Papa Francesco e il Vangelo di Cristo. La Rivoluzione della Misericordia di Dio

L’Aquila / Papa Francesco e il Vangelo di Cristo. La Rivoluzione della Misericordia di Dio. “Adesso – aveva dichiarato il Romano Pontefice la sera del 13 Marzo 2013 – incominciamo questo cammino: Vescovo e Popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, […]

L’Aquila / Papa Francesco e il Vangelo di Cristo. La Rivoluzione della Misericordia di Dio. “Adesso – aveva dichiarato il Romano Pontefice la sera del 13 Marzo 2013 – incominciamo questo cammino: Vescovo e Popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro”. Papa Bergoglio inizia il suo quinto anno di Pontificato. La Chiesa è in uscita verso Gesù Cristo, non verso le esigenze di coloro che invocano la giustificazione del peccato e dell’eresia. La porta della misericordia di Dio rimane sempre aperta! Franciscus Laetare Alleluia in Christo!
(di Nicola Facciolini)
“Lo Spirito Santo ci guidi a compiere un vero cammino di conversione, per riscoprire il dono della Parola di Dio. Per favore, continuate a pregare per me” (Papa Francesco). È l’invito rivolto ai fedeli nel giorno in cui ricorre il quarto anniversario della sua elezione. “Franciscus”, il Vescovo di Roma, è sulla Loggia centrale della Basilica di San Pietro, inchinato, mentre i fedeli pregano per lui. La sera del 13 Marzo 2013, l’annuncio della sua elezione, il suo primo saluto e il primo Angelus, qualche giorno dopo, in cui Papa Bergoglio già definisce il carattere del suo Pontificato. “Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam! Eminentissimum ac reverendissimum dominum, dominum Georgium Marium, Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Bergoglio, qui sibi nomen imposuit Franciscum”. Con queste parole il cardinale protodiacono Jean-Louis Tauran proclama solennemente in latino l’elezione di Papa Francesco. Affacciandosi dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana per il suo primo saluto, il Papa si rivolge alla folla presente in Piazza San Pietro: “Fratelli e sorelle, buonasera!”. È già una rivoluzione protocollare. E al momento della benedizione: “Vi chiedo un favore: prima che il Vescovo benedica il Popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del Popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me”. Nel suo primo Angelus, il 17 Marzo 2013, Francesco, commentando il Vangelo dell’adultera perdonata, traccia quello che sarà il suo cammino. La misericordia di Dio è al centro del messaggio cristiano. “Questa parola cambia tutto. È il meglio che noi possiamo sentire: cambia il mondo. Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto. Abbiamo bisogno di capire bene questa misericordia di Dio, questo Padre misericordioso che ha tanta pazienza. Il volto di Dio – osserva il Papa – è quello di un padre misericordioso e paziente. Avete pensato voi alla pazienza di Dio, la pazienza che Lui ha con ciascuno di noi? Quella è la Sua misericordia. Sempre ha pazienza, pazienza con noi, ci comprende, ci attende, non si stanca di perdonarci se sappiamo tornare a Lui con il cuore contrito. Grande è la misericordia del Signore, dice il Salmo”. Quattro anni vissuti con grande intensità dal Pastore venuto “quasi dalla fine del mondo” che sta attuando un’opera di profondo “rinnovamento” della Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Anche questo quarto anno è stato denso di momenti e documenti magisteriali. L’anno di Amoris Laetitia e dello storico abbraccio con il Patriarca Kirill di Russia nell’isola di Cuba. L’anno della Gmg, della visita ad Auschwitz, della Canonizzazione di Madre Teresa e dello strano indescrivibile “viaggio ecumenico” a Lund nel 500.mo anniversario della “riforma” protestante di Martin Lutero che nell’Anno Domini 1517 diede inizio alle grandi persecuzioni religiose in Germania, in Europa e nel Mondo che avrebbero sparso il sangue innocente di milioni di persone. A