Lo scandalo di Ustica: “Le sentenze ci sono, ora tocca ai militari e ai governi”

In questi 35 lunghi anni “siamo consapevoli come cittadini di aver fatto fino in fondo il nostro dovere, di aver svolto un ruolo significativo per la democrazia di questo Paese, di aver contribuito a far luce su una vicenda terribile per la vita della Nazione”. Per questo, oggi i parenti delle vittime di Ustica chiedono […]

In questi 35 lunghi anni “siamo consapevoli come cittadini di aver fatto fino in fondo il nostro dovere, di aver svolto un ruolo significativo per la democrazia di questo Paese, di aver contribuito a far luce su una vicenda terribile per la vita della Nazione”. Per questo, oggi i parenti delle vittime di Ustica chiedono che “davvero si volti pagina e si dia inizio a una stagione di completa verità”. Sono le parole della presidente dell’associazione dei parenti, Daria Bonfietti, questa mattina in Consiglio comunale a Bologna, per la commemorazione del 35esimo anniversario dell’abbattimento del Dc-9 dell’Itavia, il 27 giugno 1980. Cambiare pagina è una richiesta che Bonfietti ripete più volte, con forza, e che in un passaggio in particolare viene applaudita. Quando la presidente esorta a prendere “atto delle sentenze pronunciate, che devono essere rispettate da tutti, anche da quelli seduti in Parlamento. Ce lo hanno sempre chiesto e noi lo abbiamo sempre fatto: finché il giudice Priore nel 1999 non ha detto missile, io non ho mai usato quella parola. Quindi ognuno rispetti le regole del gioco”.

Parole che sembrano rivolte al senatore Carlo Giovanardi che, puntuale come ogni anno, anche oggi ribadisce che la tesi del missile “è una bufala” e che l’aereo è caduto per una bomba nella toilette. Insieme all’ex vicepresidente della commissione Stragi, Vincenzo Ruggero Manca, Giovanardi attacca i familiari delle vittime. “Il vero scandalo di Ustica sono sentenze civili di condanna dei ministeri Difesa e Trasporti che costeranno ai cittadini italiani altri 400 milioni di euro- afferma- è ora di farla finita con la campagna di calunnie contro Forze armate e aeronautica militare e non utilizzare le vittime come strumento per prelevare dalle tasche dei cittadini centinaia di milioni”.

Ma Bonfietti non fa sconti. “Oggi qui la verità possiamo dirla e ripeterla. C’è già, la sappiamo“. E manda a dire: “Credo fermamente di dovere rimanere in uno Stato di diritto. Qualcuno può dire che non è d’accordo con questa sentenza, ma questa è la sentenza. Non può dire altre cose e finché non ci saranno altre sentenze, questa è la verità sulle cause e sulle responsabilità dei due ministeri”. Ma mancano ancora gli autori. “Andiamo avanti- insiste la presidente dell’associazione- la verità in questi anni l’abbiamo conquistata, ma l’ultima definitiva pagina non possiamo scriverla. Sono i saperi militari, le politiche dei Governi che debbono definire e chiarire lo scenario nel cielo, le responsabilità dirette degli aerei in volo. Si deve dire chi fosse in volo e cosa stesse facendo di così indicibile da non poter essere svelato e da dovere indurre questo segreto per 35 anni”, afferma con forza Bonfietti. In questi anni, insiste la presidente, “oltre alla totale distruzione di materiale documentario effettuata dai militari italiani, è stata scarsa o nulla la cooperazione internazionale. E sono proprio Stati amici o alleati come Usa, Francia e Libia i protagonisti principali di questa mancata collaborazione”. Per questo, insiste Bonfietti, “è indispensabile un nuovo e determinato impegno del Governo, della nostra diplomazia. E’ indispensabile far sentire quanto sia inaccettabile questa mancanza di collaborazione effettiva, ma ancora di più è indispensabile ribadire, ad ogni livello internazionale, l’assoluta esigenza, per la dignità stessa del Paese, di conoscere la piena verità su quanto è accaduto quel 27 giugno 1980″.

 

Bonfietti rilancia poi il parallelo tra i 35 anni di Ustica e i 70 anni della Resistenza. “Metà della vita della nostra Nazione è segnata da questa ferita di morte, di verità negata. E anche per noi parenti, questi 35 anni, sono tutto sommato una metà della vita”. Poi non riesce a trattenere la commozione, quando sottolinea che “Ustica non è solo verità e giustizia negate, ma sono anche i sentimenti spezzati e il diritto alla vita negato. Sentiamo insieme anche la responsabilità per quelli che non hanno subito, 35 anni fa, lo strazio della perdita, ma più giovani, sono qui oggi con noi. Ugualmente, nella loro esistenza portano il retaggio di questa tragedia, un vuoto profondo con cui misurarsi”.

Nell’aula del Consiglio comunale tanti parenti delle vittime e alcuni deputati delle commissioni Giustizia, Difesa ed Esteri della Camera. “Forse per la prima volta una delegazione ufficiale partecipa alla commemorazione di Ustica- sottolinea la presidente della commissione Giustizia, Donatella Ferranti- per testimoniare vicinanza ai parenti e dire che lo Stato non dimentica e non intende dimenticare”. Ferranti considera “un punto fermo” la sentenza del 2013 che ha condannato i ministeri della Difesa e dei Trasporti. E poi chiede scusa, “anche a nome dei deputati del passato”, per il ritardo con cui il Parlamento sta ratificando la convenzione europea del 2000 in materia di giustizia. Il 3 giugno è stata approvata a Montecitorio e ora “speriamo che il Senato arrivi al voto definitivo in tempi rapidi e sul testo licenziato dalla Camera”, afferma Ferranti.

Andrea Sangermano-Dire

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