Ricostruzione: Cialente e Di Stefano sulla lentezza della macchina burocratica amministrativa

“Sono mesi che lanciamo continui allarmi sulla situazione della ricostruzione, sulla governance che subisce cambiamenti con lentezza esasperante, sulla carenza del personale necessario ad alimentare l’enorme lavoro da svolgere sulle pratiche”. Lo affermano in un comunicato stampa il Sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente e l’Assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano. “Il concorso Ripam ha aggiunto 128 […]

Il ministro Massimo Bray a L'Aquila“Sono mesi che lanciamo continui allarmi sulla situazione della ricostruzione, sulla governance che subisce cambiamenti con lentezza esasperante, sulla carenza del personale necessario ad alimentare l’enorme lavoro da svolgere sulle pratiche”. Lo affermano in un comunicato stampa il Sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente e l’Assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano.
“Il concorso Ripam ha aggiunto 128 unità lavorative al Comune; troppo poche, dicemmo subito, per affrontare la sfida che avevamo davanti. Si pensò di ricorrere ad Abuzzo Engeneering per integrare gli scarni organici del Comune e della Provincia, come ci adoperammo per mantenere in forze anche i lavoratori assunti come co.co.co, oramai giunti a scadenza contrattuale.
Ma immancabilmente, sul finire di ogni anno – prosegue Cialente e Di Stefano – ci si trova di fronte alle immancabili scadenze, con le immancabili battaglie in parlamento per far inserire fondi e strappare proroghe. Della storia di questi anni che implacabilmente si ripete, il Presidente Frattale ne è perfettamente a conoscenza.
Si guardi ad esempio alla situazione nella quale versa l’assessorato alla ricostruzione: delle 120 unità in dotazione, ben 61sono di Abruzzo Engineering (convenzione scaduta a fine 2014) mentre 14 sono le precarie (contratti in scadenza alla fine del mese corrente).
I fondi per la prosecuzione delle loro attività sono inseriti nella legge di stabilità, ma per essere fruibili bisogna aspettare il CIPE. La delibera deve essere proposta dal titolare della struttura di Missione, ma il decreto di nomina del Dott. Marchesi non gode ancora del visto della Corte dei Conti; persino il titolare della Struttura di Missione non ha ancora potere di firma.
Sembra di essere protagonisti di un perfido gioco dell’oca quando è solo la storia della burocrazia italiana che impantana la ricostruzione dell’Aquila.
La vacanza del Direttore Regionale del Mibact, altro Ufficio strategico nel processo di ricostruzione, ha generato la paralisi degli affidamenti lavori e drammatici ritardi nei pagamenti delle spettanze alle ditte.
Per colmare un altro vuoto celebre creatosi all’Ufficio Speciale per la Ricostruzione ci siamo assunti la responsabilità della nomina ad interim del nostro Segretario Generale, come, per ovviare alla mancanza del dirigente della ricostruzione, abbiamo affidato l’interim del ruolo alla Dirigente delle Opere Pubbliche. Tanto ai nostri dirigenti quanto al personale precario, stiamo chiedendo di fare l’impossibile”.
Cialente e Di Stefano concludono dicendo: “Adesso confidiamo nel fatto che la neo incaricata sottosegretaria con delega alla Ricostruzione, Paola De Micheli, comprenda la situazione drammatica che viviamo e si adoperi nella riduzione della burocrazia, riprendendo anche il percorso della nuova legge, ormai ferma dalle dimissioni dell’allora sottosegretario Legnini”.

2 risposte a “Ricostruzione: Cialente e Di Stefano sulla lentezza della macchina burocratica amministrativa”

  1. Domenico Attanasii ha detto:

    “Abruzzo Engineering: The End a maggio ma solo per alcuni”
    (http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o45684:e1)

    Di recente è uscito sul Centro, nella cronaca dell’Aquila, un articolo
    sul “Comune senza risorse” e gli “Uffici a rischio paralisi”.

    Tra le righe, si fa riferimento per ben due volte a una società
    pubblica partecipata, la Abruzzo Engineering, descrivendo come “ex
    dipendenti” la parte del personale dell’azienda prestata e impiegata nel
    Comune e al Genio Civile (vedi foto: https://www.dropbox.com/s/rizc5pwpri00a0k/140115_comune_senza_risorse.jpg?dl=0).

    Come riportato nell’accordo sindacale (link: https://www.dropbox.com/s/h6y81vbjmocsfob/160914_accordo_sindacale.pdf?dl=0),
    almeno fino alla data della sua stipula, il 16 settembre 2014, i
    dipendenti di AE risultano essere ancora n.183, così distribuiti: quadri
    n.20; impiegati n.158; operai n.5.