legare tutti questi punti e i molti altri studiati insieme in questi anni, quello rosso della misericordia, architrave del suo Pontificato, che ha avuto il culmine nel Giubileo straordinario del 2016. Nella riflessione sui temi forti di questi primi quattro anni di Papa Francesco nella vita della Chiesa, il cardinale Pietro Parolin rivela: “Quel giorno, il 13 Marzo, io non ero a Roma, ero ancora a Caracas (come nunzio in Venezuela, NdR). Quindi la notizia ci raggiunse a mezzogiorno, mentre qui a Roma era già sera. Ovviamente, la cosa che prima di tutto sentii fu una grande sorpresa per questo nome, per l’elezione del cardinale Bergoglio, di cui avevo sentito parlare ma che non si prevedeva in quel momento sarebbe stato il nuovo Papa, almeno la stampa non lo presentava tra i “papabili”. Quindi una grande sorpresa e una sorpresa anche per il nome, questo nome “Francesco” che non c’era nella serie dei Papi e che ha, secondo me, individuato subito un po’ quelle che sarebbero state le caratteristiche del nuovo Pontefice. Poi nel suo discorso, fatto con tanta semplicità, con tanta pace, con tanta serenità, mi ha colpito soprattutto questo affidamento reciproco, il fatto che lui si sia affidato al popolo e ha chiesto la preghiera del popolo affinché Dio lo benedicesse, il “popolo santo di Dio”, come ama dire Papa Francesco. D’altra parte, è l’affidamento anche del pastore al popolo, del popolo al pastore e del pastore al popolo e tutti insieme affidarsi a Dio. Da qui è uscita questa immagine di Chiesa che è un camminare insieme, pastore e popolo, con fiducia e affidandosi tutti alla preghiera e quindi alla grazia e alla misericordia del Signore”. Il Santo Padre, fin dai suoi primi interventi pubblici, ha messo l’accento proprio sulla necessità di essere Chiesa in uscita, Chiesa in cammino. “Evidentemente è un cammino lungo, un cammino progressivo, un cammino che – rileva il cardinale Pietro Parolin – potremmo dire, ha avuto il suo inizio con il Concilio Vaticano II, di cui Papa Francesco vuole essere colui che lo continua nella sua applicazione nella vita della Chiesa. Mi pare importante questa Chiesa in cammino, questa Chiesa che si apre: una Chiesa che si apre innanzitutto al Signore, una Chiesa in uscita verso il suo Signore, verso Gesù Cristo. E proprio perché la Chiesa è in uscita verso Gesù Cristo riesce anche ad accompagnare la gente, ad incontrare la gente, ad accompagnare la gente nella sua realtà di ogni giorno. Questo mi pare molto importante e mi pare che questo cammino va fatto insieme. Ecco la sinodalità! La Chiesa in cammino va fatta insieme, ma sotto la guida dello Spirito Santo. Quindi una Chiesa che è riunita dallo Spirito dove ognuno è attento alla voce dello Spirito e dove ognuno mette in comune proprio anche i doni che lo Spirito Santo gli dà per la realizzazione di questa missione”. Dopo il Giubileo della Misericordia, il Vangelo di Cristo resta l’architrave di questo Pontificato, come ricorda anche il motto episcopale di Jorge Mario Bergoglio. I frutti più fecondi di questo continuo richiamo del Santo Padre alla dimensione della misericordia, sono focalizzati nella tenerezza di DIO. “Io vorrei dire che questa insistenza sulla misericordia non è tanto un gusto personale del Papa quanto è proprio il centrare l’attenzione sul Mistero fondamentale che è quello dell’amore di Dio. La storia della Salvezza – ricorda il cardinale Pietro Parolin – non è altro che la storia della rivelazione dell’amore, della misericordia e della tenerezza di Dio nei confronti dell’Umanità. E il Papa ci ha proprio richiamato a questo centro, a questa fonte. Credo che lo sforzo della Chiesa debba essere proprio quello di farsi tramite, di farsi canale di questo incontro tra la misericordia di Dio e l’uomo di oggi nella sua realtà concreta, nelle sue gioie e nei suoi dolori, nelle sue sicurezze e anche nelle sue debolezze e nei suoi dubbi. L’Anno