L’Italia non attrae più

“L’emigrazione italiana è da sempre una storia di successo, in termini sia economici che di integrazione. Ma oggi si parla soprattutto di cervelli in fuga: in realtà a fuggire sono le persone che scappano dalle guerre e arrivano a Lampedusa. I nostri ragazzi si spostano perché il mondo è cambiato, ma è anche vero che […]

italiani“L’emigrazione italiana è da sempre una storia di successo, in termini sia economici che di integrazione. Ma oggi si parla soprattutto di cervelli in fuga: in realtà a fuggire sono le persone che scappano dalle guerre e arrivano a Lampedusa. I nostri ragazzi si spostano perché il mondo è cambiato, ma è anche vero che l’Italia deve diventare per loro più attrattiva”. Lo ha sottolineato Mario Giro, sottosegretario agli Esteri, con delega agli italiani nel mondo, nel corso della presentazione del rapporto Migrantes, oggi a Roma.

Il sottosegretario ha sottolineato le mancanze della politica nei confronti delle nostre comunità all’estero: “l’emigrazione italiana è da sempre un successo, non c’è paese che si lamenti – spiega – anche l’esportazione della mafia è un tema superato. Ma non è stata fatta mai una politica reale nei confronti delle nostre comunità.  Oggi – ha aggiunto – non credo a chi parla di fuga dei cervelli, è in atto un cambiamento e per i nostri giovani è più facile spostarsi.Gli ultimi dati parlano di un milione di figli dovuti all’Erasmus. Il problema è piuttosto che il nostro paese è meno attrattivo rispetto ad altri, in questo dobbiamo farci aiutare dalle imprese”. Giro ha ricordato anche la tragedia di Marcinelle, che costò la vita a 262 minatori italiani che lavoravano in Belgio: “è la seconda tragedia dell’immigrazione dopo Lampedusa”.

Presentando il rapporto monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della fondazione Migrantes ha ricordato che si tratta di “uno strumento culturale che si propone di trasmettere informazioni, nozioni, conoscenze sull’emigrazione italiana del passato e sulla mobilità degli italiani di oggi attraverso un linguaggio semplice e immediato, aiutando la lettura e la comprensione di questi complessi fenomeni sociali”. Perego ha sottolineato, in particolare, che “nel 2015 Milano sarà sede dell’esposizione universale il cui tema è Nutrire il pianeta, energia per la Vita. Da sempre questo evento è occasione di celebrazione delle massime conquiste raggiunte dall’uomo e di condivisione dei traguardi scientifici, che permeano tanto la sfera culturale quanto quella tecnologica e dell’innovazione a livello internazionale. Un evento che deve servire anche a creanre ponti e dialoghi tra i popoli. Dopo più di un secolo Milano torna ad ospitare questo evento, dopo l’edizione del 1906 –aggiunge – e come allora anche e oggi in diverse altre occasioni, la Chiesa è stata vicina all’Esposizione Universale proprio per gli obiettivi che vengono perseguiti: la consapevolezza del cammino dell’umanità attraverso gli eventi storici, economici, politici e la valorizzazione dei principi e dei valori della dignità umana”.

Il direttore di Migrantes si è poi soffermato sulle proposte lanciate dal rapporto. In primo luogo l’attenzione alla Storia e alle Storie ma anche alle “giuste parole per dirlo”. “Rispondendo a un richiamo più volte espresso da Papa Francesco è necessario maturare un nuovo linguaggio sulla mobilità tutta e italiana in particolare. Le parole sono strumenti potenti nelle mani degli uomini e tale potere può essere diffuso in forma positiva o negativa – si legge nel rapporto – Attraverso le parole si fa cultura e si tramandano messaggi, ma si segnalano da più parti carenze e superficialità del mondo dei media. Occorre sforzarsi per trovare nuove modalità di comunicazione, l’impegno è della ricerca ma soprattutto dell’utilizzo delle giuste parole per dire e descrivere le cose”. Secondo Migrantes bisogna inoltre ripensare la rappresentanza per gli italiani all’estero: “Bisogna lavorare per ristabilire un rapporto fiduciario tra i migranti italiani di antica e nuova migrazione e le istituzioni italiane. Un legame che deve non solo basarsi su sentimentalismo, nostalgia e identità, ma che deve trovare concretezza nel riconoscimento della risorsa – culturale, umana ed economica – che il migrante è per il paese da cui è partito”

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