Roma arriva il Wheelchair rugby

Sabato 7 febbraio, allo stadio Olimpico di Roma la nazionale italiana di rugby aprira’ il suo Sei Nazioni 2015 sfidando l’Irlanda. Poche ore prima, alle 10 presso l’Arena Altero Felici della Stella Azzurra di basket, un’altra Italia-Irlanda fara’ da antipasto alla sfida dell’Olimpico. In una gara di Wheelchair rugby, rugby in carrozzina, si affronteranno le […]

wheelchair_rugbySabato 7 febbraio, allo stadio Olimpico di Roma la nazionale italiana di rugby aprira’ il suo Sei Nazioni 2015 sfidando l’Irlanda. Poche ore prima, alle 10 presso l’Arena Altero Felici della Stella Azzurra di basket, un’altra Italia-Irlanda fara’ da antipasto alla sfida dell’Olimpico. In una gara di Wheelchair rugby, rugby in carrozzina, si affronteranno le due rappresentative. Si tratta della prima volta che la Nazionale gioca una partita ufficiale a Roma.

“Dopo un anno di gioco con la Romares, formazione dell’associazione sportiva Ares, sono entrato in contatto con i giocatori della Nazionale- racconta Stefano Asaro a Diregiovani- C’e’ stato un percorso di crescita e alla fine sono arrivate le prime convocazioni. Ed eccomi qua”. Stefano Asaro e’ sulla sedia a rotelle da 14 anni, per colpa di un incidente: prima non aveva mai praticato sport di squadra, oggi e’ felice di aver conosciuto il rugby a livello agonistico. “Pensavo che una persona con lesione cervicale, quindi con una disabilita’ cosi grave, non potesse fare sport cosi’, che fa stancare davvero”. Oggi era al Salone d’Onore del Coni, in occasione della presentazione del Sei Nazioni di rugby: “Sono l’unico atleta del centrosud della mia nazionale, per cui si e’ ritenuta importante la mia presenza”.

Prima dell’incidente “facevo palestra, atletica, ma niente di agonismo. Mai praticato gioco di squadra- ribadisce- Avevo giocato solo una partita di rugby, ma non ero in grado, non ero abbastanza veloce e abbastanza pesante”. Il rugby, che sia in carrozzina o meno, mantiene sempre le stesse caratteristiche: “Lo spirito e’ bellissimo- spiega- In campo siamo nemici, fuori mangiamo e beviamo insieme. La mia carrozzina per giocare me l’ha regalata un avversario austriaco, dopo un torneo. Non l’avesse fatto, probabilmente oggi non potrei giocare”.

Perche’ per praticare questo sport serve una carrozzina speciale: “Ne esistono due, una da attacco e una da difesa: la prima ha una fascia metallica che impedisce di essere agganciato, la seconda e’ sistemata in un modo che serve per effettuare un placcaggio. Io sono un difensore perche’ ho una compromissione degli arti superiori importante, mentre i giocatori attaccanti sono i piu’ veloci e gli arti superiori non compromessi in quel modo”. Stefano ha 33 anni ed e’ siciliano di Modica: “Un appello ai giovani, ai miei coetanei? Veniteci a vedere, potreste scoprire un mondo che non conoscete”. Un appello, pero’, lo fa anche alle istituzioni: “Quello che manca, come in tutte le cose, sono i fondi. Le carrozzine costano molto: servono fonti, cosi’ la crescita del movimento e’ frenata. Noi abbiamo 12 giocatori, ma non abbastanza carrozzine”.(Dire)

 

 

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