Agices: nel commercio equosolidale, in larga parte donne

Nel rapporto 2011 di Agices, una fotografia del commercio equo in Italia e 30 anni dall’inizio.  emerge che c’è una rete di 269 botteghe del mondo, punti vendita di prodotti del commercio equo e solidale ma anche luoghi di informazione e sensibilizzazione che presidiano la relazione con i cittadini, le istituzioni e la società civile, […]

Nel rapporto 2011 di Agices, una fotografia del commercio equo in Italia e 30 anni dall’inizio.  emerge che c’è una rete di 269 botteghe del mondo, punti vendita di prodotti del commercio equo e solidale ma anche luoghi di informazione e sensibilizzazione che presidiano la relazione con i cittadini, le istituzioni e la società civile, dando concretezza ai principi e ai volti del fair trade.  I soci sono ggi sono 92, distribuiti in 16 regioni italiane. Tanti gli eventi che volontari e lavoratori organizzano sui territori per far conoscere le storie di contadini e artigiani di Africa, Asia e America Latina. In termini di soci, il primato va alla Lombardia (8.020 nel 2008, 7.706 nel 2009), mentre ultima della fila è la Sardegna che ne ha solo 3 nel 2009 (nessuno nel 2008). Per numero di volontari il Veneto supera la Lombardia nel 2009 (1.210 contro 1.131). La Toscana fa registrare un ampio numero di soci (nel 2009 sono 3.121) a fronte di un numero di organizzazioni inferiore (solo 5) rispetto ad altre regioni che anch’esse contano migliaia di soci.
Considerando i dati a livello nazionale, si registra una leggera diminuzione del numero di volontari (4.848 nel 2008, 4.720 nel 2009) e di organizzazioni iscritte al registro Agices (da 92 a 90), mentre i soci erano 28.596 nel 2008 e sono 28.639 nel 2009.
 
I dati raccolti nel 2009 sono in linea con quelli del 2008: con 1.080 lavoratori totali e 4.720 volontari totali, in media ogni lavoratore può contare sul contributo di 4 volontari. Senza il contributo dei volontari in molti casi non sarebbe possibile far fronte ai numerosi impegni che la rete Agices deve affrontare, dalle iniziative culturali ed educative alla gestione stessa delle botteghe del mondo.
 
Nel 2009 le realtà equosolidali hanno fornito lavoro a oltre 1.000 persone in tutta Italia, registrando rispetto al 2008 una diminuzione di 18 unità, dovuta all’uscita di due organizzazioni da Agices: la media di lavoratori per ogni realtà (12) è rimasta invariata. Gli investimenti a livello aggregato nazionale hanno superato 12 milioni e 800 mila euro. La contrazione della spesa totale del 6% (- 850 mila euro) ha riportato il dato ai valori del 2007 ed è in linea con la diminuzione del numero di lavoratori (-1,6%) e l’uscita di due Soci: in media le Organizzazioni hanno infatti continuato a investire, per ogni lavoratore, circa 12 mila euro (600 in meno rispetto all’anno scorso).
La regione in cui si sono offerte più occasioni di lavoro è il Trentino Alto Adige, con 217 persone impiegate e un investimento che supera i 4 milioni di euro: questo dipende dalla presenza della sede legale del consorzio Ctm altromercato – la più grande organizzazione di commercio equo in Italia. Seguono Lombardia, Piemonte e Veneto. Nonostante i dati nazionali leggermente negativi, 4 regioni, a parità di organizzazioni, hanno aumentato il numero di lavoratori (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Liguria) e in 3 regioni la diminuzione del numero di lavoratori è collegata all’uscita da Agices di una organizzazione (Piemonte, Emilia Romagna, Sicilia).

Il 40% degli addetti ha un contratto da dipendente a tempo indeterminato (e confermerebbe la volontà dichiarata dalle organizzazioni di investire in lavoro stabile), l’8% è dipendente a tempo determinato, il 9% è consulente o collaboratore con partita Iva, il 13% è collaboratore a progetto, il 27% è collaboratore occasionale. Guardando al costo totale del lavoro delle organizzazioni, emerge che il costo del lavoro dipendente pesa per l’84% del totale, e i contratti a tempo indeterminato per ben il 77%. “Un segnale – si commenta nel rapporto Agices – dell’investimento sulla stabilizzazione del lavoro”.

Si conferma la prevalenza di lavoratrici: rispetto al 2008, la percentuale di donne è infatti aumentata (+2%) arrivando a essere quasi il doppio rispetto a quella dei lavoratori. Le donne costituiscono il 64% dei dipendenti a tempo indeterminato, il 67% di quelli a tempo determinato, il 63% dei collaboratori a progetto. L’unica tipologia contrattuale in cui figurano più uomini è quella dei consulenti. (ep)

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