Viaggio tra i senzatetto tedeschi a poche ore dal voto /Video

Se la guardi dal basso, anche lei è vulnerabile. Anche lei, carro armato d’Europa, barcolla sotto i colpi della crisi. Soffre l’inossidabile Germania. Dicono che i tedeschi hanno il portafoglio robusto, ma la voce della strada urla di disperazione. E loro, quelli che sull’asfalto ci dormono, sono sul baratro. Non più polacchi, russi, lituani, bulgari, […]

Se la guardi dal basso, anche lei è vulnerabile. Anche lei, carro armato d’Europa, barcolla sotto i colpi della crisi. Soffre l’inossidabile Germania. Dicono che i tedeschi hanno il portafoglio robusto, ma la voce della strada urla di disperazione. E loro, quelli che sull’asfalto ci dormono, sono sul baratro. Non più polacchi, russi, lituani, bulgari, ma soprattutto tedeschi. Manager falliti, uomini divorziati, sfrattati, alcolizzati, depressi. A poche ore dalle elezioni che segnano il destino d’Europa, i clochard sfilano davanti ai manifesti elettorali a testa bassa. Sporchi, bisunti, invisibili ingranaggi di un sistema che li ha devastati: “Non voteremo, non cambierà nulla. I ricchi si salvano sempre, la crisi l’abbiamo pagata solo noi”. Sono quasi 30mila i senzatetto in Germania, in vertiginoso aumento dal 2009. I bassifondi di Berlino sono quelli di New York, Roma, Londra. Cinquemila i senzatetto della capitale, quasi come Roma e Milano. Mille in più negli ultimi due anni. Ai centri Bahnhofsmission, mense per poveri, c’è sempre la coda: colazione, pranzo, cena. Soffre la Germania. Soffrono i matricola 10999, il codice postale con cui i clochard si registrano all’anagrafe.

Mense affollate – La mensa più affollata di Berlino è quella di Zoologischer Garten, il quartiere malfamato degli anni Ottanta. C’è tensione costante al centro. Gli operatori si affannano per distribuire zuppe e tè caldi, coperte e calzini. Non vogliono giornalisti tra i piedi, c’è troppo lavoro. Dieter Puhl, il responsabile della struttura, ci manda via a più riprese. Le anime s’infiammano facilmente. Soprattutto tra gli ultimi. Boris rantola sull’asfalto, trema. Ha poco più di trent’anni, una famiglia felice alle spalle. Poi il licenziamento, addio cuoco, il divorzio, l’alcol, la violenza, la galera. E la strada, epilogo di una discesa. Parla volentieri, ma solo se gli compri una birra, l’ennesima. Wolfgang scruta il volto di Angela Merkel su un manifesto elettorale, poi sorride. “Siamo sempre di più, prima o poi i politici dovranno ascoltarci”. Lo Stato paga ai senzatetto quasi 400 euro per un affitto, “ma non bastano per vivere”, si lamenta Wolfgang. Alexander ne sa qualcosa: “Avevo una falegnameria con 5 dipendenti, ho perso tutto nel 2011”. Dorme in Tiergarten, il grande parco di Berlino costellato da distese di cartoni.
Donne clochard – Tante donne. Come Jacqueline. Porta i vestiti nel passeggino che era di sua figlia. Non la vede quasi mai, si vergogna. Parla bene l’inglese, lo sguardo racconta un passato intellettuale, il sorriso sdentato ha il sapore amaro del presente. Era impiegata in una multinazionale di telefonia, poi hanno tagliato il personale. Storie tutte uguali, il dramma diventa abitudine. Qualcuno raccoglie lattine vuote e le ricicla preso i supermercati (con relativo guadagno di 10 centesimi).
Tour fra i senzatetto – Le elezioni si avvicinano e i clochard tedeschi ciondolano, trascinandosi dietro i trolley, ultimi averi. Nollendorf Platz, Wittenberg Platz, Victoria Luisa Platz. E’ il triangolo dei barboni, quello dove l’associazione Querstadtein organizza il tour più originale d’Europa, tra i senzatetto, nel cuore nero della Berlino nascosta. La guida è Carsten Voss, ex manager della moda diventato clochard. Oggi è uscito dal tunnel e ha capito una cosa: “Oltre gli abiti firmati, ci sono altri valori”. Forse è anche per questo che, mentre gli operatori umanitari del Bahnhofsmission ti alzano muri, i senzatetto ti invitano al dialogo.

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Jacopo Storni -RS

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