Santo della Misericordia è stato proprio un’offerta che il Papa ha fatto alla Chiesa perché diventasse questo strumento di misericordia. Giustamente, come lui ha detto, si chiude la Porta Santa ma la porta della misericordia rimane sempre aperta! Per quanto riguarda i frutti vorrei sottolineare due cose. La prima è, da parte di molti cristiani, di molti battezzati, la riscoperta della Confessione come Sacramento della misericordia di Dio dove il Signore Gesù ci fa sperimentare la misericordia del Padre, il perdono dei peccati e tutto il Suo amore nei nostri confronti. Ho sentito da tante parti che c’è stato un risveglio di questo Sacramento e tante persone si sono accostate. Speriamo che questo risveglio continui e si traduca davvero in una rinnovata frequenza al Sacramento della Riconciliazione. La seconda è l’attenzione alle situazioni di povertà, di indigenza. Il Papa ci ha mostrato, con i gesti soprattutto, questo esercizio della misericordia che tra l’altro è anche una delle richieste che ci viene fatta pressantemente in Quaresima: la conversione nasce proprio dall’esercizio delle opere della carità fraterna. E quindi questa rinnovata attenzione alle persone che si trovano in difficoltà, ai poveri, agli emarginati, a coloro che hanno bisogno di sostegno e di vicinanza. Mi pare che siano state tantissime le iniziative. Credo che anche questa sia una dimensione sulla quale si dovrà continuare ad insistere”. Nel quarto anno di Pontificato, in particolare con la pubblicazione dell’Esortazione post-sinodale Amoris Laetitia sono emerse, in ambito cattolico, anche delle critiche, delle incomprensioni nei  confronti del Magistero di Papa Francesco. “Io direi innanzitutto di guardare all’Amoris Laetitia come a un grande regalo che c’è stato fatto. Il Papa – confessa il cardinale Pietro Parolin – mi ricordo sempre all’inizio, prima dell’avvio del primo Sinodo sulla famiglia, diceva: “Questo Sinodo dovrà far brillare il Vangelo della famiglia”. E il Vangelo della famiglia vuol dire da una parte il piano di Dio sulla famiglia, quel piano che Dio aveva concepito fin dall’eternità sulla famiglia e nello stesso tempo anche le condizioni reali in cui questa famiglia vive: una famiglia segnata dal peccato originale come tutta la realtà umana. Quindi io credo che l’Amoris Laetitia ha dato un grande impulso, sta dando un grande impulso, come sento anche da tante persone, alla pastorale familiare. Sta veramente producendo frutti di rinnovamento e di accompagnamento delle situazioni familiari che si trovano nella fragilità. Per quanto riguarda le critiche…Be’, critiche nella Chiesa ce ne sono sempre state! Non è la prima volta che succede. Credo che lo stesso Papa ci ha dato la chiave per leggerle: cioè, devono essere critiche sincere, che vogliono costruire e allora servono per progredire, servono anche per trovare la maniera insieme di conoscere sempre meglio la volontà di Dio e di applicarla”. Papa Francesco sta avviando anche una profonda riforma della Curia. Spesso sottolinea poi che tutti abbiamo bisogno di una riforma, se vogliamo anche molto più importante, “la riforma del cuore”. E in Evangelii Gaudium invoca “una riforma della Chiesa in uscita missionaria”. Questo processo di riforma, nulla a che vedere con Lutero, è così importante per Papa Bergoglio che lo richiama così costantemente in tanti ambiti. “Nella storia, il Concilio poi l’ha ripreso, la Chiesa semper reformanda! È una dimensione fondamentale della Chiesa quella di essere in un processo di riforma, di “conversione” – spiega il cardinale Pietro Parolin – per usare il termine evangelico. Ed è giusto che sia così, è necessario che sia così. Il Papa ce lo ricorda con insistenza perché la Chiesa diventi sempre più se stessa, diventi sempre più autentica, tolga quelle incrostazioni che si vanno accumulando nel cammino della storia e risplenda davvero come una trasparenza del Vangelo. Direi