    Adesso, se quell'”EX” sia un refuso “pilotato”, “volontario” piuttosto che “involontario”, non si sa.

    Di certo, è un refuso.

    “Ex” sta per “fuori di” e si trova spesso come primo elemento di
    locuzioni latine. In italiano si usa per indicare uno stato o una carica
    ricoperta in precedenza da una persona.

    Sarà pure un particolare di rilevanza minima. E poco importa al
    lettore distratto se nell’articolo pubblicato il 14 gennaio 2015 si sia
    raccontato di ex-lavoratori, oppure no.

    Ad accorgersi della svista anche il direttore del quotidiano, il quale ha replicato alla segnalazione (leggi la replica: https://www.dropbox.com/s/zpr4i8w5u2psxup/150115_ae_centro_risposta_lettera_dir.jpg?dl=0).

    Comunque, a rileggerlo tutto, il pezzo andato in stampa su uno dei
    quotidiani più letti d’Abruzzo potrebbe indurre l’opinione pubblica
    attenta a moltiplicare e veicolare un messaggio opinabile.

    Si tratterebbe forse di una presa di posizione e di distanza da una
    azienda posta in liquidazione dal dicembre 2010 a causa di un presunto
    deficit di 19 milioni di euro?

    L’Abruzzo Engineering è stata definita dall’ex presidente Chiodi, come un “carrozzone clientelare” e pure peggio.

    Su 183 lavoratori della AE, una parte è da anni in cassa integrazione, la quale scadrà per sempre il 31 maggio 2015.

    E, purtroppo, in quella data si apriranno le voragini della mobilità
    e della disoccupazione per molte famiglie già provate economicamente.

  2. Domenico Attanasii ha detto:

    LETTERA APERTA AL SIGNOR PRESIDENTE, LUCIANO D’ALFONSO

    Signor Presidente,
    ci sono dipendenti della AE che, loro malgrado, sono stati posti in cassa integrazione da piu’ di 4 anni.

    Per quanto mi riguarda, sono in CIG dal 1 gennaio 2011 a tutt’oggi e, sottolineo, non per mia volonta’; piuttosto, per strategie aziendali, le quali mi sfuggono nella loro pienezza d’intenti e che avrebbero forse chissa’ impedito la rotazione del personale in tutti questi anni trascorsi.

    Si precisa a chiunque dovesse opporsi a tale dichiarazione che varra’ la produzione di un mio ricorso ex art. 700 c.p.c. rigettato in data 3 ottobre 2011, il quale testimonia l’intrinseca mia volonta’ a rientrare nel mio ruolo.

    Nell’insistenza piu’ remota di una eventuale opposizione a tale tesi, anche se malauguratamente postata “anonimamente”, sara’ cura del mio legale di tutelare la mia onorabilita’. Anche in rete.

    Dunque, leggo nell’articolo (http://www.primadanoi.it/news/cronaca/556180/Abruzzo-Engineering-5-anni-di-limbo.html) delle problematiche relative al pagamento degli stipendi:

    (…) I dipendenti vengono pagati con qualche mese di ritardo. (…)

    Quel “qualche mese di ritardo” potrebbe suonare come una nota stonata soltanto se si pensasse a quei 500mila cassintegrati in tutt’Italia (malgrado loro stessi) che attendono ancora il pagamento dall’INPS della CIG per i mesi di maggio 2014, giugno 2014, luglio 2014, agosto 2014, settembre 2014, ottobre 2014, novembre 2014 e dicembre 2014.

    Tutto cio’, si chiama: “EMERGENZA SOCIALE”.

    Il presidente della Regione Abruzzo è chiamato dai contribuenti, dapprima a fare completa luce sui fatti che riguarderebbero l’azienda partecipata, Abruzzo Engineering, in liquidazione volontaria dal dicembre 2010, a causa di un presunto deficit di 19mln di euro e, di conseguenza, a risolvere le emergenze piu’ datate (quelle dei cassintegrati), che hanno cagionato a intere famiglie la perdita di contributi, 13me e 14me e disperazione economica, morale, psicologica.

    Poi, il signor presidente potra’ pure occuparsi di chi un posto di lavoro lo conserva ancora.

    Ah!, dimenticavo, non prima, pero’, di avere risolto la “vertenza” degli idonei del RIPAM (comunemente detto “Concorsone”).

    Se in questo Paese vige ancora la meritocrazia, non bisogna dimenticarsi di coloro i quali si sono sottoposti agli esami in un concorso pubblico e, seppure non vincitori dello stesso, siano essi stessi risultati idonei.

    Non dimentichi, presidente D’Alfonso, che per chi non vuole sottostare alle regole dei concorsi pubblici, c’e’ sempre il libero mercato del lavoro.

    Oppure, il “collocamento”.

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