Il ‘Vicolaccio’, riqualificazione e recupero della memoria storica

Quando si parla di ricostruzione a L’Aquila si discute spesso sul principio del «Com’era e dov’era». Dal nostro punto di vista si tratta di un principio giusto, inteso come volontà di non stravolgere i luoghi e i riferimenti della comunità, danneggiati o sfigurati da un evento brusco e repentino come ad esempio un sisma. È […]

Quando si parla di ricostruzione a L’Aquila si discute spesso sul principio del «Com’era e dov’era».
Dal nostro punto di vista si tratta di un principio giusto, inteso come volontà di non stravolgere i luoghi e i riferimenti della comunità, danneggiati o sfigurati da un evento brusco e repentino come ad esempio un sisma. È un principio giusto inteso come tutela, anche estetica, del nucleo più antico e consolidato di una città o di un borgo, e come tutela della maglia urbana di una città o di un borgo così come consolidata nei secoli; soprattutto se si tratta di una maglia urbana pianificata. È un principio giusto inteso come volontà, nel suo complesso, di non sradicare una comunità dal nucleo originario e più consolidato del suo centro abitato, garantendone la continuità storica nella stessa localizzazione.
Si tratta quindi di una ‘linea guida’ che però non esclude la possibilità di concepire interventi localizzati e specifici di miglioramento, soprattutto lì dove le scelte urbanistiche del Novecento, a volte non pianificate, o pianificate solo in parte, hanno alterato la percezione dello spazio urbano storico, così come anche nei quartieri sorti nel Secondo dopoguerra.
Uno di questi casi è via Sallustio, ‘il Vicolaccio’, sventramento del tessuto urbano pianificato negli anni ’30 del Novecento per collegare via XX Settembre con Corso Vittorio Emanuele II; sventramento iniziato prima della Seconda Guerra Mondiale e proseguito negli anni immediatamente successivi al conflitto. Questo intervento, attuato a più riprese, ha prodotto come risultato una strada disomogenea dal punto vista architettonico e dimensionale, con costruzioni molto diverse l’una dall’altra.
Per questo appare molto interessante la proposta che in questi giorni, dietro un articolo online che in merito lo chiamava in causa, mons. Antonini ha pubblicato a mezzo stampa, richiamando quella pubblicata a pag. 148 dallo stesso autore nel libro L’Aquila nuova negli itinerari del Nunzio (2012). Da un lato si immagina, nella ricostruzione dei caseggiati, una soluzione che andrebbe a rendere più uniformi le facciate dei palazzi che prospettano sulla strada, senza modificarne le superfici edificate; le stesse facciate, inoltre, sarebbero più affini e meno stridenti rispetto al contesto architettonico dell’edilizia storica in cui sono inserite. A quanto pare, poco o nulla cambierebbe nella sostanza dei fabbricati.
L’altro punto della proposta, invece, suggerisce una ricucitura edilizia tra via Sassa e via Buccio di Ranallo (già via Sassa), tagliate dall’apertura di via Sallustio che ha cancellato anche la preesistente via San Vittorino. La soluzione proposta, secondo quanto si apprende dal testo e dalle simulazioni pubblicate, ripristinerebbe visivamente la continuità urbanistica dell’asse di via Sassa-via Buccio di Ranallo che dalla Piazza del Duomo conduce verso il complesso di San Domenico; quel tratto di via Sallustio non verrebbe cancellato ma ‘scavalcato’ da una soluzione ad arco che ne lascerebbe intatta la fruibilità e la visuale ‘da’ e ‘verso’ piazza Fontesecco. Allo stesso tempo però ricollegherebbe volumetricamente i caseggiati posti alle due estremità.
simulazione-ricucitura-via-sassa-via-buccio-di-ranallo-1simulazione-prospetti-via-sallustio-1 Meglio delle parole, possono rendere l’idea le due simulazioni realizzate dal disegnatore e modellatore grafico Antonello Buccella, che si propongono a corredo dell’articolo: l’una suggerisce la proposta per le facciate dei palazzi; l’altra rende invece l’idea di come potrebbe apparire la ricucitura tra via Sassa e via Buccio di Ranallo vista da via Antonelli (percorrendo in discesa via Sallustio), con la soluzione ad arco che conserverebbe la percorribilità della strada e che sarebbe anche leggibile come richiamo in chiave contemporanea al vicino storico ‘arco Antonelli’.
Non entriamo nel merito tecnico dei progetti di ricostruzione di quell’area ma vogliamo esprimere l’auspicio che le parti interessate – proprietari, progettisti, Comune, Soprintendenza – possano valutare, anche in base alla normativa vigente, i margini di fattibilità di tali proposte che, a nostro avviso, potrebbero donare maggiore qualità estetica a quel settore urbano e richiamare la memoria storica di quella strada, compatibilmente con l’assetto attuale.

Archeoclub d’Italia – Sede L’Aquila

 

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