Onu: Staffan de Mistura, missione impossibile in Siria

Raggiungere una soluzione in Siria è una “missione impossibile”. A dirlo è stato ieri l’inviato speciale dell’Onu per la Siria, Staffan de Mistura. “Non c’è una formula magica, ma bisogna trovare una soluzione” ha detto il diplomatico parlando al Parlamento europeo a Bruxelles. Secondo l’inviato speciale delle Nazioni Unite non ci può essere una soluzione […]

siriaRaggiungere una soluzione in Siria è una “missione impossibile”. A dirlo è stato ieri l’inviato speciale dell’Onu per la Siria, Staffan de Mistura. “Non c’è una formula magica, ma bisogna trovare una soluzione” ha detto il diplomatico parlando al Parlamento europeo a Bruxelles.

Secondo l’inviato speciale delle Nazioni Unite non ci può essere una soluzione militare alla guerra che devasta la Siria da quasi quattro anni perché l’unica strada da seguire è raggiungere un accordo che includa tutte le parti del conflitto- alawiti, sunniti, cristiani, curdi – coinvolgendo anche il Presidente siriano Bashar al-Asad. Nel suo discorso de Mistura ha poi fatto riferimento ad Aleppo esortando Damasco e l’opposizione a raggiungere un “congelamento” dei combattimenti. Secondo quanto ha riferito l’inviato speciale dell’Onu, due terzi della città sono ormai controllati dal regime di al-Asad mentre solo un terzo resta nelle mani dell’opposizione.

De Mistura ha poi espresso tutte le sue preoccupazioni per Homs. Nonostante sia stato presente in 21 zone di guerra in 43 anni di lavoro, ha affermato con amarezza di “non aver mai visto niente di simile a Homs. [La città] è del tutto vuota, completamente distrutta, colpita ovunque. Noi non possiamo permettere tutto questo” ha dichiarato rinnovando poi il suo invito a “combattere per un missione impossibile”.

Che la situazione della Siria fosse drammatica lo si sa da tempo: più di 200.000 vittime in quasi 4 anni di guerra, circa metà della popolazione (11 milioni) rifugiata fuori e dentro il Paese. Ma se un accordo di pace appare al momento impossibile, insperato sembra essere anche un congelamento delle violenze. Secondo quanto riferisce l’Osservatorio siriano dei diritti umani, ieri gli aerei da guerra di Damasco hanno ucciso più di 40 persone. I raid si sono concentrati nel villaggio di Jassem nella provincia meridionale di Daraa dove sarebbero morte 14 persone (tra cui 4 bambini e due donne).

Ma la guerra in Siria è anche informatica. Ieri, infatti, una società di sicurezza ha rivelato che alcuni hacker sono riusciti a rubare i piani di battaglia, le coordinate geografiche, le informazioni su armi e altri dati sensibili agli oppositori al regime di al-Asad nel periodo che va dal novembre 2013 al gennaio 2014. A rivelare la notizia è stata la FireEye che però non ha precisato i nomi dei gruppi ribelli presi di mira dall’attacco cibernautico. Gli hacker avrebbero attirato i combattenti alle chat online con attraenti avatar femminili e avrebbero rubato il materiale utilizzando foto infettate da malware. Nena News

Un nuovo orrore, intanto, è stato scoperto ieri in Iraq. Le forze curde hanno trovato in una fossa comune i cadaveri di almeno 25 membri della minoranza yazida uccisi dallo “Stato Islamico”(Is). La terribile scoperta è avvenuta nei pressi di Sinuni durante una ricerca degli esplosivi lasciati di solito dall’Is quando si ritira dalle aree precedentemente in suo possesso. Alcune vittime erano state giustiziate con colpi di pistola alla testa mentre altre erano state massacrate con dei coltelli. Una violenza quotidiana quella che ha luogo in Iraq. Secondo un rapporto della Missione delle Nazioni Unite (Unami) nel Paese sono state assassinate 1.375 persone soltanto lo scorso mese. Di queste, 790 erano civili. Nel 2014 le vittime sono state 12.282 (oltre 23.126 i feriti). Il dato fornito dall’Unami potrebbe essere in realtà più grande: lo studio non considera infatti coloro che sono morti per le conseguenze delle violenze (freddo, mancanza di cibo, acqua e assistenza sanitaria dopo) dopo essere fuggiti dalle loro case. Nena News

 

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