No Triv: Referendum il 17 aprile

Nel Consiglio dei Ministri di ieri sera, il Governo ha fissato la data per il voto referendario al prossimo 17 aprile, non accogliendo così la richiesta avanzata dalle Associazioni e dai Comitati ambientalisti, dalle Regioni e dai Parlamentari di accorpare il referendum alle prossime elezioni amministrative. In questo modo, il Governo decide di buttare via […]

Nel Consiglio dei Ministri di ieri sera, il Governo ha fissato la data per il voto referendario al prossimo 17 aprile, non accogliendo così la richiesta avanzata dalle Associazioni e dai Comitati ambientalisti, dalle Regioni e dai Parlamentari di accorpare il referendum alle prossime elezioni amministrative.

In questo modo, il Governo decide di buttare via circa 360 milioni di euro di denaro pubblico.

Ed è paradossale che nello stesso Consiglio dei Ministri di ieri si sia deciso, per un verso, di bruciare 360 milioni di euro e, per altro verso, di rinviare l’adozione di un provvedimento finalizzato all’erogazione di un indennizzo in favore dei risparmiatori truffati da Banca Etruria, per un importo pari a 200 milioni di euro.

La campagna referendaria si aprirà formalmente solo con il decreto di indizione del Capo dello Stato e solo a partire da quel momento i mezzi di comunicazione di massa saranno tenuti a concedere ai delegati regionali gli spazi previsti.

D’altra parte, dinanzi alla Corte Costituzionale pendono ancora due conflitti di attribuzione promossi dalle Regioni nei confronti del Parlamento e dell’Ufficio Centrale per il Referendum (Cassazione), che la Legge di stabilità non aveva soddisfatto. Nel caso l’esito del conflitto di attribuzione fosse positivo si voterebbe per altri due quesiti, uno relativo al piano delle aree e l’altro alla durata dei titoli in terraferma.

Il Coordinamento Nazionale No Triv si appella al Capo dello Stato Mattarella osservando:

– che l’Election Day è assolutamente necessario al fine di risparmiare 360 milioni di euro;

– che dinanzi alla Corte costituzionale pendono ancora due conflitti di attribuzione e che, qualora il giudizio della Corte dovesse essere positivo, il referendum potrebbe svolgersi su tre quesiti e non solo su uno; diversamente vorrebbe dire che nel 2016 gli italiani saranno chiamati alle urne ben cinque volte: per i due referendum abrogativi (1+2), per le elezioni amministrative (+ballottaggio) e per il referendum costituzionale;

– che la decisione del Governo costituisce uno schiaffo alla democrazia, in quanto, stabilendo che si vada al voto in tempi così ravvicinati, non consente che gli elettori siano adeguatamente informati sul referendum;

– che – al di là del voto che gli italiani potrebbero esprimere sul quesito referendario – la decisione assunta ieri contiene in sé un chiaro obiettivo: il boicottaggio del referendum, e cioè il non raggiungimento del quorum.

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