a quello di 600 quote. Per le società non presenti nei mercati azionari invece, la multa varierà dalle 200 alle 400 quote, oppure dalle 100 alle 200 nel caso di lieve entità del fatto.

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