che questo è fondamentalmente il senso della riforma ed è per questo che il Papa insiste sulla “riforma del cuore”! Ogni riforma anche strutturale di cui c’è bisogno – a livello della Curia romana ci sono già state varie decisioni, il Papa le ricordava nell’ultimo discorso alla Curia romana, che stanno portando a delle trasformazioni, a un rinnovamento – parte dal cuore, tutto parte dall’interno. E quindi, giustamente, il Papa insiste su questo. Io vorrei dire, è importante, come del resto lo dice lui, insistendo sulla “riforma del cuore”: non sono i criteri funzionali che devono guidare questa riforma ma, appunto, più profondamente, i criteri di un autentico ritorno a Dio e un’autentica manifestazione della vera natura della Chiesa”. Il cardinale Pietro Parolin è il più stretto collaboratore del Santo Padre. Come Segretario di Stato, lo stare accanto a Papa Francesco in questi anni, si rivela trasformante. “Veramente ringrazio il Signore! Quello che mi impressiona di Papa Francesco – rivela il cardinale Pietro Parolin – è proprio questa sua lettura di fede delle cose, delle situazioni, da cui nasce, direi, una grande serenità di fondo. Lui lo ha detto anche tante volte, ma lo sperimento proprio nel contatto con lui: questa serenità di fondo per cui di fronte alle situazioni, anche alle più difficili, alle più complicate – ce ne sono tante che sono anche motivo di preoccupazione, anche di inquietudine – questa capacità di guardare con serenità le cose, di sapere che le cose sono in mano a Dio e quindi di andare avanti con forza, di andare avanti con coraggio. E direi che questo mi aiuta molto anche nell’esercizio delle mie responsabilità e del mio ruolo”. Nel quarto anniversario dall’elezione di Papa Francesco, c’è tanta gioia anche tra i numerosi fedeli presenti in Piazza San Pietro. Ecco alcune testimonianze: “Ricordo bene il giorno in cui il Papa è stato eletto, il suo richiamo al fatto che era vescovo di Roma e al momento della elezione ha chiesto a tutti quanti in Piazza San Pietro di pregare per lui. Questo è un momento che mi ha commosso. Ringraziamo il Signore per la sua elezione e continuiamo a pregare per lui. Se guardiamo bene e ascoltiamo bene i discorsi del Papa fa sempre cenno a questo, di pregare per lui. Io mi porto nel cuore l’essenza di Papa Francesco, quando la Domenica ci saluta da quella finestra e ci augura buon appetito come se fosse un parente della nostra grande famiglia. E quindi in questa piazza si rivolge a tutti, credenti e non credenti, che però hanno una speranza, una speranza di fede, hanno bisogno di spiritualità. Tocca il cuore della gente. È veramente un dono in questo momento in cui ci sono tante sfide. Mi colpisce la sua semplicità, l’essere chiaro nelle cose che dice, è molto affabile con la gente. Anche ieri abbiamo avuto un’esperienza con i ragazzi, abbiamo portato uno striscione e lui ha fatto menzione di questo, i ragazzi erano contentissimi! Questa sua attenzione per i ragazzi per gli ultimi, senza distinzione”. C’è qualche parola di Papa Francesco che rimane nel cuore? “L’attenzione alla persona, a qualunque tipo di persona, non crea mai muri tra le persone ma ascolta tutti. Mi piace la sua espressione della “Chiesa come un ospedale da campo”. La carità, che riesce ad esprimere con parole molto semplici. Si vede che è stato scelto dallo Spirito Santo. L’ultima cosa che ho sentito mi è piaciuta, quella riguardo agli smartphone, di tenere più in mano una Bibbia rispetto al telefono. L’augurio che faccio al nostro Papa è di continuare quello che già sta facendo perché tutti noi fedeli veramente vediamo il buon esempio che lui sta dando”. Il Papa è stato nelle Filippine, cosa ricorda di quella visita? “Ricordo che il popolo ha vissuto quel momento come un tesoro, tutti hanno conservato nel loro cuore quella visita. Ho un ricordo fantastico, quando si è presentato da nuovo Papa e ha detto: “Signore, signori, buonasera”. Si è messo allo stesso livello di tutte le altre persone. Quello che mi colpisce è proprio la semplicità, la sua apertura alle persone povere. È il Papa che viene da lontano, dalle terre lontane dell’Argentina. Poi, il nome, in particolare, ricorda San Francesco. La prima cosa per la quale mi è piaciuto, è che è voluto andare a Santa Marta, è stata una cosa bellissima. È un papa buono, mi ricorda un po’ Giovanni XXIII. Io ricordo perfettamente il discorso inaugurale, quando Papa Francesco non era per noi ancora nessuno e da subito con il primo discorso ci ha preso il cuore. Poi è stato un crescendo e una conferma”. Un discorso, un viaggio, un gesto rimasto impresso in questi 4 anni? “A me sinceramente colpisce la sua bontà. Tra i giovani, secondo me, il Papa lascerà, spero fra 100 anni, un segno incolmabile! La misericordia, la misericordia espressa da Papa Francesco verso tutti, indistintamente. Vederlo in una macchina utilitaria, vederlo semplice, penso sia la cosa più bella in assoluto per me, veramente una persona di casa, di famiglia. La cosa che mi ha colpito è la cena di Natale: ha aperto le porte alle persone bisognose. È vicino a noi, molto vicino a noi. Io lo ascolto sempre, tutte le Domeniche, e cerco di essere a casa per mezzogiorno perché tutto quello che dice è semplice, ma vero ed efficace. È un grande uomo, che tra l’altro ha fatto avvicinare Cuba e gli Stati Uniti d’America. Mi ha colpito e mi colpisce tutto quello che fa dal primo giorno fino ad ora”. Che augurio si sente di fare per il resto del Pontificato? “Speriamo che rimanga con noi per molto tempo! E continui con questa sua idea di fratellanza. Che il suo Pontificato duri tanto e che la gente capisca che ci vuole bontà nel mondo e semplicità. Non dovrebbe mai andare via, mai, mai, mai! Dovrebbe vivere 1000 anni questo Papa!”. Il cardinale Vincent Gerard Nichols scrive: “Ringraziamo Dio per la ricchezza dei doni e dei frutti dello Spirito Santo, che sono le caratteristiche del Pontificato: gioia e pace, pazienza e gentilezza, fedeltà, saggezza e misericordia”. È quanto dichiara in una lettera il presidente della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles, nel ringraziare il Pontefice per il modo con cui presenta, con parole ed opere, gli insegnamenti di Cristo e della Chiesa. “Tali insegnamenti – osserva il porporato – sono contraddistinti da una freschezza e da una immediatezza che attira l’attenzione del mondo. Preghiamo affinché Dio dia la forza e il coraggio al Papa di proseguire nel suo ministero petrino”. È noto che Francesco non ami i momenti celebrativi. Ed è anche per questo che non sono previste iniziative particolari per ricordare la sua elezione al soglio pontificio. Lo scorso 17 Dicembre il Papa ha compiuto 80 anni e ha festeggiato il genetliaco facendo colazione insieme ai senzatetto invitati nella sua residenza di Casa Santa Marta. Dolci argentini e bevande calde. Poi Francesco ha celebrato l’Eucaristia con i cardinali residenti a Roma nella Cappella Paolina. E ha concluso l’omelia dicendo: “Un po’ di umorismo aiuta ad andare avanti. Il Signore ci dia questa grazia”. Il cardinale Jorge Mario Bergoglio è stato eletto Sommo Pontefice il 13 Marzo del 2013 nella Cappella Sistina. Il 265.mo Successore di Pietro è salito sul soglio pontificio un mese dopo la storica rinuncia di Papa Benedetto XVI. “Adesso – aveva dichiarato il Romano Pontefice la sera del 13 Marzo – incominciamo questo cammino: Vescovo e Popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro”. Nel mondo vengono celebrate Messe di ringraziamento per Papa Bergoglio che inizia oggi il suo quinto anno di Pontificato. La Chiesa è in uscita verso Gesù Cristo, non verso le esigenze di coloro che invocano la giustificazione del peccato e dell’eresia. Franciscus Laetare Alleluia in Christo!
© Nicola Facciolini

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