Snami: “I ‘colpi’ della Lorenzin rendono il sistema sanitario più fragile”

“Egregia Signora Lorenzin, le scrivo a malincuore questa lettera che avrei preferito non doverle inviare. Le parlo da presidente del secondo sindacato italiano della medicina generale, da medico e da cittadino. Nulla di personale, lei appare simpatica, ma questo non basta nel momento in cui si ricopre la carica di ministro della Repubblica. A lei […]

Egregia Signora Lorenzin, le scrivo a malincuore questa lettera che avrei preferito non doverle inviare. Le parlo da presidente del secondo sindacato italiano della medicina generale, da medico e da cittadino. Nulla di personale, lei appare simpatica, ma questo non basta nel momento in cui si ricopre la carica di ministro della Repubblica. A lei è stato dato un ministero importante, quello che si occupa della salute, quella condizione senza la quale nessuno di noi può portare a termine i propri progetti, vedere attuate le proprie aspettative e poter dare il proprio contributo alla società in cui vive”. Inizia così la lettera aperta inviata dal presidente nazionale dello Snami, Angelo Testa, al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.

“La nostra- prosegue- è stata una delle migliori sanità del mondo. Una sanità che ha fatto vanto del fatto che chiunque, ricco o povero, potente o semplice cittadino, avesse, di fronte ad una malattia, la stessa possibilità di affrontarla e di guarire, anche nella considerazione che la prevenzione è la prima forma di salute proprio perché evitare una malattia è meglio che curarla. I ‘colpi’ che lei sta attestando stanno rendendo più fragile il sistema sanitario pubblico. Siamo coscienti che la ristrettezza delle risorse economiche costringe la politica, i medici e loro malgrado i pazienti a fare delle scelte, ma queste scelte andrebbero condivise fra le tre figure”. Prosegue Testa: “Ma così non è andata e mi rattrista e mi inquieta quando la sento dire durante un’intervista che i medici dicono le bugie, che i medici procurano allarme. Le ricordo che i medici sono dei pubblici ufficiali e che il procurato allarme è un reato penale e che lei è ministro della Salute pro tempore e quindi è a capo di coloro che definisce bugiardi e colpevoli di un reato”.

Aggiunge ancora il presidente nazionale dello Snami nella lettera inviata al ministro della Salute: “Signora Lorenzin, la prego, la smetta con questo gioco della peggior politica, si renda conto di aver fatto un decreto sbagliato nella forma e nel metodo, forse mal consigliata, anche se i consulenti li sceglie lei e sua dovrebbe essere l’ultima parola. Non prenda in giro i medici, non faccia confusione, quanto voluta non si sa, tra ordini professionali e sindacati. Lo sappiamo noi e anche lei che sono due cose assai diverse che non andrebbero confuse. La loro rappresentatività è diversa e il parlare con gli uni non equivale a parlare con gli altri. Non può non saperlo un ministro della repubblica”. Mi spiace, scrive ancora Testa, se dichiara che “non le importa nulla dello sciopero dei medici, e ci dispiace che non capisca che gli scioperi i medici li fanno a malincuore perché, con tutto il rispetto delle altre categorie di lavoratori, noi lavoriamo per la salute delle persone. Signora Lorenzin il suo fare e il suo perpetuare ostinatamente gli errori ottiene il risultato di mettere i pazienti contro i medici. Per esempio dicendo che se il medico ritiene utili prescrivere degli esami inseriti nel suo decreto potrà farlo senza limiti, motivandolo”.

Questo secondo il presidente Snami “non è assolutamente vero- sottolinea- lo sappiamo noi e lo sa lei, perché se così fosse non ci sarebbe stato bisogno di un decreto, che noi definiamo non di appropriatezza ma di taglia esami, perché la motivazione che il sanitario adduce non è altro che la diagnosi che inserisce in ricetta. Cioè la situazione prima del decreto. Lo sapeva? Essere ministro della repubblica deve essere un onore, non un lavoro. Le abbiamo offerto più volte la nostra collaborazione ma ha sdegnosamente rifiutato. Le chiediamo di abrogare il decreto e di iniziare un dialogo con noi, che conosciamo il lavoro del medico di famiglia perché lo viviamo quotidianamente nei nostri studi. Il voler continuare con questi atteggiamenti necessita, con uno scatto di orgoglio- conclude Testa- così poco frequente nella sua categoria, di dimettersi”. (Dire)

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