“Che Cambridge rompa il silenzio”. L’invito della famiglia Regeni non si può ignorare

Dal Festival internazionale del giornalismo di Perugia, sabato 8 aprile la famiglia Regeni è tornata a chiedere all’Università di Cambridge di rompere il silenzio. Lo aveva già fatto nel giugno scorso, recandosi nella città sede della prestigiosa università britannica, con un appello pressante: “Proprio in questo luogo di ricerca tutti noi dobbiamo avere il coraggio […]

Dal Festival internazionale del giornalismo di Perugia, sabato 8 aprile la famiglia Regeni è tornata a chiedere all’Università di Cambridge di rompere il silenzio. Lo aveva già fatto nel giugno scorso, recandosi nella città sede della prestigiosa università britannica, con un appello pressante: “Proprio in questo luogo di ricerca tutti noi dobbiamo avere il coraggio di vincere l’indifferenza morale”.

Il nuovo invito a Cambridge a dare piena collaborazione alle indagini della Procura di Roma non può essere ignorato. Prima di tutto perché rappresenta un imperativo etico per quell’università per cui Giulio Regeni si recò al Cairo. In secondo luogo, perché un comportamento opaco nuoce alla reputazione di quell’istituzione. Infine perché è nell’interesse stesso dell’università – oltre che delle indagini – contribuire a rigettare la tesi cospirazionista che la verità per Giulio debba essere ricercata a Cambridge e non al Cairo, dove invece si trova e sta faticosamente emergendo.

Riccardo Noury

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