In Thailandia la speranza è donna

E’ la 18° donna alla giuda di una Nazione e la prima a capo della Thailandia. Si chiama Yingluck Shinawatra, sorella  ha trionfato alle elezioni politiche thailandesi di domenica, con un programma che si basa sulle stesse politiche  del fratello, l’ex premier Thaksin, in esilio dal 2008 dopo che il suo governo fu rovesciato da […]

E’ la 18° donna alla giuda di una Nazione e la prima a capo della Thailandia. Si chiama Yingluck Shinawatra, sorella  ha trionfato alle elezioni politiche thailandesi di domenica, con un programma che si basa sulle stesse politiche  del fratello, l’ex premier Thaksin, in esilio dal 2008 dopo che il suo governo fu rovesciato da un golpe nel 2006. Entrambi raccolgono un vuoto profondo lasciato dalla politica thailandese nella mente e nei cuori della popolazione, che sta attraversando uno dei periodi economici più stagnanti da quando, con il golpe del 2006, Thaksin è stato esiliato per la prima volta. Anche il premier democratico sconfitto, Abhisit, ha tentato di presentarsi in campagna elettorale con un programma di aiuti “dal basso” all’economia, aumentando il salario minimo e quello degli impiegati laureati. Ma non c’è dubbio che la sua politica nei due anni al potere non ha corrisposto alle aspettative dei thai. A parte i guadagni delle poche imprese quotate sul mercato internazionale e interno, le condizioni di vita dei contadini – che costituiscono ancora quasi il 70% della popolazione – sono rimaste invariate, se non peggiorate. Il turismo è sceso ai minimi storici, sia dopo l’occupazione dell’aeroporto internazionale da parte degli avversari della famiglia Thaksin, le camicie gialle, sia dopo le rivolte delle camicie rosse dello scorso anno. Le repressioni hanno infine certamente alienato le simpatie popolari verso il governo e verso lo stesso esercito. Come scrive Reuters, adesso Yingluck, prima donna premier thailandese, è chiamata a scegliere dei ministri che fughino i dubbi di favoritismi, tranquillizzando contemporaneamente gli scettici che temono un ritorno del fratello, Thaksin Shinawatra, dopo l’ampia vittoria elettorale di domenica scorsa. Secondo le stime, il loro partito Puea Thai ha conquistato 264 dei 500 posti in Parlamento. “Non ci sono state ancora consultazioni sul governo”, ha detto Yingluck ai giornalisti, precisando che la Commissione elettorale deve ancora confermare i risultati. Un gabinetto guidato da ministri pro-Thaksin potrebbe indebolire l’appello di Yingluck alla riconciliazione, dopo sei anni di crisi politica spesso sanguinosi. La bella e fotogenica Yingluck ha 44 anni non ha alcuna esperienza politica e non ha mai ricoperto una carica pubblica. Fino alla compagna elettorale del 2011 ha perseguito una carriera aziendale: già amministratore delegato di Advanced Info Service (AIS), il più grande operatore di telefonia mobile del paese, è anche amministratore delegato della società SC Asset Company, l’azienda immobiliare della sua famiglia. Yingluck è sposata con Anusorn Amornchat, anche lui nel mondo degli affari, e ha un figlio che spesso è apparso al suo fianco nei raduni elettorali. Se sulla carta, scrive Al Jazeera, la sua esperienza politica sembra insufficiente, un forte aiuto potrebbe venirle dall’essere la nona erede di una famiglia di grande tradizione politica. Ha conseguito due lauree in materia: una di base (bachelors) a Chiang Mai, nel nord della Thailandia, e un master presso la Kentucky State University negli Stati Uniti. In molti dietro la vittoria Yingluck intravedono l’ombra del fratello Thaksin che si è affrettato a precisare che non intende sfruttare il successo elettorale della sorella per riconquistare un ruolo nel futuro del Paese. Thaksin, sebbene in esilio, continua ad avere una forte influenza Pheu Thai e una grande popolarità tra la maggioranza dei thailandesi, soprattutto tra le classi più deboli conquistate, nel corso dei due suoi mandati, con un populismo sostenuto da politiche di sostegno pubblico per i poveri. Tra la classe dirigente invece la sua reputazione è macchiata dall’accusa di corruzione e l’incriminazione per terrorismo a causa delle violenze di piazza dello scorso anno.  Dopo il trionfo elettorale del Puea Thai, il Paese va verso la riconciliazione: l’esercito ha fatto sapere di accettare il risultato delle elezioni, mentre la vincitrice della tornata ha annunciato l’intenzione di formare un governo di coalizione con altri quattro partiti minori. La prima premier donna della Thailandia ha, inoltre, annunciato che si occuperà della situazione economica dei propri connazionali: il fratello Thaksin introdusse la cosiddetta legge dei 30 baht, assicurando un’assistenza sanitaria a basso costo. Sull’attuale situazione a Bangkok, il sacerdote Peter Watchasin, Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Thailandia,  racconta: “La gente è soddisfatta e fiduciosa, non c’è stata violenza nel processo elettorale. Gli attivisti delle ‘camicie rosse’ sono in strada a festeggiare pacificamente. Il Sud del paese ha votato per i Democratici, il Nord per i rossi che, a sorpresa, hanno conquistato anche Bangkok”. Le principali ragioni della sconfitta dei Democratici, secondo il Direttore delle POM, sono dovute al fatto che “i Democratici non hanno saputo rispondere alle attese e ai bisogni delle fasce più povere della popolazione, soprattutto delle masse rurali. I rossi invece, negli scorsi 12 mesi, hanno continuato instancabilmente una campagna di sensibilizzazione capillare, villaggio per villaggio. Hanno lavorato molto: i contadini hanno finalmente trovato persone che si sono interessate alla loro situazione e hanno dato loro fiducia”. Le principali ragioni della sconfitta dei Democratici, secondo il Direttore delle POM, sono dovute al fatto che “i Democratici non hanno saputo rispondere alle attese e ai bisogni delle fasce più povere della popolazione, soprattutto delle masse rurali. I rossi invece, negli scorsi 12 mesi, hanno continuato instancabilmente una campagna di sensibilizzazione capillare, villaggio per villaggio. Hanno lavorato molto: i contadini hanno finalmente trovato persone che si sono interessate alla loro situazione e hanno dato loro fiducia”. Sui rischi per il futuro il prelato afferma: “Non credo nel pericolo di un golpe militare (l’esercito ha detto di accettare il verdetto delle elezioni), né nel possibile ritorno in patria di Thaksin Shinawatra. Va detto che le camicie rosse sono un movimento eterogeneo e non tutti sono accesi sostenitori dell’ex Primo ministro”. “Vedremo cosa ci aspetta: i fedeli cattolici nutrono buone speranze per il futuro. Hanno pregato per le elezioni e stanno pregando per il nuovo governo”.

Carlo Di Stanislao

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *